«I record si fanno quando ci sono tutte le condizioni favorevoli. E i due anni del progetto Combi Mais Idrotechnologies hanno coinciso con due stagioni estreme dal punto di vista climatico. Vien da sé che non è stato possibile raggiungere il record che ci eravamo prefissi (200 q/ha, ndr), ma i risultati produttivi sono stati comunque soddisfacenti se paragonati alle rese medie nazionali».
È un Mario Vigo nel complesso soddisfatto quello che ha presentato all’Expo i risultati del progetto Combi Mais Idrotechnologies da lui ideato e condotto nell’azienda Folli in provincia di Milano (sua e di suo fratello Alberto), in collaborazione con diverse aziende partner (Syngenta, Netafim, Unimer, Cifo, Kuhn, Same Deutz-Fahr e Banca Popolare di Lodi). In effetti l’annata 2015, in particolare, è stata di quelle proibitive, con cali produttivi a livello nazionale stimati nell’ordine del 20%, dovuti principalmente allo shock termico. «Nella nostra azienda negli ultimi 30 anni la temperatura massima è aumentata mediamente di 3°C ad aprile, maggio, giugno e settembre e di 4,3°C a luglio – ha spiegato Vigo –. E a questo va aggiunta la carenza idrica, tanto che in alcuni periodi è stata sospesa l’erogazione dell’acqua. Considerato infine che il mais è coltura da climi temperati, nonostante tutto le produzioni sono state soddisfacenti e nel secondo anno (2015) hanno raggiunto una media di 13,2 t/ha. Di sicuro si sono ottenuti risparmi in termini di acqua ed elementi nutritivi come azoto, con conseguente minor rischio di inquinamento di falda. Insomma, è stato l’anno ideale per sviluppare il tema di Expo, perché annate estreme come queste rappresenteranno una delle sfide più difficili dell’agricoltura moderna».
I dati nel dettaglio sono stati illustrati da Francesco Scrano, Head of Customer Marketing di Syngenta Italia, e Paolo Piola, marketing manager di Netafim Italia. «Siamo soddisfatti della resa complessiva? No, se ci confrontiamo con l’obiettivo ambizioso che avevamo – hanno risposto in tutta sincerità – sì, se ci confrontiamo con il calo di rese medio (circa 20%) che la coltura ha accusato nel 2015 per il pesante shock termico. La resa media di quest’anno, su 23 ettari coltivati, si è attestata sulle 13,2 t/ha, con un calo del 13% rispetto al 2014, quando su 7 ettari coltivati fu di 15,3 t/ha. A livello parcellare, tuttavia, da segnalare una parcella che ha espresso un produzione di 16 t/ha, che, in un’annata “normale” potrebbe essere superiore anche del 10%; questo conferma che il potenziale del metodo di produzione Combi Mais Idrotechnologies può raggiungere le 20 t/ha».
Sostenibilità economica, ambientale e sociale
L’obiettivo di Combi Mais era anche quello di rendere la coltura sostenibile sotto tre aspetti: economico, ambientale e sociale. Dal punto di vista economico, ha spiegato Scrano, la resa complessiva dei 22,87 ettari è stata di 301 tonnellate di granella che, per i risultati qualitativi preliminari, potrà accedere a un prezzo nell’intorno dei 185 €/t, per una Plv di 55.685 €. Il costo di produzione si è attestato mediamente su 1.196 €/ha (1.141 €/ha per lo strip till, 1.301 €/ha per il tradizionale), per 27.366 € totali. Il guadagno si attesterà quindi su circa 28.319 €, pari a 1.238 €/ha. Quindi, un agricoltore che ha prodotto con il metodo tradizionale, proteggendo lo stretto indispensabile e irrigando per aspersione o scorrimento, potrà realizzare una Plv di circa 2.160 €/ha (12 t x 150 €/t), da cui dedurre circa 1.300 € di costi, per un guadagno di 860 €/ha. In altre parole, ha concluso Scrano, Combi Mais ha consentito un +44% di profitto rispetto al tradizionale.
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