«L'INTESA SULLA PAC È UN BUON ACCORDO CON UN ELEMENTO QUALIFICANTE:
LA CONDIZIONALITÀ SOCIALE.
UN RAMMARICO? MANCA ANCORA LA SEMPLICITÀ».
È il tempo del fare. Fare presto è imperativo, fare anche bene sarebbe molto auspicabile. È il tempo di concretizzare, costruire, investire, incentivare, sostenere, decidere. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) da 191,5 miliardi di euro è esecutivo. L’ok definitivo da Bruxelles permette all’Italia di attivare immediatamente i progetti coperti dall’anticipo di 25 miliardi, di questi 5 miliardi sono direttamente collegati a progetti per l’agricoltura. L’accordo sulla nuova Pac è stato raggiunto e, sebbene quest’ultima entrerà in vigore nel 2023, già entro la fine di quest’anno gli Stati membri dovranno inviare alla Commissione europea i Programmi strategici nazionali. Tante risorse, nuove sfide e poche certezze, una su tutte: «Ora è il momento di investire in maniera efficiente e in tempi certi tutte le risorse che abbiamo a disposizione».
In questo scenario, nuovo per molti aspetti cruciali, cosa ci attende? La parola al Ministro dell’Agricoltura Stefano Patuanelli.
Parte il Pnrr: quali saranno i principali filoni agricoli che verranno inseriti e finanziati?
L’Italia con l’approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza intende privilegiare, nel campo agricolo, tutte quelle attività agroalimentari capaci di far coesistere sviluppo economico e tutela ambientale, a partire dalla agricoltura biologica e dalla lotta contro la perdita di biodiversità. Dei 6 miliardi di investimenti, ben 1,2 saranno destinati ai contratti di filiera con l’obiettivo di meglio regolare la distribuzione del valore aggiunto dentro le filiere e accrescere le nostre produzioni agroalimentari, forestali, ittiche e florovivaistiche.
La valorizzazione dei nostri prodotti d’eccellenza si coniuga con l’innovazione delle produzioni agricole grazie a 500 milioni per l’ammodernamento delle macchine agricole e ai 2 miliardi per lo sviluppo delle produzioni e delle tecnologie inerenti il biogas e il biometano che permettono di valorizzare anche gli scarti di produzione in ottica di economia circolare. È stato fatto un buon lavoro che deve proseguire con i produttori e le associazioni di categoria per costruire piani adeguati agli obiettivi che ci siamo posti.
Raggiunto l’accordo sulla nuova Pac. Cosa la soddisfa di più e cosa invece non si è riusciti a ottenere?
Abbiamo raggiunto, alla fine dello scorso mese di giugno a Lussemburgo, l’accordo politico sulla nuova Pac, una riforma storica e ben strutturata. Elemento qualificante è la condizionalità sociale: più diritti per i lavoratori senza incidere sulla burocrazia per le imprese agricole. Ci sono, inoltre, tanti elementi positivi inerenti la questione ambientale e il sostegno economico alle aziende. Un accordo che soddisfa molte delle richieste che avevamo fatto al Tavolo europeo. Ora, toccherà agli Stati membri creare dei piani strategici nazionali che siano coerenti con le finalità della Pac e che tengano dentro le esigenze dei produttori.
Ma resta anche un rammarico: uno dei principi sui quali la nuova Pac doveva muoversi era la semplicità, la capacità di dare risposte semplici. La necessità di mettere insieme tante esigenze e posizioni diverse non ha reso pienamente possibile questo passaggio.
Come diceva, in parte la politica agricola comunitaria verrà rinazionalizzata: quali scelte strategiche porterà avanti?
L’accordo ci consegna una Politica agricola comune più forte, più equa, più sostenibile e più ambiziosa, cui è attribuito un ruolo determinante nel processo di transizione verde e digitale del settore agroalimentare dell’intera Unione. Per farlo, gli Stati membri avranno a disposizione un nuovo strumento di programmazione, rappresentato dal Piano strategico nazionale, che consentirà di orientare le scelte degli agricoltori e di “misurare” i progressi compiuti attraverso il cosiddetto “new delivery model”, ovvero un sistema di valutazione delle politiche basato sul raggiungimento di risultati concreti.
Secondo alcuni osservatori, questa nuovo approccio rappresenterebbe l’anticamera di un progressivo processo di rinazionalizzazione della politica agricola comune. A mio modo di vedere, questa nuova modalità di programmazione e gestione rafforza il ruolo centrale della Commissione europea, la quale approva con decisione il Piano strategico di tutti gli Stati membri e può decidere di non rimborsare le spese sostenute nel caso i risultati raggiunti non siano soddisfacenti rispetto agli obiettivi assegnati.
Semplificazione e sburocratizzazione: a che punto siamo? Ora le risorse ci sono, come andrebbero investite? Quali le azioni prioritarie per il settore agricolo?
Semplificazione e sburocratizzazione rientrano tra le priorità del programma europeo Next Generation Eu ma da molto tempo rappresentano anche una delle richieste più forti da parte del mondo agricolo. Mi sono espresso più volte sulla necessità che lo Stato non rappresenti un ostacolo per le imprese agricole invece di affiancarle e sostenerle nel loro percorso di sviluppo.
Anche recentemente nell’ambito dell’accordo della riforma Pac ho evidenziato come l’esigenza di trovare un compromesso tra le diverse posizioni sia andato a scapito della capacità di dare risposte semplici agli agricoltori. Non è un percorso facile e bisogna moltiplicare gli sforzi perché ora è il momento di investire in maniera efficiente e in tempi certi tutte le risorse che abbiamo a disposizione. L’impegno prioritario è semplificare le procedure di accesso ed erogazione dei fondi del Pnrr e di recepire all’interno del Piano Strategico della Pac tutti gli elementi di semplificazione concessi dalla Ue ai singoli Stati membri.
Hanno disaccoppiato Turismo e Agricoltura: è contrariato?
Il Turismo in capo al Mipaaf è stato presente solamente nel corso del Governo Conte I con il Ministro Gian Marco Centinaio, già nel corso del Governo Conte II con la Ministra Teresa Bellanova è ritornato al ministero dei Beni Culturali. Con l’attuale Governo è stato costituito un dicastero apposito. È un settore importante per il tessuto economico del nostro Paese, che si intreccia e tocca altri settori e di conseguenza anche diversi Ministeri: dalla ristorazione e albergazione, dai musei ai trasporti pubblici, dall’ambiente allo sviluppo delle imprese, fino ad arrivare ai luoghi di intrattenimento. Il Mipaaf continuerà a sostenere le imprese del settore per promuovere il Made in Italy lavorando in sinergia con il ministero del Turismo.
Regolamento attuativo sostenibilità settore vitivinicolo. A settembre il disciplinare sarà firmato?
In questa fase si sta procedendo alla definizione del disciplinare per arrivare ad uno standard unico, pubblico e condiviso, sulla sostenibilità nella vitivinicoltura che il Mipaaf e la filiera produttiva hanno fortemente voluto. Per la campagna vitivinicola 2021/2022 non sarà oggettivamente possibile partire con il sistema di certificazione a livello nazionale, che necessita oltre l’emanazione del decreto sul disciplinare, anche di un’implementazione informatica delle procedure esistenti a livello del Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (Sqnpi).
Siamo comunque fiduciosi che già nei prossimi mesi si possa dare il via all’applicazione e al rodaggio del sistema nazionale della sostenibilità vitivinicola.
Un provvedimento che vorrebbe approvare e per il quale vorrebbe essere ricordato come Ministro dell’agricoltura?
Nei vari convegni a cui partecipo fa piacere constatare come sia già ricordato, a distanza di un anno, per aver introdotto l’Agricoltura 4.0 nell’ambito del pacchetto Transizione 4.0, quando ero ministro dello Sviluppo Economico. Mi piacerebbe essere ricordato per aver creduto e investito nell’Agricoltura 5.0, la strada giusta per dare una svolta radicale al settore agroalimentare. In questa direzione i contratti di filiera e gli investimenti del Pnrr sono un primo step, indispensabili per favorire con misure concrete gli investimenti in innovazione e digitalizzazione delle imprese agroalimentari e, contemporaneamente, in formazione degli imprenditori e delle risorse umane impegnate nel settore.
Leggi anche: Patuanelli: «I fondi per l’agricoltura non sono tagliati»