D’abitudine chi fa un prestito si preoccupa di garantirsene la restituzione col predisporre i rimedi per l’ipotesi di insolvenza del debitore. Le banche lo fanno sempre e lo strumento preferito quando, in un modo o nell’altro, è coinvolto un immobile, è di iscrivere sullo stesso un’ipoteca per una somma che copra l’importo del prestito, degli interessi pattuiti, delle spese e degli altri, eventuali, accessori. In questo modo, se sarà necessario fare ricorso agli strumenti predisposti dall’ordinamento giuridico a tutela dei creditori, cioè ad un procedimento esecutivo a carico del debitore insolvente, che inizia con il pignoramento e solitamente finisce con la vendita dell’immobile pignorato, il titolare dell’ipoteca ha la certezza di potere soddisfare le proprie ragioni di credito sul prezzo ricavato dalla vendita, in tutto, se questo è stato congruo, o, per male che vada, almeno in parte.
Tuttavia l’ordinamento giuridico si preoccupa di tutelare, accanto alle ragioni dei creditori, anche quelle dei terzi che nel frattempo possono avere acquistato diritti sull’immobile. Questo, difatti, per quanto ipotecato, continua pur sempre a far parte del mondo economico, e il proprietario/debitore può continuare a disporne. Naturalmente questi atti di disposizione non incidono sull’ipoteca e sulle sue conseguenze (se, ad es., il proprietario vendesse il bene ipotecato, non per questo verrebbe meno l’ipoteca a favore del creditore), ma, a volte, possono comunque entrare in conflitto con le pretese del creditore e complicare e allungare, anche di parecchio, i tempi di rientro del credito garantito dall’ipoteca......
Leggi l'articolo completo su Terra e Vita 20/2016 L’Edicola di Terra e Vita