Criptovalute, “monete” virtuali in piena deregulation normativa

Funzionano mediante complessi calcoli algoritmici e codici crittografici. Attraverso una blockchain è possibile verificare e registrare tutte le transazioni. Ma, dal momento che queste valute sono prive di corso legale, non sussiste nessun obbligo ad accettarle

Lo sviluppo delle nuove tecnologie ha portato all’introduzione delle “criptovalute”, ovvero di monete virtuali alternative a quelle “tradizionali”; la più nota è il bitcoin ma ne esistono molte altre.

Su queste valute, di recente, la Banca di Italia ha rilasciato uno studio accurato che ne analizza rischi e caratteristiche. Anche la Consob (Autorità italiana per la vigilanza nei mercati finanziari) ha analizzato alcuni aspetti rilevanti e l’Agenzia delle Entrate ha fornito qualche indicazione sul trattamento fiscale per le società che acquistano e vendono valuta per conto di terzi.

Le principali caratteristiche

In circolazione esistono moltissime criptovalute, ciascuna delle quali con caratteristiche differenti. Tuttavia, è possibile identificare alcuni elementi comuni a tutte le valute virtuali.

In primo luogo, si tratta di monete prive di corso legale, pertanto possono essere utilizzate, quale mezzo di pagamento, solo se accettate volontariamente dalla controparte. Il “corso legale”, infatti, obbliga un soggetto ad accettare una determinata moneta per i pagamenti, mentre le monete che ne sono prive non possono essere assoggettate a questo obbligo.

Le criptovalute sono poi prive di natura fisica. Non sono, cioè, tangibili, ma hanno natura digitale. Non sono, infatti, create su carta o metallo ma su dispositivi elettronici.

Non sono regolate da enti governativi, ma possono essere emesse da chiunque secondo regole proprie che gli eventuali acquirenti decidono di accettare.

 

Rischi e opportunità

Nell’approcciarsi al mondo delle criptovalute occorre tenere ben a mente alcuni elementi al fine di non correre rischi.

L’assenza di un quadro giuridico definito e l’assenza di una specifica regolamentazione delle piattaforme per l’acquisto e lo scambio non garantiscono, infatti, una efficace tutela legale per gli utenti.

Negativo il parere della Banca di Italia sull’utilizzo della criptovalute. Nello studio rilasciato di recente, infatti, si sottolinea come tali monete siano poco adatte a svolgere le funzioni tipiche della moneta per loro caratteristiche intrinseche e che non si registrano chiari benefici economici.

 

L'articolo integrale è pubblicato su Terra e Vita n. 12 - 2019

Le parole chiave

Valuta Virtuale → la rappresentazione digitale di valore, non emessa da una banca centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l'acquisto di beni e servizi e trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente (definizione contenute nel D.lgs. 90/2017).
BitCoin → è una delle più note criptovalute, creata nel 2009. Come tutte le altre criptovalute non ha dietro una Banca Centrale che la emette ma si basa su una rete di pc e l’uso della crittografia.
Blockchain → è un registro pubblico e decentralizzato su cui vengono memorizzate tutte le transazioni. Funziona come una sorta di mail condivisa a cui accedono tutti quelli che hanno la relativa chiave.
Exchanges → piattaforma che permette di scambiare criptovalute con moneta tradizionale o con altre criptovalute.
Wallet → portafoglio elettronico utilizzato per memorizzare, inviare e ricevere le criptovalute.

 

 

 

Criptovalute, “monete” virtuali in piena deregulation normativa - Ultima modifica: 2019-03-28T12:23:27+01:00 da Alessandro Maresca

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