Vini Piwi, una qualità tutta da scoprire

vini piwi
Degustazioni di vini Piwi presso il VCR Research Center di Rauscedo.
Non c’è sostenibilità senza l’apprezzamento dei consumatori. I vitigni resistenti messi a punto da VCR e Università di Udine si caratterizzano per un potenziale enologico che consente di ottenere risultati di rilievo nelle diverse aree vocate italiane. Le evidenze messe in luce dalla ricerca e i riscontri dei concorsi enologici dedicati

Nuovi ma non meno tipici, sostenibili ma non meno buoni. Il binomio resistenza- alta qualità enologica è il vero tratto distintivo dell’approccio italiano al miglioramento genetico della vite. I vitigni Piwi nati dalla collaborazione tra Università di Udine, Iga (Istituto di Genomica applicata) e VCR, Vivai Cooperativi Rauscedo hanno infatti avuto il merito e la responsabilità di riannodare un percorso di rinnovamento varietale che nel nostro Paese era stato bruscamente interrotto negli anni ’50 del secolo scorso con la messa al bando degli ibridi produttori diretti. Per questo l’attenzione dei breeder friulani si è focalizzata non solo sul target della resistenza a peronospora e oidio, ma anche sulla necessità di superare di slancio i pregiudizi legati agli storici incroci di prima generazione.

«Nel processo di selezione– conferma Michele Morgante dell’Università di Udine – abbiamo tenuto in grande considerazione, oltre all’aspetto della resistenza, anche quello del potenziale enologico di questi vitigni». Quale potenziale?

Una risposta all’impatto del climate change

La qualità del vino non è un concetto assoluto ma si evolve nel tempo e nello spazio, in base alle mutevoli tendenze del mercato e anche, purtroppo, dell’impatto di cambiamenti climatici che stanno scombinando la geografia dei più pregiati cru del Belpaese. I vitigni resistenti UniUd-VCR sono figli del nuovo millennio: per la prima volta la loro selezione ha dovuto tener conto della necessità di far fronte agli effetti del climate change, ci stanno riuscendo?

Mentre la resistenza alle malattie è oggetto, da due decenni, di diversi studi in vitro e in campo, le pubblicazioni scientifiche sulla qualità enologica sono invece molto più rare. In un recente lavoro (Investigating Evolution and Balance of Grape Sugars and Organic Acids in Some New Pathogen-Resistant White Grapevine Varieties, in Admp Horticulturae 2021, 7, 229), Tommaso Frioni e i colleghi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza hanno analizzato proprio questo aspetto mettendo a confronto alcune varietà resistenti come Soreli, Sauvignon Rytos e Sauvignon Kretos con varietà tradizionali come Ortrugo e Sauvignon blanc in un areale e in due annate caratterizzate da temperature estive record. L’analisi della composizione degli acini in maturazione ha messo in luce il più elevato livello di acidità del Sauvignon Rytos. Un dato con importanti riflessi enologici. L’aumento delle temperature può provocare infatti il disallineamento tra maturazione tecnologica (zuccheri) e maturazione fenolica (aromi, tannini).

Preservare l’acidità dei bianchi

L’effetto più penalizzante sui bianchi è legato all’eccessiva concentrazione di zuccheri, con parallela riduzione dell’acidità organica. Questo può alterare l’equilibrio del vino, rendendolo più alcolico e meno fresco.

I rossi possono invece soffrire per la riduzione della concentrazione di composti aromatici e antociani (responsabili del colore rosso), influenzando negativamente il profilo aromatico e la colorazione del vino.

L’exploit di Sauvignon Rytos in condizioni di forte calore estivo può così essere messo in relazione alla sua epoca di maturazione più tardiva rispetto agli altri due Piwi.

Mentre i vitigni resistenti messi a punto in Centro Europa, in areali a clima continentale, si caratterizzano quasi sempre per la precocità, nella messa a punto dei 14 vitigni resistenti UniUd-VCR già coltivati (e in quelli di prossima registrazione) si è tenuto invece conto dell’opportunità di fornire ai produttori una gamma di epoche di maturazione adatte alle diverse condizioni delle aree italiane vocate per la viticoltura, sia per i bianchi che per i rossi.

Il binomio vitigno-territorio

Ma se nelle condizioni sperimentali questa differenza emerge con chiarezza, a causa del protocollo di gestione agronomica uguale per tutte le varietà, nei vigneti commerciali la situazione appare più complessa e sfumata.

Tanto che oggi è il precoce Soreli e non il tardivo Sauvignon Rytos ad essere più coltivato non solo in Italia ma in tutta Europa, in virtù della duttilità e dell’apprezzata aromaticità. Nell’evidente evoluzione della qualità di vini da Piwi registrata negli ultimi anni hanno infatti giocato un ruolo decisivo i produttori e gli enologi che hanno saputo interpretare in maniera efficace le specificità che definiscono il binomio vitigno-territorio. La messa a punto di efficaci strategie di gestione della chioma (il vigore vegetativo è tendenzialmente più elevato nei resistenti), della maturazione e della fermentazione, differenziate per Piwi, sta così consentendo di ottenere, in molte zone, vini che si caratterizzano per la complessità e per il buon potenziale evolutivo. Caratteristiche che i produttori iniziano ad apprezzare anche per Pinot Iskra e Kersus, i due ultimi arrivati (2020) tra i Piwi UniUd-VCR, figli di Pinot bianco e caratterizzati da un ricco quadro aromatico, struttura ed epoche di raccolta in linea con i più diffusi calendari di vendemmia.

Piwi bianchi VCR, caratteristiche agronomiche ed enologiche
VARIETÀ MATURAZIONE PRODUZIONE ATTITUDINE
Fleurtai precoce più che media vini giovani, metodo charmat
Soreli   precoce medio-elevata vini di buona struttura, metodo classico
Sauvignon Kretos  precoce medio-elevata vini giovani o brevi affinamenti
Sauvignon Nepis medio-precoce medio-bassa vini giovani o brevi affinamenti
Sauvignon Rytos media medio-elevata anche per affinamenti prolungati
Pinot Iskra medio-precoce media Basi spumante e vini giovani
Kersus medio-precoce elevata vini giovani o brevi affinamenti

La longevità dei rossi

Un’applicazione nella corretta interpretazione enologica che, se è possibile, deve essere ancora più accurata per i Piwi rossi, in funzione della loro ricchezza polifenolica.

In un secondo lavoro ( Aging Behavior of Two Red Wines from the PIWI Pathogen-Resistant Grapevines ″Cabernet Eidos″ and ″Merlot Khorus″, ACS Food Science & Technology Vol 2/Issue 4 2022) Martino Forino e i colleghi dell’Università Federico II di Napoli hanno voluto indagare il potenziale di invecchiamento dei vini rossi ottenuti da Cabernet Eidos e Merlot Khorus rispetto a vini ottenuto dai tradizionali Cabernet Sauvignon e Merlot.

Le analisi svolte dopo un affinamento di due anni hanno rilevato composizioni fenoliche (antociani, flavanoli, flavonoli e stilbeni) molto diverse, con una quantità di tannini e flavani 4 volte superiori nei vini rossi Piwi rispetto a quelli tradizionali. Caratteristiche che si sposano bene con l’obiettivo della longevità e della conservazione degli aromi e del colore, ma che giustificano anche la tendenza dei produttori di queste varietà a non esasperare le estrazioni in fase di fermentazione e di affinamento quando l’obiettivo è quello di ottenere vini più giovani e freschi. Un ampio quadro polifenolico, con elevato contenuto in antociani, che è un punto di forza di Pinot Kors e Volturnis, duttili figli di Pinot nero adatti sia a prodotti freschi di pronta beva ( le prime produzioni sono state imbottigliate per la prima volta nel 2024) che a vini di medio-lungo affinamento.

Piwi rossi VCR, caratteristiche agronomiche ed enologiche
VARIETÀ MATURAZIONE PRODUZIONE ATTITUDINE
Merlot Kanthus precoce media Ampio quadro polifenolico e antocianico
Merlot Khorus media più che media vini di buon corpo e struttura
Cabernet Eidos tardiva medio-elevata vini medio-lungo affinamento
Cabernet Volos  media medio-elevata Intensa complessità aromatica
Pinot Kors media medio-elevata Complessità aromatica e intenso quadro polifenolico
Volturnis media medio-elevata ampio profilo sensoriale, elevato contenuto di antociani

Una gamma di vitigni pronta a crescere di numero (il programma di breeding in corso a Rauscedo riguarda altre 90 varietà nazionali e internazionali) e che nel loro insieme costituiscono un patrimonio di biodiversità da cui attingere per fare crescere il movimento dei Piwi italiani, portando dinamicità ad un mercato del vino che rischia di chiudersi in sé stesso, condizionato dalla riproposizione di anacronistici proibizionismi e dalle tensioni geopolitiche internazionali.

Per informazioni: www.vivairauscedo.com


 I riscontri dei concorsi enologici

L’impegno di VCR Vivai Cooperativi Rauscedo nell’obiettivo di coniugare sostenibilità e qualità è indirettamente testimoniato dai successi riscossi dalle aziende clienti nei concorsi enologici dedicati.

Tanto che nell’ultima edizione della rassegna di vini da uve Piwi organizzata a San Michele all’Adige (Tn) dalla Fondazione Mach le creazioni dei viticoltori che si affidano ai resistenti made in Friuli hanno primeggiato in quasi tutte le categorie.

A partire dal primo posto del Limine bianco Igp Venezia Giulia 2023 di Terre di Ger, ottenuto da Soreli 100% tra i bianchi fermi; o dai primi due posti del Cigno Nero 2023 di Parco del Venda e del rosso di Tenuta Gambalonga, entrambi da Merlot Khorus.

Il Beefour della azienda piemontese Ceste ha invece raggiunto il vertice nella categoria bianchi frizzanti ed è un blend di Sauvignon Rytos, Fleurtai e Soreli, gli unici Piwi bianchi autorizzati in questa regione, mentre tra gli spumanti metodo Charmat ha primeggiato lo storico Resiliens bio vegano dell’azienda Le Carline, frutto di un blend tra i Piwi VCR e altri.

Numerose anche le menzioni speciali, tra cui quella per Arconi bianco di Terre di Ger, M’Ama di Albafiorita, Cigno Bianco di Parco del Venda (tutte a base di Sauvignon Kretos); Sauvage di La Fornase (blend di Sauvignon Nepis e Rytos); il Biblis di Cantina Trezero tra i vini bianchi a macerazione prolungata.

Tra i rossi hanno guadagnato la menzione: “Mario” di Corte Zecchina (Merlot Kanthus), Mawi Rosso di Maculan (Merlot Khorus + Cabernet Volos), Mybrid di Postumia vini, Olympus di Cantina Trezero e Rubus Baca di La Fornase, tutti a base di Merlot Khorus o Kanthus.

Un successo confermato anche all’estero. Alla terza edizione di Piwi Wine Challenge, che si è tenuta per la prima volta in Repubblica Ceca, i colori italiani sono infatti stati ben difesi da Iris, il Sauvignon Kretos de Le Carezze emerso come Top Gold Wine, con oltre 95 punti di merito, tra 200 diverse etichette provenienti da tutta Europa.


Le degustazioni a Vinitaly

Alla 57ma edizione di Vinitaly VCR organizza presso il suo stand (HALL 6 STAND B5) alcuni eventi con degustazioni di microvinificazioni e vini commerciali ottenuti dalle proprie varietà e i propri cloni dedicati ai Piwi e non solo, questo il calendario:

  • 6 aprile, ore 14.30: Vini fatti con i “piedi”. L’impronta trasmessa dai diversi portinnesti della serie M
  • 7 aprile, ore 14.30: Ok il taglio è giusto. L’aggiunta di una quota di resistenti dà carattere senza alterare la tipicità di Pinot Grigio e Prosecco a denominazione geografica
  • 8 aprile, ore 11.30 e 14.30: Vini green, smart & good. La strada italiana dei Piwi: unire qualità enologica a resistenza

Per prenotazioni: vcr@vivairauscedo.com

Vini Piwi, una qualità tutta da scoprire - Ultima modifica: 2025-03-25T12:48:14+01:00 da Barbara Gamberini

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