Arriva il Piano di azione della ricerca agricola dopo 18 mesi di confronto con tutte le componenti della filiera scientifica, tecnica e produttiva del mondo agricolo.
Presentato dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina attraverso le parole del suo sottosegretario Giuseppe Castiglione ora il Piano dovrà essere sottoposto al ministero dell’Istruzione che evidentemente è stato tenuto fuori dal confronto precedente, per il successivo inserimento nel piano nazionale della ricerca e ricevere magari una fetta (esigua) degli stanziamenti nazionali dedicati alla ricerca stessa.
In realtà il Piano si caratterizza unicamente come una carta dei bisogni di ricerca del settore agricolo in tutti i suoi aspetti e settori, ma con esclusione degli ogm. Si tratta quindi di un gran libro dei sogni del mondo della ricerca agricola che cerca disperatamente di uscire dalla crisi in cui si dibatte ormai da anni dal momento in cui la gloriosa istituzione della ricerca in agricoltura passò dalla competenza diretta del ministero dell’Agricoltura, di cui era uno specifico servizio, al Cra (Consiglio per la ricerca in agricoltura) affrontando una serie di successive riforme organizzative.
Punto di partenza
D’altra parte è stato lo stesso Capo Dipartimento del Mipaaf a precisare che il Piano d’azione non è un punto di arrivo, ma di partenza al quale deve far riferimento la ricerca stessa, aggiundo che «il piano non reca risorse proprie, ma costituisce un quadro di riferimento unitario nel quale sono indicati gli strumenti utilizzabili per la sua realizzazione».
Per ora quindi tutto rimane come prima e c’è solo la speranza che qualcosa si muova nei prossimi anni sempre che il piano stesso trovi le risorse necessarie nell’ambito del piano nazionale di ricerca.
Il documento programmatico indica cinque aree di azione che sono:
Area 1 – Aumento sostenibile della produttività, della redditività e dell’efficienza delle risorse negli agro ecosistemi;
Area 2 – Cambiamento climatico, biodiversità, funzionalità suoli e altri servizi ecologici e sociali;
Area 3 – Coordinamento e integrazione dei processi di filiera e potenziamento del ruolo dell’agricoltura;
Area 4 – Qualità, tipicità e sicurezza degli alimenti e stili di vita sani;
Area 5 – Utilizzo sostenibile delle risorse biologiche a fini energetici e industri;
Area 6 – Sviluppo e riorganizzazione del sistema della conoscenza.
Ad eccezione della sesta area, che riguarda il sistema della conoscenza, i contenuti proposti sono articolati per ambiti di applicazione - produzioni vegetali, animali, biologiche, forestali, filiere, sistemi locali e distretti - e per beneficiario - imprese, territorio, governance, cittadini -. Inoltre, per ognuna si individua l’innovazione disponibile e vengono indicate le esigenze di ricerca correlate.
Il modello
L’obiettivo generale è quindi quello di promuovere un modello agricolo sostenibile, sotto il profilo ambientale, economico e sociale.
Che si tratti di un piano difficile da realizzare viene confermato da quanto riportato nel piano stesso ove si afferma che per dare piena ed efficace attuazione occorre il coinvolgimento di un grande numero di soggetti: rete della conoscenza (enti e istituzioni di ricerca, erogatori di servizi di consulenza e formazione, innovation broker), settore produttivo (imprese agricole e forestali) e istituzioni centrali e regionali (Ministeri, Autorità di gestione regionali).
Si utilizzerà quindi un approccio partenariale e l’innovazione sarà promossa attraverso strumenti di raccordo e coordinamento, a livello nazionale (Rete rurale nazionale) e comunitario (Rete PEI).