Serena Selvetti, Cai: «Non c’è futuro senza agricoltura di precisione»

agricoltura di precisione
L’importanza di impostare un metodo di lavoro coerente con gli obiettivi da raggiungere: «Per gestire la variabilità non servono grandi investimenti»

«In Italia siamo ancora agli albori ma l’agricoltura di precisione non deve spaventare perché è un modello scalabile». Non ha dubbi Serena Selvetti responsabile agricoltura di precisione di Consorzi Agrari d’Italia (Cai), la strada per le aziende agricole italiane che vogliono restare sul mercato coniugando sostenibilità ambientale ed economica è una sola: l’innovazione tecnologica.

Che percezione avete della diffusione dell’agricoltura 4.0 tra i vostri clienti e a che livello? Magari in molti hanno la guida assistita livello base. Ma quanti, ad esempio, utilizzano anche semine e concimazioni a rateo variabile con mappe di prescrizione?

«Come illustrato in diversi rapporti sia a livello comunitario, sia a livello nazionale, in primis da Coldiretti, lo stato dell’agricoltura di precisione in Italia è agli albori, manca la formazione e la consulenza specializzata alle aziende agricole, o meglio, è piuttosto complesso l’accesso a forme di sostentamento economico, pur previste dalla scorsa Pac, per accedere a servizi di consulenza per le aziende agricole. Pertanto gli investimenti a oggi sono stati concentrati dove era più facile per l’imprenditore agricolo percepire un ritorno economico dell’investimento: come ha detto lei, la guida assistita. Ora le aziende che hanno fatto il primo investimento si stanno approcciando al secondo, ovvero ad attrezzature a rateo variabile, ma un approccio a 360 gradi all’agricoltura di precisione o addirittura 4.0 è ancora pionieristico».

Gli incentivi hanno spinto l’acquisto di macchine 4.0. Ma forse non tutti gli agricoltori sanno che potrebbero esserci controlli sulla verifica dell’effettivo utilizzo delle macchine acquistate per l’agricoltura di precisione. Cai sta informando gli agricoltori o li state sensibilizzando in qualche modo?

«Cai è un’azienda che offre mezzi tecnici e servizi di assistenza tecnica in agricoltura. Quando i nostri agenti, i nostri tecnici e i nostri collaboratori commerciali offrono prodotti e servizi 4.0 mettono a conoscenza il cliente di tutti gli aspetti operativi e, ovviamente, anche normativi, anche se poi gli adempimenti di legge non rientrano nelle nostre competenze. Fa parte della nostra trasparenza commerciale dare un’informativa di base al cliente».

Uno dei nodi da sciogliere per la diffusione dell’agricoltura di precisione è la formazione. Cai sta facendo qualcosa o ha in programma iniziative in merito?

«Consorzi Agrari d’Italia vuole mettere a disposizione delle aziende agricole mezzi tecnici e servizi di qualità accessibili a tutti. Ogni prodotto o servizio che viene commercializzato prevede un supporto agronomico da parte della nostra rete di tecnici ed è oggetto di verifica e validazione da parte del nostro centro di ricerca & sviluppo. La formazione vera e propria prevede, per legge, strutture accreditate per tale scopo. Cai con le proprie competenze è a disposizione per affiancare in qualità di ente esperto chiunque voglia approfondire tematiche che sono alla base della nostra professionalità».

Qual è il livello minimo di agricoltura di precisione raggiunto il quale un’azienda agricola ottiene dei vantaggi agronomici, di riduzione dell’impatto ambientale e di reddito che si possono toccare con mano?

«Cai è assolutamente allineata a quelli che sono gli obiettivi del New green deal europeo e delle politiche nazionali. Più riusciamo ad affiancare un disciplinare di tipo digitale a quello agronomico e più secondo noi agevoliamo la vita degli agricoltori. Cai si propone non di forzare la mano ma di affiancare le aziende agricole in questo passaggio».

Concretamente in cosa consiste questo affiancamento?

«Ad esempio, quest’anno nel contratto di coltivazione del grano da seme che abbiamo proposto alle nostra aziende agricole, oltre al disciplinare agronomico c’è un livello di agricoltura di precisione obbligatorio. Per due motivi. Produrre grano da seme già prevede una professionalità più alta della media, quindi di certo le aziende agricole che svolgono questa attività usano già almeno gli strumenti di base dell’agricoltura di precisione. E di conseguenza perché non affiancare a questi una georeferenziazione delle colture e delle mappe di vigore che fungono in qualche modo da lente d›ingrandimento quando il tecnico o l›imprenditore agricolo passeggiano per il campo. Questo vuole essere un primo invito ad approcciarsi all’agricoltura 4.0 alle aziende che magari si sono limitate all’acquisto del trattore. Ma come sappiamo il trattore è solo il primo anello della catena che consente di aumentare la sostenibilità delle imprese. Il nostro è un imparare facendo. Abbiamo come core business la commercializzazione di mezzi tecnici e l’assistenza tecnica, non facciamo formazione. Però in qualche modo cerchiamo di assistere e supportare le aziende agricole in maniera scalare in questo cambiamento epocale e di fatto obbligato».

Come consorzio riuscirete a proporre delle soluzioni di agricoltura di precisione economicamente vantaggiose ai vostri clienti?

«Il nostro modello parte da quello sviluppato da Ibf Servizi per Bonifiche Ferraresi. Il supporto decisionale è offerto a prezzi molto vantaggiosi ed è accessibile a tutti.In tutta la nostra rete vendite ci sono listini con voci standard per i costi dei vari livelli di agricoltura 4.0 che si vogliono fare. Ma oltre all›app, alle mappe georeferenziate e ai voli di drone noi proponiamo alle aziende agricole un metodo».

Sarebbe?

«L’agricoltura di precisione si può fare anche con macchine agricole tradizionali perché è prima di tutto un metodo di lavoro, un approccio che serve per gestire in maniera efficiente l’azienda, poi vengono i trattori, le seminatrici, gli spandiconcime e tutte le altre tecnologie. Quindi noi consigliamo di partire dall’analisi del terreno».

Ma il servizio chi lo offre?

«Abbiamo una rete composta da 250 tra tecnici, agronomi e agenti Cai che lavorano nelle 23 Province e sette Regioni dove siamo presenti. Quindi l’agricoltore può scegliere se accedere a un portale con una username e una password per consultare i dati raccolti e valutarli in autonomia, oppure dialogare con i nostri agronomi per decidere le scelte agronomiche migliori da fare».

Dal vostro osservatorio, quali sono le zone e le colture più “precise”?

«Sicuramente le colture a più alto valore aggiunto sono avvantaggiate, quindi vite, pomodoro da industria, frutticole, colture protette. Sulle estensive la maglia poderale la fa da padrona, quindi più grandi sono più è facile per loro investire».

Quali sono invece le colture dove l’agricoltura di precisione è poco sviluppata e servirebbe un passo avanti?

«Di certo dove c’è una filiera e dove serve una tracciabilità delle attività che vengono fatte in futuro sarà inevitabile dotarsi di strumenti di precisione. Anche perché il controllo delle azioni svolte in campo è una delle condizioni inserite nella nuova Pac per avere accesso ai fondi e sappiamo che la leva economica è molto importante per le aziende agricole».

 

Serena Selvetti, Cai: «Non c’è futuro senza agricoltura di precisione» - Ultima modifica: 2021-12-17T16:10:32+01:00 da Simone Martarello

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