BENESSERE ANIMALE

Gli allevatori Gli adeguamenti? Un investimento

L’esperienza di tre imprenditori lombardi: soddisfatti del ritorno economico delle spese fatte in stalla per il benessere delle bovine

Far star bene le vacche è una bella cosa e sicuramente farà battere le mani agli animalisti, ma le spese chi me le ripaga? È la domanda, non vera ma verosimile, che si pongono tanti allevatori di fronte alla prospettiva di investire migliaia di euro nel cosiddetto benessere animale. Che poi sono, in soldoni, tutte quelle misure per migliorare la vita in stalla: dai ventilatori alle docce, dalle spazzole a una buona pavimentazione.

Tutto molto bello, dirà il nostro allevatore, ma le vacche si allevano per fare reddito e non (o non soltanto) per passione. E dunque qual è il ritorno di queste spese? Un'autorevole risposta arriva dall'intervento di Paolo Rossi, del Crpa di Reggio Emilia, pubblicato su questo stesso dossier.

Noi, invece, chiederemo riscontro agli allevatori che negli ultimi anni hanno fatto qualche investimento per il benessere animale, domandando loro se le cifre spese hanno generato in qualche modo ulteriore reddito o almeno si sono ammortizzate. La risposta - come immaginano gli allevatori più accorti - è univoca e positiva: spendere per il benessere animale rappresenta un investimento e non uno spreco di denaro.

Solo -7% anche con il caldo

Visto che siamo reduci da una delle peggiori estati degli ultimi 50 anni, cominciamo proprio dal caldo, grosso problema per tutti gli allevatori. Quando le temperature si alzano, il livello del latte nel frigorifero si abbassa, non è una sorpresa. E dunque immaginiamo cosa può essere stato l'agosto scorso per le stalle della Pianura Padana e dell'Emilia in particolare, dove per settimane si sono superati i 35 gradi di massima.

È accaduto anche a San Benedetto di Po: provincia di Mantova ma già a sud del fiume e climaticamente assimilabile alla vicina provincia di Modena. Eppure all'azienda Corte San Luigi, dei fratelli Rossi, la produzione è scesa al massimo del 7%.

Un miracolo? No, semplicemente l'effetto di una serie di misure attuate negli anni scorsi: ventilazione forzata di almeno 3 metri al secondo, docce che si attivano a intervalli regolari quando la temperatura in stalla supera i 27 gradi e, da ultimo, un impianto insetticida che nebulizza piretro installato proprio quest'anno. «L'effetto delle docce e della ventilazione ci era già noto - sostiene Giuliano Rossi - mentre quello del piretro è stato una piacevole sorpresa: l'eliminazione delle mosche migliora molto l'umore delle vacche. Sono più calme, non devono continuamente scacciare gli insetti con la coda, si muovono meno e, a mio parere, hanno anche meno problemi alla mammella. La costante presenza di mosche sull'orifizio del capezzolo, infatti, porta batteri in un punto molto delicato e credo che contribuisca ad aumentare infezioni e mastiti».

Persi solo 3 litri per vacca

Anche Cesare Montana, allevatore di Cerro al Lambro (Mi) ha preso contromisure per ridurre gli effetti del caldo. In primo luogo, ci spiega, «a primavera ho sostituito i vecchi ventilatori verticali installati da me con nuovo impianto, automatizzato e con pale orizzontali. Quelle, per capirci, “a elicottero”, che creano una corrente d'aria dall'alto verso il basso. L'effetto è stato molto evidente: mentre fino allo scorso anno gli animali si radunavano nel centro della stalla, dove era più forte l'azione dei ventilatori, questa estate si sono distribuiti su tutta la superficie. Addirittura, alcuni restavano anche al sole, perché in quella posizione avevano una buona ventilazione. Un effetto secondario, inoltre, è stato l'impiego più uniforme delle cuccette e la fine della competizione per accaparrarsi quelle più ventilate».

Quanto alle ricadute sulla produzione, Montana conferma quanto detto dal collega mantovano: il calo estivo è stato più contenuto rispetto agli altri anni. «Nonostante una stagione particolarmente calda ho perso in media tre litri a vacca, un risultato soddisfacente. Tuttavia rispetto allo scorso anno ho anche cambiato alimentarista, quindi non saprei dire quanto del mancato calo sia da imputare alla ventilazione e quanto alla nuova dieta. Penso che vi sia una concomitanza di cose».

È invece indiscutibile il risultato ottenuto dal secondo intervento effettuato da Montana, questa volta a costo praticamente zero: «Ho preso due dei ventilatori scartati dalla stalla e li ho collocati sul box delle asciutte, dove avevo diversi problemi. Le vacche, infatti, nei mesi caldi tendevano a raggrupparsi al centro del box, lo inumidivano con le urine e poi si coricavano sul bagnato. Il risultato era un tasso di mastiti alla ripresa della lattazione che, nel periodo critico, sfiorava il 45%, nonostante il trattamento antibiotico che pratichiamo su tutti gli animali, unitamente al tappo per il capezzolo».

Il cambiamento di abitudini dopo il posizionamento dei ventilatori è stato radicale: «Gli animali si distribuiscono su tutta la superficie e il letto resta asciutto. Prima potevi mettere tutta la paglia che volevi, comunque il centro del box era bagnato. Adesso uso molta meno paglia e ho una lettiera perfetta». Ma soprattutto, spiega l'allevatore, il numero di mastiti nelle prime settimane dopo il parto è crollato; e questo, aggiunge, «nonostante io non usi più il tappo al capezzolo, con un risparmio di circa 5 euro per vacca».

Con i nebulizzatori 20 gradi

Mentre Montana ha rinnovato il sistema di ventilazione proprio quest'anno, i fratelli Oneda, allevatori di Leno (Bs) avevano già fatto un investimento importante in occasione di un'altra estate torrida, quella del 2003. «Ci costò 10mila euro - ricorda Fabio - ma furono sicuramente ben spesi. Il nostro non è infatti un normale sistema di ventilazione, ma un impianto con nebulizzatori ad alta pressione. L'acqua nebulizzata davanti ai ventilatori abbassa di molto la temperatura dell'aria, quasi come un condizionatore. Quando in stalla abbiamo 28°C, nella zona dei nebulizzatori non si va sopra i 20».

Quanto è stato utile il sistema nell'estate di Caligola e Scipione? «Moltissimo: anche in piena ondata di caldo africano abbiamo avuto medie di 31 litri per capo, con una perdita di tre o quattro litri rispetto ai periodi migliori. Gli animali non hanno ridotto l'ingestione, se non in minima parte, e non sono stressati. Rispetto alle pale verticali, questo metodo abbassa di più la temperatura. Le pale invece sono migliori in inverno, perché mantengono la circolazione dell'aria e riducono il disagio dovuto all'ammoniaca. Per andare davvero bene ci vorrebbero tutti e due».

Pavimenti in gomma

Ventilatori docce e simili sono importantissimi, ma il benessere animale non si limita al periodo estivo: ci sono interventi che fanno sentire i loro effetti per tutto l'anno. Uno di questi è senz'altro la pavimentazione in gomma; un investimento realizzato da due degli allevatori intervistati. «Avevamo già i tappeti nella vecchia sala d'attesa - spiega Fabio Oneda - ma due anni fa li abbiamo collocati anche nel resto della stalla. Il cambiamento è stato immediato: non ho più visto una vacca scivolare. O meglio, qualche volta scivolano, ma in modo diverso e soprattutto senza conseguenze. Prima la frattura della gamba o la lussazione dell'anca erano quasi inevitabili, come inevitabile era, in quei casi, la perdita dell'animale. Ora se cadono si rialzano con pochissimi danni. Certo la gomma costa, ma ci è capitato di perdere anche tre vacche gravide in tre mesi per colpa delle cadute. Praticamente un danno che equivale alla spesa per la pavimentazione».

Come nel caso della ventilazione, dunque, la spesa per migliorare la qualità di vita degli animali non si traduce in un maggior guadagno, ma nell'evitare una perdita; in questo caso, anche consistente.

Giuliano Rossi, che al pari del collega bresciano ha pavimentato con gomma tutta la stalla, conferma al 100%. «Il ritorno economico della gomma è immediatamente visibile: all'improvviso scompaiono le fratture e le lussazioni. Gli animali scivolano meno e se scivolano si fanno meno male, perché la gomma è più morbida del cemento. È una bella spesa, ma la consiglio senz'altro perché riduce fortemente il ricambio in stalla e dunque si ammortizza in fretta».

Aumentando poste e cuccette

Per finire, Rossi evidenzia i vantaggi - dal punto di vista del benessere animale - del robot di mungitura. «Le vacche sono meno stressate e molto più tranquille. Inoltre, grazie alla gestione di parte dell'alimentazione attraverso il robot, ricevono una razione più aderente alle loro necessità. Anche con il carro si prova a fare qualcosa, ma per forza si è imprecisi. Così ci sono vacche denutrite, che faticano a produrre, e altre che arrivano troppo grasse al parto, col rischio di restare a terra o avere qualche altro problema».

Oneda, dal canto suo, pone l'accento su un altro aspetto spesso sottovalutato: il rapporto tra consistenza dei capi e numero di poste. «Aumentando di un 20% le poste in mangiatoia e le cuccette si ottengono benefici enormi: a lungo termine hai una permanenza in stalla molto maggiore, perché gli animali non vanno in competizione e dunque sono meno stressati. Peccato - aggiunge - che in provincia di Brescia non l'abbia ancora capito nessuno. Anzi, si tende a fare il contrario, riducendo cuccette e poste e aumentando il numero di animali».

A conclusione di questo piccolo giro di verifica, dunque, gli allevatori sono concordi nel dire che le spese per migliorare la vita delle vacche non sono mai soldi buttati. «Se la vacca sta bene ti restituisce quello che hai speso», conclude Montana. E, aggiunge Rossi, «oltre a farti guadagnare di più ti fa risparmiare in cure e costo di sostituzione».

Gli allevatori Gli adeguamenti? Un investimento - Ultima modifica: 2013-04-15T14:51:36+02:00 da nova Agricoltura

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