Dalle nuove varietà con caratteristiche di succosità, croccantezza e shelf life migliorate alla distribuzione mirata degli agroafarmaci. Dalle soluzioni per proteggere gli impianti dagli insetti alla difesa biologica. E poi soluzioni per il diradamento delle chiome e esempi di portinnesti e sistemi d'impianto. Questi i temi principali della giornata dimostrativa organizzata dalla Fondazione Edmund Mach nell'azienda sperimentale di Mezzolombardo (TN) per presentare i risultati delle ricerche nella frutticoltura di fondovalle condotti negli ultimi tempi.
In vetrina l’evoluzione del frutteto in parete
Alberto Dorigoni e Franco Micheli hanno mostrato l’evoluzione del frutteto in parete dallo spindle del 2005 ad oggi. I frutticoltori hanno potuto osservare e “scegliere” la forma di pianta più adatta alla propria realtà aziendale. Si va dai vecchi impianti alti ottenuti col tradizionale Bibaum a 3.5 metri tra le file, che richiedono l’uso dei carri raccolta ai più moderni e stretti multi-asse a 2.5 metri tra le file, fino al Guyot singolo e doppio, ancora più stretti, che rappresentano la possibilità di abbandonare le forme di allevamento tradizionali in favore di un frutteto che assomiglia ad un moderno vigneto che, senza carri raccolta, mantiene la produttività degli impianti tradizionali. Su questa tipologia di impianti ultra-stretti si rende possibile una difesa con atomizzatori senza uso di ventola con enorme abbattimento dei fenomeni di deriva. Infine si è potuto vedere l’effetto di protezione delle reti anti-pioggia nei confronti della ticchiolatura.
Per una distribuzione ottimale degli agrofarmaci
Daniel Bondesan ha spiegato che la notevole flessibilità nella scelta della tecnica di applicazione consentita dal frutteto in parete stretta può permettere di ottenere depositi di prodotto soddisfacenti anche senza l’ausilio della corrente d’aria prodotta dal ventilatore. Impiegando semplici barre verticali collocate in prossimità della vegetazione potrebbe essere sufficiente a garantire un deposito fogliare adeguato ed omogeneo sulla pianta. In questo senso le prime verifiche condotte con attrezzature a getto mirato, come le irroratrici a torretta, e differenti tipologie di ugelli, hanno mostrato risultati incoraggianti, in corso di validazione anche nella stagione 2018. Inoltre il frutteto “pedonabile” o “semi-pedonabile” favorisce il potenziale impiego di irroratrici a tunnel o di impianti di distribuzione a punto fisso, similari a quelli sovrachioma impiegati nella difesa antibrina.
Innovazione varietale
Focus sui risultati raggiunti dalla Fondazione Mach nell’ambito del programma di miglioramento genetico del melo, iniziato nel 1999, con la presentazione da parte del ricercatore Pierluigi Magnago delle migliori varietà/cloni, presenti nelle parcelle sperimentali dell’azienda di Maso delle Part. Dopo anni di dominio incontrastato di poche varietà, con il rinnovo caratterizzato quasi unicamente da un miglioramento clonale, attualmente un maggiore interesse è riposto nell’introduzione di nuove varietà. Le motivazioni sono da ricercare primariamente nel buon numero delle accessioni che sono proposte dai molti programmi di miglioramento genetico sviluppati in molti paesi del mondo.
Le accessioni di maggior interesse sono quelle migliorative in aspetti quali succosità, croccantezza e shelf life. Molti di questi ritrovati vegetali, dotati di resistenze ad una o più patologie del melo, rispondono alla crescente richiesta di salubrità e sostenibilità ambientale delle coltivazioni. Ulteriori miglioramenti nel settore varietale sono attesi dalla costituzione di accessioni dotate di maggior contenuti in sostanze salutistiche, quali antociani, flavonoli, diidrocalconi, o con minor impatto allergenico. Diversi programmi di costituzione varietale, oltre al miglioramento degli aspetti qualitativi del frutto e di resistenza delle piante, si prefiggono di ottenere accessioni a sviluppo contenuto e compatto, con dirado naturale dei frutti, per contenere gli interventi manuali, meccanici e chimici nella gestione del frutteto. Forme di allevamento ridotte a parete stretta con naturale allegagione di frutti singoli, esposti, possono risultare d’interesse per una sempre maggiore automazione e robotizzazione delle operazioni colturali e della raccolta dei frutti in particolare.
Portinnesti e sistemi di impianto
Nicola Dallabetta ha spiegato che la problematica legata al fenomeno della stanchezza dei terreni, connesso alla successione degli impianti negli anni della stessa specie, ha portato alla ricerca di portinnesti tolleranti al reimpianto. Alcuni di questi genotipi rivestono un’ulteriore importanza perché resistenti a diversi patogeni e avversità atmosferiche. Attualmente, presso la Fondazione Edmund Mach, si stanno testando circa cinquanta genotipi provenienti da diversi istituti nazionali e internazionali.
I portinnesti G935 e G6969, utilizzati su diverse varietà e forme d’allevamento, hanno dimostrato ottima performance produttiva, mentre AR 295.6 si è confermato particolarmente interessante per la cultivar Red Delicious. La scelta del tipo di pianta è determinante per ottenere una rapida entrata produttiva degli impianti intensivi ai fini di ottenere un frutteto economicamente sostenibile.
Difesa in frutticoltura biologica
Luisa Mattedi ha presentato la stagione 2018 parlando sia dell'andamento della ticchiolatura, sia del contributo alla sua conoscenza (piantine in vaso, volo ascospore, maturazione degli pseudoteci, modello RIMpro,...), sia delle esperienze di contenimento che anche quest'anno, accanto ai soliti prodotti (zolfi, rame, polisolfuro,) ha previsto l'utilizzo anche di molecole alternative. La stagione 2018 è stata aggressiva ed il testimone ha evidenziato un 100% di germogli, di foglie e di frutti colpiti. I risultati del contenimento con i diversi prodotti sono stati molto interessanti. L'argomento patogeni fungini è stato completato parlando di fumaggini e Marssonina. In merito ai fitofagi si è parlato di afidi, carpocapsa, patogeni minori collocandoli nel rispettivo rischio, controllo e gestione. Per gli altri patogeni non sono mancati gli aggiornamenti sugli scopazzi nelle aziende della Fondazione.
Soluzioni per il diradamento delle chiome
Dario Angeli ha spiegato che nell'annata in corso nel fondovalle trentino si è manifestata una fioritura degli alberi di melo repentina ed esplosiva che ha reso piuttosto difficile l'intervento con i prodotti diradanti fiorali. L'effetto di questi diradanti (ATS, Ethrel e NAD) sia su Golden Delicious che sulle varietà rosse (Fuji, Gala e Red Delicious) è stato piuttosto blando. L'elevata allegagione dei frutticini ha permesso il confronto tra diverse combinazioni di prodotti diradanti post-fiorali quali NAA, benziladenina e metamitron con interessanti risultati. Da evidenziare l'alta efficacia diradante su tutte le varietà di metamitron impiegato sia in miscela che singolarmente mentre la combinazione di NAD, NAA e benziladenina, pur garantendo una buona efficacia diradante, ha indotto la formazione di frutti pigmei soprattutto su Gala.
Un polo per la sperimentazione
«Quello di oggi – ha spiegato il direttore Sergio Menapace – è il primo di una serie di incontri tecnici che si svolgeranno nel mese di agosto per frutticoltori e viticoltori. L’incontro presso l’azienda sperimentale di Mezzolombardo, ormai consolidato nel calendario eventi Fem, è l’occasione per annunciare i lavori di ristrutturazione di Maso delle Part, attualmente in fase di gara. Al termine dell’intervento i 10 ettari sperimentali di fondovalle diventeranno il nostro polo della sperimentazione in frutticoltura che ospiterà attività di consulenza tecnica, difesa, analisi e conservazione della frutta».