Vino e olio da filiere hi-tech per le imprese pronte a investire in innovazione. All’orizzonte la razionalizzazione dei processi aziendali, la tutela delle produzioni e della qualità, quindi maggiori soddisfazioni dai mercati. Tutto nero su bianco nel progetto di Cia-Agricoltori Italiani presentato in anteprima, agli stakeholder, a Canelli nell’Astigiano.
Nella costruzione dello schema delle filiere smart hanno dato il loro contributo il CNR-Consiglio Nazionale delle Ricerche, oltre ad alcune aziende già leader degli specifici settori interessati. Vino e olio extravergine d’oliva, due motori trainanti dell’economia agricola muovendo qualcosa come 14 miliardi di euro l’anno, sono i primi due comparti su cui si concentra il progetto innovativo di Cia.
Aziende molto indietro nel digitale
Infatti, da un’accurata analisi del settore olivicolo-oleario e vitivinicolo, è emerso come appena il 5% delle imprese coinvolte abbiano compiutamente agganciato le opportunità offerte dalle moderne tecnologie e dalla digitalizzazione. Addirittura, sul totale delle aziende agricole attive in Italia, solo una su quattro dispone di un proprio sito internet. C’è, quindi, anche un problema di informazione e conoscenza da parte degli imprenditori agricoli. Questo è il motivo per cui Cia si accredita al ruolo di server e ottimizzatore di strumenti e soluzioni integrate da offrire ai produttori. Selezionando, nella anche troppo vasta e dispersiva offerta sul mercato digitale, il meglio delle utility tecnologiche esistenti e creando un pacchetto efficiente e “chiavi in mano” per le aziende.
Cia parte dalla considerazione che il digitale stia portando l’agricoltura verso un nuovo modo di fare impresa, dove tutte le componenti del processo produttivo sono connesse l’una all’altra in una visione integrata dell’azienda. Uno scenario che ha l’obiettivo di aumentare l’efficienza delle produzioni permettendo l’interconnessione di tutte le risorse tecniche e umane, dell’impresa, delle reti logistiche e commerciali. La vera innovazione non sta quindi nel singolo dispositivo, ma nel concetto di integrazione di tutte le componenti relative all’azienda, alla produzione e alla filiera.
Più guadagni con l'innovazione
Innovare i processi dal campo al consumatore - secondo il progetto sviluppato da Cia - costerebbe un investimento medio pari all’1% del fatturato aziendale ma garantirebbe, in un triennio, un aumento delle entrate fino al 20%.
Il progetto Cia mette in evidenza come siano ampi i margini per intervenire sui costi produttivi, iniziando dal risparmio sulla bolletta energetica e dalla riduzione dell’impiego di mezzi strumentali. Grazie all’utilizzo di software intelligenti infatti, l’agricoltore può ottenere indicazioni puntuali sui reali bisogni delle colture, dei vari processi agronomici e di trasformazione, eliminando così gli sprechi, in primis della risorsa acqua. Non solo agricoltura di precisione - aggiunge Cia - ma anche piattaforme condivise di Food Integrity Tracking per tracciare l’integrità del food & beverage lungo la distribuzione. Inoltre, potrebbe sembrare una banalità, però già sfruttando le potenzialità di alcune app gratuite e i social network, una piccola azienda - magari situata in una zona interna difficilmente raggiungibile - può intercettare una vasta platea di clienti potenziali: inimmaginabile fino a pochi anni fa, quando per farsi conoscere era necessario un consistente impegno finanziario, in termini di marketing, promozione e pubblicità.
Il miglioramento varietale per produrre di più con meno
Uno degli aspetti più interessanti del progetto Cia è quello legato al miglioramento della qualità e dei volumi prodotti. Tutto proiettato in una visione di sostenibilità economica e ambientale, offrendo la massima garanzia di trasparenza al consumatore finale. Il passaggio obbligato in questa direzione è l’attivazione dell’identità genetica, una materia trattata dal CNR e sostenuta da Cia: da una parte la scelta delle miglior cultivar e varietà per resa e qualità, di olive e uve, e dall’altra la certezza per i consumatori che il prodotto nella bottiglia acquistata sia inconfutabilmente quello dichiarato in etichetta. Una sorta di prova del Dna delle materie prime utilizzate.
«L’innovazione e la sostenibilità sono due asset su cui siamo particolarmente concentrati -ha detto il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino- e nei quali crediamo per generare un reale sviluppo del settore e performance più competitive delle imprese agricole italiane. Efficientare le filiere è un passaggio fondamentale per quel cambio di marcia, in termini di crescita del valore aggiunto del prodotto, che in questo Paese è fermo agli intenti».