Il workshop era suddiviso in due momenti: il primo focalizzato sulle strategie di sviluppo delle grandi denominazioni del Nord-Est e il secondo sulle innovazioni tecniche per modelli produttivi efficienti e sostenibili. «Il futuro dell'agricoltura sta nell'innovazione» ha detto Alessandro Marchionne, ad di Genagricola, nel sottolineare l'impegno della composita realtà che amministra (13.000 ettari coltivati tra Italia e Romania) nel perseguire obiettivi di sostenibilità, non solo ambientale ma anche e soprattutto sociale ed economica. E sull'importanza di percorsi di sostenibilità condivisi e virtuosi hanno insistito anche i partecipanti alla tavola rotonda: Albino Armani, alla guida della neonata e multiregionale Doc delle Venezie; Silvano Nicolato, neo-presidente della Doc Gambellara ma anche vicepresidente di Vitevis, realtà produttiva vicentina che fra le prime ha aderito alla Doc delle Venezie; Giorgio Piazza, alla guida del Consorzio Vini Venezia, e infine Marco Nannetti, vicepresidente di Cevico.
A precedere gli interventi dei rappresentanti di Consorzi e mondo della cooperazione è stato Denis Pantini di WineMonitor - Nomisma. «Il Veneto, è in testa alla classifica in termini di export, con 2 miliardi di euro in valore sul totale di 5,6 miliardi realizzato dal vino italiano nel 2016». Ma non è tutto oro quel che luccica. Se le principali Do venete viaggiano alla grande sia sul mercato interno che all'estero -Prosecco in testa, ma non solo: basti pensare al successo che continua a registrare l'Amarone - la forte concentrazione del loro export su un numero esiguo di mercati le rende fortemente dipendenti da equilibri politico-economici internazionali non controllabili. Oltre i due terzi dell'export di Prosecco, per esempio, prendono la via di Uk, Usa e Germania.
Pantini ha sottolineato anche la necessità di un atteggiamento proattivo da parte dei produttori nei confronti delle mutevoli richieste del mercato, in particolare della fascia di consumatori Millennial, per essere pronti a strategie di riposizionamento, se necessarie, e a captare segnali determinanti: una recente indagine svolta da Nomisma sui Millennial americani e italiani a confronto ha svelato che i primi considerano la sostenibilità il tratto che maggiormente influenzerà il successo di mercato dei vini nei prossimi anni (mentre per gli italiani vincono i vini da vitigni autoctoni e quelli sostenibili si collocano solo al secondo posto).
Le relazioni conclusive di Michele Pisante (Università di Teramo), Alberto Palliotti (Università di Perugia) e Riccardo Bugiani (Servizio Fitosanitario Regione Emilia Romagna) hanno portato i contenuti più squisitamente tecnici. La costruzione di banche dati ampie, affidabili e georeferenziate al servizio dell'agricoltura (e della viticoltura in particolare) di precisione è un work in progress, ed è fondamentale che vengano formati tecnici e operatori specializzati in queste nuove tecnologie, ha affermato Pisante. La conoscenza è anche alla base della miglior gestione dei cambiamenti climatici: le tecniche agronomiche disponibili per prevenire o tamponare le bizze del meteo - gelate comprese - esistono e vanno applicate, ha sottolineato Palliotti, ma per quelle più innovative mancano riscontri sperimentali in Italia ed è giunto il momento di colmare questo gap.
Gli agricoltori e i viticoltori si preparino a una piccola-grande rivoluzione nella difesa, ha annunciato Bugiani: è in dirittura di arrivo l'armonizzazione, a livello comunitario, delle regole per esprimere la dose dei prodotti fitosanitari in etichetta (con l'uso del parametro LWA, Leaf Wall Area), secondo una concezione che tiene conto di fattori colturali come l'estensione della parete fogliare, il volume della chioma e la forma di allevamento, oltre che dello stadio fenologico in cui si effettua il trattamento.