Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea è stata pubblicata la domanda di registrazione della denominazione comunitaria Igp Olio di Puglia.
Questa è riservata all’olio extravergine di oliva ottenuto da olive provenienti delle seguenti cultivar nazionali a prevalente diffusione regionale:
- Cellina di Nardò,
- Cima di Bitonto (o Ogliarola Barese, o Ogliarola Garganica),
- Cima di Melfi,
- Frantoio,
- Ogliarola salentina (o Cima di Mola),
- Coratina,
- Favolosa (o Fs-17),
- Leccino,
- Peranzana.
Queste varietà, tipiche del panorama pugliese pre e post-Xylella, devono essere presenti negli oliveti da sole o congiuntamente, in misura non inferiore al 70%, mentre possono concorrere altre varietà fino a un massimo del 30 %. Affinché l’olio extravergine di oliva possa fregiarsi dell’Igp tutte le fasi del processo di produzione, coltivazione, raccolta, oleificazione, stoccaggio, imbottigliamento e confezionamento devono avvenire nella zona geografica delimitata. Il marchio Igp Olio di Puglia sarà ben riconoscibile per il logo distintivo caratterizzato da un’antica moneta romana che simboleggia l’unità della regione Puglia e il suo legame storico con la coltivazione dell’olivo.
Muraglia (Coldiretti): «Olio di alta qualità, sempre fresco, regionale»
«Il brand Igp garantirà che l’olio extravergine di oliva è di alta qualità, con parametri chimico-fisici e organolettici di assoluto valore, fa bene alla salute, perché il disciplinare prevede che solo oli con un elevato livello di polifenoli – i più importanti antiossidanti naturali – possono diventare Igp, certificando le proprietà con un apposito claim salutistico in etichetta previsto dall’Ue, è un olio sempre fresco, perché dovrà essere imbottigliato entro l’anno di produzione, ed è di assoluta provenienza regionale, certamente “Made in Puglia” sia per la produzione delle olive, sia per la trasformazione in olio, sia per il confezionamento che dovrà essere effettuato a una distanza definita dal luogo di produzione». Così il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia, commenta il risultato di un percorso lungo e ambizioso.
«Opportunità su cui sono riposte notevoli aspettative»
«L’Igp è un’importante opportunità, da tempo sollecitata dal territorio e su cui sono riposte notevoli aspettative – aggiunge Muraglia –».
«Si tratta di un progetto di trasparenza e valorizzazione che, come dimostra il disciplinare, punta decisamente sulla qualità e sulla distintività in una regione che produce oltre il 50% dell’olio extravergine italiano. L’Igp è una risposta alla storica carenza di programmazione con un vero sistema di filiera, è un importante strumento di trasparenza in un tempo in cui si assiste alla crescita record dei consumi mondiali di olio extravergine d’oliva nel mondo. Essa ha un obiettivo ben definito: garantire migliori condizioni di reddito agli olivicoltori».
Granieri (Unaprol): «Igp valorizzerà il comparto»
La pubblicazione nella GU dell’Ue della domanda di registrazione della denominazione comunitaria Igp “Olio di Puglia” è un passo importante nel processo di valorizzazione del comparto olivicolo italiano. La produzione di olio extravergine Dop/Igp è ancora bassa in Italia, circa il 3% del totale in quantità e il 6% in valore (dati Ismea 2019).
«Queste percentuali non corrispondono alle potenzialità di un comparto che per vincere la sfida sul mercato deve puntare su qualità e distintività – dichiara il presidente di Unaprol, Consorzio olivicolo italiano, David Granieri –. Il riconoscimento della denominazione è uno strumento che va a vantaggio delle aziende aggiungendo valore e aumentandone la competitività. L’Italia con 46 oli extravergini certificati è leader in Europa, seguita da Grecia e Spagna che vantano 29 riconoscimenti a testa. Il brand Igp Olio di Puglia è un’importante opportunità, da tempo sollecitata dal territorio. Il disciplinare dimostra chiaramente che la direzione scelta è quella della qualità in una regione che fornisce circa il 50% dell’olio italiano».