Arriva dalla Piana del Fucino la carota bio che piace agli inglesi

carota bio
La realtà presente in Abruzzo e Lazio ha valorizzato le sue produzioni anche oltremanica. Oltre all’export innovazione e filiera integrata i fattori del successo

Nata nel cuore dell’Abruzzo, la cooperativa Agricola Biofucino è senza dubbio una delle realtà più strutturate dell’orticoltura biologica italiana. Fondata e diretta da Domenico Fidanza, l’azienda ha alle spalle oltre vent’anni di esperienza nel biologico e più di quaranta di attività agricola complessiva. Come spiega Fidanza, la forza del gruppo, dove lavorano fino a 130 persone, sta nell’aver costruito nel tempo un sistema produttivo grazie alla disponibilità di oltre 600 ettari coltivati a orticole, distribuiti tra Piana del Fucino, Piani Palentini e la fascia costiera laziale. Ambienti pedoclimatici differenti, che consentono di destagionalizzare le produzioni e garantire continuità di fornitura per tutto l’anno.

Tra Abruzzo e Lazio

Gli areali del Fucino – storicamente vocati alle colture orticole – rappresentano il cuore, e l’origine, della produzione. Qui i soci della Cooperativa Biofucino coltiva carote e patate, le due colture rappresentative del territorio.
Come ricorda Fidanza, «queste terre sono coltivate a e carote da oltre 300 anni e ben prima dell’introduzione della patata in Europa». Recuperare suoli marginali, quali appunto quelli dei Piani Palentini e riportarli alla fertilità produttiva è una scelta di amore per il territorio ed un’intuizione agronomica di rilievo.

Nel Lazio, invece, l’azienda opera in parte su terreni di proprietà e in parte in affitto dalla Maccarese Spa. Si tratta di complessivi 600 ettari sono condotti in biologico certificato, suddivisi tra Abruzzo e Lazio. Le principali colture comprendono, oltre a carote e patate, finocchi, bietola da costa, zucca, aglio, brassiche e altre orticole “minori”, per un totale di 28 referenze. La barbabietola rossa, già coltivata da vent’anni per l’export, rappresenta ora la base di un progetto industriale dedicato alla quinta gamma, sostenuto dal Psr regionale.

Rotazioni, sostenibilità e ricerca

La dimensione aziendale consente di applicare rotazioni colturali quinquennali, lunghe abbastanza da ridurre la pressione dei patogeni e migliorare la fertilità del suolo.
Secondo Fidanza, è proprio la distribuzione delle superfici a permettere un’agronomia corretta e sostenibile: «Con 600 ettari si può pianificare una rotazione di cinque anni; con 50 ettari, la patata viene coltivata sullo stesso terreno dopo solo due stagioni con danni rilevanti ed evidenti, come accaduto in altre aree italiane».

Nella gestione colturale si stanno introducendo anche tecnologie innovative per la sarchiatura di precisione e sistemi di controllo meccanico o elettrico delle infestanti. «Spero – rivela Fidanza – di arrivare un giorno a poter utilizzare anche droni per i trattamenti mirati».

L’approccio sostenibile si estende anche alla logistica e all’energia: il gruppo punta a un’elevata autonomia energetica grazie all’agrivoltaico, si vogliono sperimentare coltivazioni sotto i tracker con l’aiuto di partner affidabili ed istituti di ricerca e sta investendo in packaging riutilizzabili per ridurre i costi e l’impatto ambientale.

Lo stabilimento di lavorazione

L’export come leva di crescita

Il 65-70% del fatturato avviene per tramite dell’Op Italian Organic Vegetables (Iov), sui mercati esteri, in particolare nel Regno Unito, ove le vendite si realizzano da oltre vent’anni con le carote biologiche. «Siamo entrati nel mercato inglese nel 2002 – ricorda Fidanza – e da allora non abbiamo mai interrotto una campagna. I clienti hanno sempre rispettato i contratti e ci hanno permesso di crescere e di essere considerati partner affidabili».
Le carote di Biofucino commercializzate tramite Iov riforniscono le principali catene della Gdo britannica, come Tesco, Sainsbury’s e Marks & Spencer, e vengono sottoposte ad analisi quotidiane su residui, parametri organolettici e qualità visiva. L’azienda ha sviluppato anche linee di carote colorate per il mercato estero.

Oltre al biologico “da export”, Biofucino coltiva e Iov fornisce carote e altri ortaggi freschi alle mense scolastiche di Roma, Milano, Torino e Firenze e ad alcune Asl, per un canale pubblico che valorizza la tracciabilità e la sicurezza alimentare. Inoltre, le aziende della Cooperativa Agricola Biofucino aderiscono a certificazioni internazionali quali GlobalGap, Grasp, Tesco Nurture, Iso 22005 e altre attestazioni di responsabilità etica e ambientale.

Investimenti e filiera integrata

Negli ultimi anni, l’azienda ha avviato un progetto di filiera da 40 milioni di euro, che comprende 21 milioni per un ambizioso progetto di innovazione tecnologica mediante serre agrovoltaiche che combinano la produzione agricola e la produzione di energia verde con risparmi nell’utilizzo dell’acqua a Fiumicino, vicino Roma, dove è previsto un impianto di 20 ettari di serre fotovoltaiche con coltivazioni officinali sottostanti, che saranno inaugurate entro il 2026, e 19 milioni per un nuovo stabilimento di lavorazione in Abruzzo per la lavorazione della quinta gamma e di altre orticole.

La barbabietola rossa sarà il primo prodotto biologico italiano destinato interamente alla quinta gamma, aprendo la strada a nuove linee nutraceutiche. Come sottolinea Fidanza, l’obiettivo non è solo crescere nei volumi, ma creare valore nei territori rurali interni, spesso colpiti da abbandono e carenza di giovani imprenditori. «Con il tempo – spiega – abbiamo recuperato superfici marginali, riportando lavoro e fertilità dove c’erano solo pascoli. Ma serve continuità generazionale, serve che i giovani tornino a credere nell’agricoltura».

Un modello di orticoltura economicamente sostenibile

Oggi Iov e Biofucino rappresentano uno spaccato di integrazione verticale: dalla produzione alla selezione, fino al condizionamento e alla distribuzione. Si gestisce internamente il primo scrub delle carote, la calibratura e il confezionamento, e si punta ad ampliare il suo know-how con la lavorazione di IV e V gamma. La crescita è stata costante: su 11 milioni di fatturato, le carote bio rappresentano circa quattro milioni, le patate tre milioni e il resto è suddiviso tra gli altri ortaggi stagionali. Come ribadisce Fidanza, la chiave sta nella programmazione e nella serietà contrattuale: elementi che hanno consentito al gruppo di mantenere rapporti stabili con partner europei anche nei periodi più difficili, come pandemia e Brexit. «Nonostante realtà come la mia siano talora prese di mira, l’impegno e la costanza in questo settore mostrano sempre i propri frutti».

Il gruppo guarda ora al futuro con un percorso internazionale e continuando a investire sul made in Italy e sulle nuove tecnologie. Anche se per ora Fidanza non vede un successore, emblema di molte realtà italiane. Dalla Piana del Fucino alle serre fotovoltaiche di Fiumicino, il percorso di Domenico Fidanza mostra come l’agricoltura italiana possa essere competitiva e sostenibile, con radici solide nel territorio e uno sguardo proiettato dove in pochi nel suo settore sono arrivati, fin oltre la Manica.

Italian organic vegetables, la rete dell’orticoltura biologica

Fondata nel 2013 su iniziativa di Domenico Fidanza e di un gruppo di produttori del Fucino, Iov – Italian Organic Vegetables è oggi una delle principali organizzazioni di produttori orticoli biologici italiane. Riunisce aziende che coltivano complessivamente oltre 1.200 ettari, specializzate in carote, patate, barbabietole e ortaggi invernali destinati ai mercati del Nord Europa.

La struttura, riconosciuta come Organizzazione di Produttori, punta a coordinare la programmazione, unificare gli standard qualitativi e rafforzare la capacità
contrattuale delle aziende associate.

Attraverso la gestione condivisa della logistica e l’adozione di certificazioni internazionali comuni (Global Gap, Grasp, Tesco Nurture), Iov garantisce una filiera integrata e tracciabile capace di rispondere alle richieste della Gdo estera, in particolare del Regno Unito.

Arriva dalla Piana del Fucino la carota bio che piace agli inglesi - Ultima modifica: 2025-12-11T15:34:12+01:00 da Simone Martarello

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