Pomodoro da industria, al Nord record senza festa

pomodoro da industria
Chiusa la campagna 2025 con consegne ai massimi di sempre frutto dell'aumento delle superfici coltivate e non delle rese che a causa del clima sono state inferiori di 4 t/ha alla media quinquennale. Ottima la qualità

Con l’ultima consegna in stabilimento lo scorso 11 ottobre si è chiusa a 3.121.617 tonnellate raccolte e trasformate la campagna 2025 del pomodoro da industria nel bacino del Nord Italia. Eccellente la qualità e record assoluto per le quantità di materia prima consegnata. Eppure non mancano i motivi di preoccupazione, perché rispetto alle quantità programmate a inizio campagna, i volumi raccolti sono stati inferiori del 13% a causa principalmente delle avversità climatiche. A darne notizie è l'Organizzazione interprofessionale pomodoro da industria del Nord Italia.

Campagna partita con il piede giusto

Dopo anni di lunghi braccio di ferro tra parte agricola e parte industriale sul prezzo del pomodoro e sulle premialità, culminati con la mancata ratifica dell'accordo quadro nel 2024 l'annata 2025 era iniziata col piede giusto. Il contratto d’Area Nord Italia è stato siglato prima della fine di gennaio, consentendo la pianificazione della produzione agricola e di quella industriale.

I trapianti sono stati ben calendarizzati, creando le condizioni per un’ampia campagna di raccolta da inizio luglio fino agli inizi di ottobre, senza accumuli di pomodoro da consegnare. Le piantine sono state messe a dimora su ben 45.030 ettari: un incremento dell’8% delle superfici rispetto agli anni precedenti, ampiamente giustificato dalla domanda di materia prima da parte del sistema industriale, visti i notevoli cali produttivi degli ultimi due anni per le condizioni climatiche avverse.

Troppo caldo a giugno

Le piantine in pieno campo hanno purtroppo risentito delle alte temperature anomale di giugno e di inizio luglio, che hanno causato la caduta di fiori, provocando un ammanco di bacche di pomodoro attese a maturazione nel mese di agosto. Durante la campagna di raccolta nella parte centro-orientale del bacino dell’OI, inoltre, eventi piovosi di forte intensità hanno determinato cali produttivi.

L’andamento delle consegne è stato singolare, con un picco a inizio di agosto, un calo nella parte centrale e con un altro picco nella seconda metà di settembre. La campagna 2025 alla fine del mese di agosto sembrava tendere a un risultato decisamente insoddisfacente per le quantità raccolte, ma, grazie alle condizioni meteoclimatiche favorevoli di settembre, i volumi di consegne elevati delle ultime settimane hanno fatto raggiungere il quantitativo record mai consegnato e lavorato in precedenza nel bacino del Nord Italia.

Qualità ok, rese basse

Eccellente la qualità, con un colore intenso e definito e con un ottimo grado brix pari a 5, da cui deriva il livello di dolcezza e di sapore che ha determinato un indice di pagamento positivo, superiore al massimo registrato nei cinque anni precedenti.

I produttori lamentano però anche quest’anno rese in campo insoddisfacenti, avendo realizzato in media 69,3 t/ha, nettamente inferiore del valore storico quinquennale di 73,2 t/ha. Un dato che si traduce in un quantitativo vendibile non alto, seppur sostenuto dal riconoscimento sul prezzo per l’ottima qualità consegnata, sul quale gravano comunque i costi di produzione per ettaro.

Romanini: «Servono varietà più adatte al clima di oggi»

«Anche la campagna 2025, pur ottenendo il più alto quantitativo di pomodoro complessivamente mai prodotto nel Nord Italia e un’ottima qualità della materia prima, registra insoddisfacenti rese produttive per ettaro – ha commentato il presidente dell'Oi Giuseppe Romanini –. Ciò conferma che per affrontare le sfide poste dagli effetti del cambiamento climatico occorre dotare la nostra agricoltura di strumenti efficaci per difendere le produzioni in campo e sostenere progetti di ricerca varietale volti a ottenere varietà adatte ai nostri terreni e alle mutate condizioni climatiche, preservando la sostenibilità della filiera, il rispetto per l’ambiente e la competitività delle nostre imprese agricole e industriali nel panorama mondiale».

Confagicoltura: rese in calo e spese in aumento

C'è amarezza tra i produttori di pomodoro da industria dell'Emilia-Romagna, che da sola copre oltre il 60% delle superfici dedicate nel bacino del Nord Italia. Gli agricoltori fanno notare l'aumento delle sepse per piantine, agrofarmaci, materiali e attrezzature, prodotti fitosanitari, sistemi irrigui, gasolio, premi assicurativi e il balzo dei consumi di acqua ed energia ma anche criticità sempre più marcate nel reperimento di manodopera. Ma non è tutto.

«Siamo inermi, non abbiamo gli strumenti per una corretta difesa fitosanitaria. Questo è il risultato di scelte Ue poco opportune che hanno fortemente limitato l’uso di molecole indispensabili nella fase di produzione, senza offrire alternative efficaci – l'amaro commento del presidente dei produttori di pomodoro da industria associati a Confagricoltura Emilia-Romagna Giovanni Lambertini –. Molti principi attivi sono vietati e altri lo saranno a breve. Non sappiamo nemmeno come contrastare lo sviluppo delle erbe infestanti».

Pomodoro da industria, al Nord record senza festa - Ultima modifica: 2025-10-16T14:56:29+02:00 da Redazione Terra e Vita

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