Le istituzioni europee speravano di concludere il negoziato sulla nuova Pac nell’ultima
settimana di maggio 2021, in occasione di una riunione straordinaria del trilogo, definito “jumbo trilogo”, organizzato parallelamente alla riunione del Consiglio dei ministri dell’agricoltura, sotto la presidenza della ministra dell’agricoltura portoghese Maria do Céu Antunes (tab. 1).
Dopo quattro giorni di discussioni, dal 25 al 28 maggio 2021, le posizioni dei colegislatori (Parlamento e Consiglio) sono rimaste inconciliabili. La conclusione del negoziato è rinviata a fine giugno 2021, con buone possibilità di raggiungimento dell’accordo, ma anche con qualche incertezza.
Ricordiamo che il percorso legislativo a Bruxelles prevede una procedura ordinaria che coinvolge le tre Istituzioni comunitarie: la Commissione che ha potere di proposta e, nel caso della Pac, si è espressa con la Comunicazione del 1° giugno 2018; il Consiglio e il Parlamento, che hanno potere legislativo, hanno approvato la loro proposta, rispettivamente il 21 e il 23 ottobre 2020 (tab. 2).
Gli elementi in sospeso
Il trilogo del 25-28 maggio ha fatto molti passi in avanti verso l’accordo sulla nuova Pac, ma sono rimasti molti punti in sospeso:
- la dotazione finanziaria per gli eco-schemi e la flessibilità per i fondi inutilizzati;
- la condizionalità sociale;
- capping, degressività, pagamento ridistributivo, dotazione per i giovani agricoltori;
- alcune BAA della condizionalità;
- la dotazione per il sostegno accoppiato;
- gli interventi settoriali.
I punti di maggiore divergenza sono stati gli ecoschemi e la condizionalità sociale. Il Parlamento europeo, coerentemente con la votazione del 23 ottobre 2020, propone una percentuale degli ecoschemi al 30%, mentre il Consiglio Ue al 20%; si ipotizzava una mediazione al 25%, invece è mancato un accordo.
Analogamente la condizionalità sociale è fortemente voluta dal Parlamento, mentre è avversata dal Consiglio.
Vediamo i punti principali della Pac, dove c’è accordo e dove il negoziato è stato rimandato a giugno.
Articolo pubblicato sulla rubrica Primo piano di Terra e Vita
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Pagamenti diretti
Titoli e convergenza interna: i colegislatori non si sono mossi dalle loro posizioni iniziali: il Parlamento chiede il 100% entro il 2026 ovvero che il valore dei titoli diventi uniforme entro il 2026, cioè uguale per tutti gli agricoltori; invece il Consiglio chiede l’85% nel 2026, ovvero che il valore dei titoli più bassi raggiunga l’85% del valore medio entro il 2026, ciò significa che i titoli di valore elevato possono rimanere fino al 2028.
Giovani agricoltori: il compromesso prevede che gli Stati membri definiscono i giovani agricoltori con un limite massimo di età tra i 35 e i 40 anni. La dotazione per il pagamento “giovane agricoltore” deve essere ancora definita con un possibile compromesso al 3% per il sostegno in entrambi i pilastri.
Sostegno accoppiato: l’accordo tra i colegislatori prevede un elenco dei prodotti che dovrebbe escludere le colture non alimentari (come richiesto dal Parlamento) e includere il peperone, le patate, i miscugli di leguminose/erbacee e le olive da tavola (in linea con il mandato del Consiglio). Invece non c’è accordo sulla dotazione finanziaria da destinare al sostegno accoppiato.
La Commissione aveva proposto un massimo del 10% del budget del primo pilastro per gli aiuti accoppiati. La dotazione può essere aumentata del 2% a condizione che tale somma sia destinata al sostegno delle colture proteiche. Il Consiglio chiede di destinare il 13% del bilancio del primo pilastro agli aiuti accoppiati, con la possibilità di aumentare tale percentuale di due punti per il sostegno alle colture proteiche.
Sostegno redistributivo: i colegislatori hanno concordato il principio di un pagamento redistributivo obbligatorio, garantendo un’ampia flessibilità agli Stati membri. Gli Stati membri, che utilizzano un importo minimo per il pagamento ridistributivo, saranno esentati dall’applicazione del capping e della degressività. Tuttavia, non c’è accordo sulla percentuale minima di redistribuzione. Il Parlamento ha chiesto il 12%, mentre il Consiglio un minimo del 7,5%.
Capping e degressività
La Commissione nella sua proposta iniziale aveva previsto un sistema di riduzioni obbligatorie dei pagamenti a partire da 60.000 euro, con un tetto agli aiuti diretti a 100.000 euro.
Il Consiglio ha sempre sostenuto che il capping e la degressività siano facoltativi.
Il Parlamento ha chiesto l’obbligatorietà, con l’opzione di esentare l’applicazione del capping e della degressività per gli Stati membri che dedicano almeno del 12% del budget al pagamento ridistributivo.
Eco-schemi
Sugli eco-schemi ci sono alcuni punti di accordo e altri di disaccordo.
Un compromesso è stato raggiunto sul contenuto degli eco-schemi, in particolare sui seguenti punti:
- il sostegno sarà erogato su tutta la superficie (non solo sugli ettari ammissibili) coperta dall’eco-schema;
- l’elenco dei possibili ecoschemi potrà prevedere anche misure per il benessere degli animali e, di conseguenza, concedere pagamenti annuali per unità animale;
- l’elenco di pratiche agricole stabilite dagli Stati membri per gli eco-schemi deve coprire almeno due delle seguenti aree di azione: clima, ambiente, benessere degli animali e anche la resistenza antimicrobica.
Il disaccordo tra Parlamento e Consiglio riguarda la dotazione finanziaria minima da assegnare agli eco-schemi; questo punto è stato la maggiore causa del fallimento del trilogo del 25-28 maggio.
Il compromesso di una dotazione minima al 25% non è stato accettato dal Consiglio. I tentativi di mediazione sono stati molteplici:
- il 22% per il 2023, con un aumento graduale al 30% nel 2027;
- la flessibilità durante un “periodo di apprendimento” di due anni (2023 e 2024) con una soglia minima del 20% per evitare di perdere le risorse finanziarie non utilizzate;
- la redistribuzione dei fondi non utilizzati ai pagamenti diretti disaccoppiati a condizione che, negli anni successivi, tali importi siano recuperati a favore degli eco-schemi.
Tutti i tentativi di mediazione sono falliti, in quanto le posizioni sono rimaste inconciliabili.
Condizionalità rafforzata
I temi della condizionalità rafforzata sono molteplici e su di essi è stato raggiunto un accordo. Tra i più rilevanti, ricordiamo i prati permanenti e la rotazione delle colture.
Il mantenimento dei prati permanenti è fissato sulla base di una percentuale di prati permanenti in relazione alla superficie agricola a livello nazionale, regionale, subregionale, gruppo di aziende o azienda singola rispetto all’anno di riferimento 2018. È consentita una riduzione della superficie al massimo del 5% rispetto all’anno di riferimento.
Confermata la proposta della Commissione per il divieto di bruciare le stoppie.
Sulla rotazione delle colture è stato raggiunto un accordo di principio; la diversificazione viene abolita. Gli Stati membri dovrebbero giustificare la rotazione ogni anno, due o tre anni, a seconda della coltura, tenendo conto dei sistemi agricoli esistenti degli Stati membri e della diversità delle condizioni agro-climatiche.
Sono previste diverse esenzioni, in particolare per gli agricoltori a produzione biologica, le aziende con più del 75% della superficie seminativo con colture erbacee da foraggio o 75% della superficie agricola ammissibile a prati permanenti e le aziende di piccole dimensioni (5 o 10 ha). Per quanto riguarda le EFA, che nella nuova Pac transitano dal greening alla condizionalità rafforzata, è stato raggiunto un parziale accordo per cui la quota minima di terreno agricolo dedicato ad EFA prevede due percentuali: il 4% della superficie a seminativo dell’azienda agricola o il 3% per gli agricoltori che aderiscono agli impegni nell’ambito degli eco-schemi.
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Condizionalità sociale
Il Parlamento ha proposto introdurre il rispetto dei diritti dei lavoratori agricoli, come elemento condizionante il pagamento degli aiuti della Pac.
La dimensione sociale della Pac non faceva parte della proposta iniziale della Commissione europea. La Commissione ha comunque collaborato per elaborare un compromesso.
Il Consiglio si oppone alla condizionalità sociale proposta dal Parlamento.
Secondo pilastro
Il punto cruciale è la dotazione del Feasr dedicato all’ambiente e al clima; la Commissione aveva suggerito di dedicare il 40% del Feasr per la spesa a favore del clima e dell’ambiente. Una proposta inaccettabile per il Consiglio che ha accettato di dedicare un 35%
Strumenti di gestione del rischio
Gli Stati membri possono stabilire un sostegno per diversi tipi di strumenti di gestione del rischio, comprese l’IST e altri strumenti di gestione del rischio ammissibili, anche attraverso strumenti finanziari.
Le divergenze si concentrano sul metodo di calcolo delle perdite di produzione per l’attivazione del sostegno; il Consiglio e la Commissione hanno ribadito che dovrebbe essere effettuato a livello di azienda, ma il Parlamento europeo insiste per calcolare le perdite a livello di prodotto.
Un ulteriore elemento da definire la quota percentuale dei pagamenti diretti da riservare per l’istituzione di uno strumento di gestione del rischio a copertura di eventi catastrofali (proposta fortemente voluta dall’Italia).
Autorizzazioni per i diritti di impianto dei vigneti
C’è un accordo sulla proroga del sistema di autorizzazioni per i diritti di impianto al 2045, con due revisioni intermedie nel 2028 e nel 2040.
Gli Stati membri possono decidere che, se il reimpianto riguarda la stessa parcella o parcelle in cui è stata intrapresa l’estirpazione, le autorizzazioni sono valide per sei anni dalla data di concessione.
Piano Strategico Nazionale
Ogni Stato membro elabora un unico piano strategico della Pac per la totalità del suo territorio.
Qualora taluni elementi del piano strategico della Pac vengano stabiliti a livello regionale, gli Stati membri garantiscono che siano coerenti e uniformi rispetto a quelli stabiliti a livello nazionale.
Ciascuno Stato membro organizza un partenariato che include anche le parti economiche e sociali, compresi i rappresentanti del settore agricolo.
Sono previsti 22 indicatori di risultato obbligatori per la valutazione della performance (1 generale, 4 sulla dimensione economica, 12 sulla dimensione climatica e ambientale, 5 sulla dimensione sociale).
L’agenda della nuova Pac
Il percorso per la definizione della nuova Pac 2021-2027 è iniziato formalmente il 2 febbraio 2017, quando la Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica della durata di tre mesi (2 febbraio – 2 magio 2017) per raccogliere le opinioni dei cittadini europei sulla Pac post 2020 (tab. 2).
Il 29 novembre 2017 la Commissione europea ha presentato il primo documento ufficiale dal titolo “Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura”, in cui sono state delineate le linee guida sul futuro della Pac.
Il passo tecnico-politico più importante è avvenuto il 1° giugno 2018, quando la Commissione europea ha presentato le proprie proposte legislative sulla nuova Pac. Dopo questa data, si è passati alla fase legislativa, affidata al Parlamento e al Consiglio dei ministri agricoli.
Nel primo quadrimestre 2019 il dibattito si è concluso in seno alla Commissione ambiente (Comenvi) e in Commissione agricoltura (Comagri) del Parlamento europeo che ha approvato la relazione e gli emendamenti sulla nuova Pac, ma è l’ultimo atto del Parlamento europeo, prima delle elezioni europee del 23-26 maggio 2019.
Il nuovo Parlamento europeo ha riavviato il dibattito a settembre 2019 e ha votato la nuova Pac il 23 ottobre 2020; parallelamente il Consiglio dei ministri agricoli ha proseguito il negoziato ha trovato un accordo il 201ottobre 2020, durante il semestre di presidenza tedesca (tab. 1).
Dopo le due votazioni, sono partiti ii trologhi, che sono incontri previsti nella procedura legislativa dell’Unione europea che vede coinvolti rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione. Lo scopo è quello di fare in modo che il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue, con la mediazione della Commissione, raggiungano più rapidamente un accordo sulla nuova Pac.
La conclusione dei triloghi è prevista per giugno 2021, mentre entro settembre 2021, dovrebbero essere pubblicati i tre regolamenti della nuova Pac.
Mentre a Bruxelles l’agenda e il percorso della nuova Pac sono ormai delineati, a livello nazionale sono accesi i motori per l’attuazione della nuova programmazione.
Nella nuova programmazione 2023-2027, gli Stati membri godranno di una maggiore flessibilità per quanto riguarda le modalità di utilizzo delle dotazioni loro assegnate e potranno progettare programmi su misura che rispondano più efficacemente alle preoccupazioni degli agricoltori e delle comunità rurali.
In tal senso, la principale novità della Pac 2023-2027 è il new delivery model o nuovo metodo di lavoro o nuova modalità di attuazione, che consiste in un maggiore potere decisionale agli Stati membri, i quali parteciperanno alla scrittura della Pac con un Piano strategico nazionale.
Si prevede che gli Stati membri predispongano un Piano Strategico di attuazione della Pac, che dovrà essere redatto e approvato nel periodo che va da giugno 2021 a giugno 2022, in tempo utile per l’avvio della nuova Pac dal 1° gennaio 2023.