La nuova Pac ha tre obiettivi fondamentali:
- promuovere un settore agricolo smart (intelligente) e resiliente;
- sostenere la cura per l’ambiente e l’azione per il clima;
- stimolare la crescita e l’occupazione nelle aree rurali.
L’agricoltura deve essere capace di resistere ai cambiamenti, soprattutto quelli del clima e del mercato, deve essere sostenibile (ambiente e cambiamenti climatici), deve garantire la vitalità delle zone rurali.
Gli obiettivi della Pac riflettono anche la visione del futuro dell’agricoltura, caratterizzata dalla prevalenza dell’agroecologia, dell’agricoltura biologica, dell’innovazione e dell’agricoltura digitale, per l’ottenimento di prodotti sempre più attenti alla salute, trasferiti al consumatore in filiere agroalimentari perfettamente tracciate e ricche di informazioni.
In altre parole, anche l’agricoltura sarà contraddistinta dalla transizione ecologica e digitale, come tutta l’economia.
Articolo pubblicato sulla rubrica La Pac sotto la lente di Terra e Vita
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Moda o cambiamento strutturale? Molti oppositori
Questa visione dell’agricoltura trova molti oppositori che additano le parole “ecologica” e “digitale” come una moda irrealistica. Gli oppositori sono di segno opposto: da una parte chi critica la “deriva ambientalista” della Pac e dall’altra parte chi lamenta una Pac che continua a finanziare le aziende che producono danni all’ambiente.
I fautori del produttivismo e oppositori dell’agroecologia accusano l’Unione europea, in particolare la strategia Farm to Fork, di portare l’agricoltura ad una riduzione della produzione alimentare a fronte di un aumento della popolazione mondiale che entro il 2050 sfiorerà i 10 miliardi di esseri umani. La riduzione della produzione alimentare si ripercuoterebbe sui redditi degli agricoltori e sulla dinamica dei prezzi che aumenterebbero con conseguenze negative sui consumatori.
Dall’altra parte, i fautori dell’ambientalismo e oppositori della tecnologia che accusano l’Unione europea di avere una scarsa propensione ambientale e di favorire un ristretto numero di grandi aziende agricole - senza pensare al bene di tutti - che produce cibo non sano e danneggia la salute, l’ambiente, le piante, gli animali. E tutto questo viene fatto con i soldi dei cittadini europei. Con il 38% delle risorse finanziarie dell›Ue, la Pac non supporta lo sviluppo sostenibile e ha una grande responsabilità nell’impatto ambientale e sociale dell’agricoltura europea.
Sbagliano sia i fautori del produttivismo che dell’ambientalismo.
L’Unione europea propone una visione lungimirante e realista: l’agricoltura smart, ovvero un’agricoltura sostenibile e digitale (fig. 1). In altre parole, una maggiore sostenibilità che sarà perseguita con l’innovazione la tecnologia, non con un ritorno all’agricoltura del passato.
Transizione ecologica e digitale nella Pac 2021-2022...
Già nella Pac 2021-2022 sono presenti i primi sostegni indirizzati alla transizione ecologica e digitale. Ricordiamo che la politica di sviluppo rurale 2021-2022 viene finanziata da due fonti diverse:
- la dotazione ordinaria dei Psr, derivante dal Qfp (Quadro Finanziario Pluriennale 2021-2027): per l’Italia, è pari a 3 miliardi di euro di quota Feasr che raggiunge 6 miliardi di euro con il cofinanziamento nazionale;
- le risorse aggiuntive del programma “Next Generation Eu (Ngeu)”, il pacchetto di ripresa dall’emergenza Covid-19, per l’Italia pari a 910,6 milioni di risorse Ue, senza cofinanziamento nazionale.
Le risorse addizionali Ngeu sono attribuite agli Stati membri con destinazione specifica e contabilizzate separatamente dalle risorse Feasr ordinarie con la seguente ripartizione (tab. 1):
- 8% delle risorse possono essere utilizzate da ciascuno Stato membro per il sostegno delle misure dei loro programmi di sviluppo rurale rispettando i requisiti minimi ambientali;
- 37% per interventi destinati alla transizione ecologica;
- 55% per interventi destinati all’innovazione e alla transizione digitale.
...e nella Pac 2023-2027
L’obiettivo e gli strumenti per una transizione ecologica e digitale dell’agricoltura sono ancor più presenti nella Pac 203-2027, sia nei pagamenti diretti che nella politica di sviluppo rurale.
In questa direzione, è emblematica l’impostazione degli eco-schemi (regimi volontari per il clima e l’ambiente), il nuovo pagamento verde del primo pilastro della Pac. Essi verranno erogati tramite un premio annuale per ettaro, aggiuntivo al pagamento di base, agli agricoltori che si impegnano a osservare pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente.
Ebbene, secondo la comunicazione pubblicata dalla Commissione Europea nel gennaio 2021 (List of potential agricultural practices that eco-schemes could support), negli eco-schemi vengono finanziate le pratiche tipiche della sostenibilità (agricoltura biologica, carbon farming, agroforestazione, ecc.) insieme a pratiche dell’agricoltura digitale (agricoltura di precisione, programmi di irrigazione ottimizzati, strategie di alimentazione zootecnica ottimizzate, ecc.) (tab. 2).
Questa impostazione potrebbe sembrare contraddittoria, in quanto sostiene pratiche agricole molto diverse, dall’agroecologia all’agricoltura di precisione. Invece, è figlia di una strategia ben precisa: la sostenibilità si persegue con l’innovazione, in particolare con quella digitale.
Analogamente avviene con la nuova programmazione dello sviluppo rurale 2023-2027 che finanzia sia gli investimenti aziendali in innovazione che nella gestione ambientale, con un grande rilievo all’Akis (Agricultural Knowledge and Innovation Systems), il nuovo sistema di consulenza e trasferimento dell’innovazione.
Una strategia per il futuro
Il futuro sarà caratterizzato dalla prevalenza dell’agroecologia e dell’agricoltura digitale.
Questa strategia favorirà nuove tecniche, mentre molti settori saranno “bocciati”: agrofarmaci, fertilizzanti di sintesi, allevamenti intensivi, carni rosse, zuccheri, antibiotici, imballaggi, ecc. (tab. 3).
Le tecnologie di guida satellitare, la precisione nelle operazioni colturali e la gestione dei dati sono indispensabili per un’agricoltura moderna.
L’agricoltura digitale offre molteplici vantaggi nella riduzione degli sprechi, nella qualità dei prodotti e nella sostenibilità ambientale. Il business del futuro sarà la gestione dei dati; la tecnologia digitale consentirà di accrescere la sostenibilità dell’agricoltura (acqua, suolo e clima), di produrre in assenza di input chimici o con input limitati e di migliorare le informazioni sulla qualità e sull’origine dei prodotti.
Ad esempio, l’agricoltura biologica, che esce vincitrice da questa strategia “Farm to Fork”, dovrà cambiare: maggiore produttività, impiego della lotta biotecnologica contro le fitopatie, utilizzo delle moderne tecnologie meccaniche e digitali.
Articolo pubblicato sulla rubrica La Pac sotto la lente di Terra e Vita
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La transizione ecologica non sarà realizzata tramite “l’agricoltura del nonno”, ma attraverso un livello più avanzato, con elevatissime capacità professionali, decisamente più elevate rispetto all’agricoltura convenzionale che utilizza paradigmi standardizzati (con la chimica basta applicare una ricetta).
Le strategie dell’Unione europea
L’11 dicembre 2019, la Commissione europea ha pubblicato un’importante comunicazione al Parlamento e al Consiglio dal titolo “Il Green Deal europeo”.
L’obiettivo è una strategia di crescita sostenibile, competitiva ed efficiente che nel 2050 giungerà alla neutralità climatica ossia non genererà emissioni nette di gas a effetto serra.
Il nuovo “precorso verde” europeo riguarda tutti i settori dell’economia, in particolare i trasporti, l’energia, l’agricoltura, l’edilizia e settori industriali quali l’acciaio, il cemento, le Tic, i prodotti tessili e le sostanze chimiche.
L’agricoltura è profondamente coinvolta nel nuovo corso verde europeo.
Per tradurre l’ambiziosa strategia del Green Deal europeo in azioni mirate per l’agroalimentare, il 20 maggio 2020, la Commissione europea ha pubblicato due ulteriori comunicazioni:
1) “Una strategia “Dal produttore al consumatore” per un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente”, nota anche con la dizione inglese “A Farm to Fork Strategy”;
2) la “Strategia dell’Ue sulla biodiversità per il 2030. Riportare la natura nella nostra vita”.
Questi due documenti hanno una grande importanza per il settore agricolo, per due ragioni: da essi ne derivano impegni ambientali, ma anche occasioni di business.
Gli esiti, da realizzare entro il 2030, sono ambiziosi e impattanti per gli agricoltori:
- ridurre del 50% l’uso di pesticidi chimici;
- ridurre almeno del 20% l’uso di fertilizzanti;
- ridurre del 50% gli antibiotici per gli animali da allevamento;
- destinare almeno il 25% della superficie agricola all’agricoltura biologica.
L’alimentazione è al centro delle nuove strategie dell’Unione europea.
Le parole chiave del cibo sono: sostenibile, sano, sociale, etico.
L’Ue si propone di ridurre l’impronta ambientale e climatica del suo sistema alimentare e rafforzarne la resilienza, garantire la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, guidare la transizione globale verso la sostenibilità competitiva dal produttore al consumatore e sfruttare le nuove opportunità.
Questo significa:
- una filiera alimentare con un impatto ambientale neutro o positivo;
- proteggere i terreni, il suolo, l’acqua, l’aria, la salute delle piante e la salute e il benessere degli animali e invertire la perdita di biodiversità.
In altre parole, l’agroalimentare deve competere sui parametri della sostenibilità, non sui prezzi bassi.
L’Unione europea mira a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, la nutrizione e la salute pubblica, assicurandosi che tutti abbiano accesso ad alimenti nutrienti e sostenibili in quantità sufficienti che rispettino standard elevati in materia di sicurezza e qualità.
In altre parole, gli alimenti devono essere disponibili a tutti in quantità e qualità.
L’Ue vuole preservare l’accessibilità economica degli alimenti a tutti i consumatori, ma ciò non vuol dire un cibo a prezzi bassi.
Occorre garantire rendimenti economici più equi nella catena di approvvigionamento e promuovere il commercio equo; in altre parole, la catena del valore dovrà mostrare con chiarezza la remunerazione nei vari stadi della filiera.
Si tratta di una grande opportunità per gli agricoltori, che sono i soggetti più deboli della filiera e che potranno avvantaggiarsi di una maggiore trasparenza ed equità.