L'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo fa schizzare alle stelle i prezzi del grano e più in generale delle commodity agricole, oltre a far impennare ulteriormente quelli delle materie prime energetiche, petrolio e gas in testa. Una tempesta perfetta che si sta già abbattendo anche sul settore primario italiano, già fiaccato dal rincaro dei mezzi tecnici degli ultimi mesi e dall'embargo imposto dall'Unione europea alla Russia nel 2014 e le conseguenti contromisure con i divieti all'export agroalimentare comunitario. Secondo stime Coldiretti l'Italia ha perso 1,5 miliardi negli ultimi sette anni.
E in occasione della fiera My Plant&Garden di Milano, la professionale evidenzai che poco meno di un'azienda florovivaistica su tre (31,2%) è stata costretta a ridurre le produzioni con l'esplosione dei costi delle bollette, travolta dallo tsunami del caro energia, alimentato dall'invasione russa in Ucraina.
Grano e mais a peso d'oro
Da quando i militari russi hanno varcato i confini ucraini i prezzi del grano sono saliti del 5,7% in un solo giorno, raggiungendo il valore massimo da nove anni a 9,34 dollari a bushel alla chiusura del mercato future della borsa merci di Chicago, punto di riferimento mondiale delle materie prime agricole. La prima quotazione del Matif di Parigi, borsa di riferimento per le materie prime agricole in Europa, segna 47 euro in più a tonnellata per il grano tenero (+16%), 30 in più a tonnellata per il mais (+12%).
Ma l'aumento delle quotazioni delle materie prime ha interessato anche i prodotti base per l'alimentazione degli animali negli allevamenti come la soia che ha raggiunto il picco dal 2012 e il mais, ai massimo da otto mesi. Il petrolio ha sfondato quota 100 dollari al barile, cosa che non accadeva dal 2014, guarda caso quando la Russia annesse la Crimea.
E secondo gli ultimi dati diffusi dalla Commissione europea in occasione della riunione del Consiglio Agricoltura del 21 febbraio, i prezzi del gas naturale hanno fatto registrare un aumento del 379% sul livello in essere nell’ultimo trimestre del 2020. Dal lato dei fertilizzanti, il prezzo dell’urea è salito nello stesso periodo del 245%.
Gli autotrasportatori protestano contro il caro gasolio
Il ruolo chiave dell'Ucraina
Come noto l'Ucraina ha un ruolo importante anche sul fronte agricolo con la produzione di circa 36 milioni di tonnellate di mais per l'alimentazione animale (quinta al mondo) e 25 milioni di tonnellate di grano tenero per la produzione del pane (settima al mondo) mentre la Russia è il principale Paese esportatore di grano a livello mondiale. Kiev è al primo posto in Europa per superfici coltivate a seminativi, che ne fanno il secondo produttore mondiale di orzo e il quarto di patate.
A preoccupare i mercati è il fatto che la guerra tra i due Paesi possa frenare le spedizioni dalla Russia e bloccare quelle ucraine dai porti del Mar Nero con un crollo delle disponibilità sui mercati mondiali e il rischio di inflazione su beni di consumo primario, carestie e tensioni sociali. Un'emergenza mondiale che riguarda direttamente l'Italia, che importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais per l'alimentazione zootecnica.
Ucraina, la crisi penalizza l'export agroalimentare italiano
Le associazioni: fermare l'escalation
«Si è aperta una fase nuova piena di rischi che impone a tutti i rappresentanti dei settori produttivi e dei lavoratori di assicurare il massimo contributo alla coesione sociale – è il commento del presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti –. Dobbiamo prepararci ad affrontare una situazione di profonda instabilità. La risposta di Mosca alle sanzioni della Ue può spingere ancora verso l’alto i prezzi del gas e del petrolio, come già stiamo registrando in queste ore. L’aumento del costo dell’energia, inoltre, impatta su tutti i mezzi di produzione e sui trasporti. Rischiamo di non avere a disposizione le quantità necessarie di fertilizzanti per i prossimi raccolti – lamenta Giansanti –. E il blocco dell’attività nel porto di Odessa potrebbe far collassare il mercato internazionale dei cereali».
«La guerra sta innescando un nuovo cortocircuito sul settore agricolo nazionale che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini in un Paese fortemente deficitario in
alcuni settori dove occorre un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodity – afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini – la necessità di garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle con prezzi giusti che consentano agli allevatori di continuare a lavorare».
«Condanno pienamente l’efferata e ingiustificabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia ed evidenzio il fatto che le nuove tensioni avranno effetti devastanti sull’economia nazionale e comunitaria, già messa a dura prova dalle ripercussioni dell’emergenza coronavirus e dai gravosi incrementi dei costi dei fattori produttivi e delle tariffe energetiche». Questo il commento del presidente della Copagri Franco Verrascina che sollecita il governo a individuare prontamente adeguate e immediate contromisure che possano mitigare l’impatto della grave crisi in atto.
«È un momento delicato e dobbiamo evitare che questa crisi internazionale possa ripercuotersi su consumatori e agricoltori – commenta l'amministratore delegato di Consorzi Agrari d'Italia Gianluca Lelli –. Abbiamo il dovere di evitare che qualche speculatore, puntando ad acquistare materie prime agricole a prezzi più bassi, costringa gli agricoltori a svendere il prodotto addirittura sotto i costi di produzione, esplosi a causa del caro energia e degli incrementi di concimi e mangimi».