Prosegue la discesa dei prezzi delle materie prime utilizzate nell’alimentazione zootecnica, condizionate da un livello dei consumi che rimane contenuto e dalla disponibilità di prodotto estero, di origini alternative a quelle delle aree coinvolte nel conflitto russo-ucraino.
Foraggeri e farine proteiche, ribassi generalizzati. "Tiene" solo la colza
I cali sono stati generalizzati, interessando sia i cereali foraggeri sia i prodotti proteici, con l’unica eccezione della farina di colza, maggiormente stabile. Nonostante l’arrivo delle precipitazioni nelle regioni del Nord Italia ad alleviare almeno parzialmente l’allarme siccità, nel mercato permane incertezza su quello che sarà l’andamento delle prossime semine a causa di prezzi dei fertilizzanti che restano su livelli elevati.
I grani teneri tornano sotto la soglia dei 400 €/t
Tra i cereali foraggeri, tornano sotto la soglia dei 400 €/t i prezzi dei grani teneri ad uso zootecnico, scesi a Bologna su un valore medio di 392,50 €/t (franco arrivo). Arretra anche l’orzo foraggero, in calo di 13 €/t rispetto alla settimana precedente e attestato ora sotto la soglia dei 380 €/t (372-376 €/t, franco arrivo). Andamento simile per il sorgo nazionale, che rispetto a sette giorni prima perde 5 €/t, fermandosi appena sopra i 370 €/t (franco partenza).
I listini rimangono da record
A fronte dei ribassi, le quotazioni attuali rimangono comunque sostenute, con incrementi rispetto alla scorsa annata che vanno dal +67% del grano foraggero al +74% del sorgo fino al +83% dell’orzo.
Annata 2022/2023, previsti leggeri aumenti di produzione
Per quanto riguarda la prossima annata (2022/2023), intanto, le prime stime sulla produzione comunitaria diffuse dalla Commissione Europea indicano sia per il grano tenero che per l’orzo un aumento rispetto all’attuale annata, pari ad un +1% per il grano tenero (da 130 a 131 milioni di tonnellate) e a un +3,2% per l’orzo (da 52 a 53,6 milioni di tonnellate). Per l’Italia, la prima proiezione sul grano tenero vedrebbe un raccolto di 2,5 milioni di tonnellate, mentre per l’orzo ci si attesterebbe su 1,1 milioni di tonnellate.
Arretra anche la soia
Un ulteriore calo ha interessato anche i prezzi della soia, sia di origine nazionale che di provenienza estera. Sulla piazza di Milano la soia nazionale si è riportata al di sotto dei 700 €/t (694-698 €/t, franco arrivo), un livello che rimane comunque più alto del 10,7% rispetto a un anno fa. Segno “meno” anche per la soia di provenienza estera, in calo di 10 €/t rispetto alla settimana precedente e attestata sui 665-674 €/t (franco arrivo). Si mantiene superiore al +20% la variazione su base annua. Sui mercati esteri, la settimana è stata segnata da un netto incremento delle quotazioni della soia alla Borsa di Chicago, dove i valori hanno raggiunto i 16,90 dollari per bushel (pari a 571 €/t), in aumento del 7% rispetto a sette giorni prima.
La farina di girasole perde 23€/t sulla piazza di Bologna
Diffusi ribassi si sono osservati anche per i prezzi all’ingrosso delle farine di soia (-6 €/t per la farina proteica estera a Bologna) e, soprattutto, di girasole (-23 €/t a Bologna), complice un mercato statico. Pur attenuandosi rispetto ai picchi raggiunti a marzo, la crescita rispetto allo scorso rimane consistente per entrambi i prodotti, con un +28% per la farina di soia e un +39% per la farina di girasole. Minori cambiamenti si riscontrano per la farina di colza, in lieve aumento a Milano (+5 €/t) e stabile a Bologna.