La situazione mondiale del grano duro si sta sempre più avvicinando a quanto visto nel recente passato (2005/06). Con una produzione 2009 che, dalle ultime stime, si riporta oltre i 40milioni di t e scambi che non andranno oltre i 7 milionidi t, gli stock di riporto stimati al 31 maggio 2010 saranno prossimi ai 5milioni di t.
Quanto avvenuto a livello mondiale negli ultimi 6 anni evidenzia alcuni aspetti di rilievo: un consumo in media sui 37 milioni di tonnellate, una devastante rilevanza della variabile climatica sulle produzioni sia nel bene (2004 e 2009) che nel male (2006 e 2007) e un livello di scambi che non si discosta significativamente dai 7 milioni di t, potendo alcuni paesi utilizzare in alternativa al duro i grani teneri “vitrei” di forza.
A guardare la variabilità dei consumi e degli scambi, si ha una correlazione solo parziale dovuta essenzialmente al fatto che i principali paesi importatori dell’area Mediterraneo (Marocco, Algeria, Tunisia ... e Italia) negli ultimi anni hanno volutamente (Nord Africa) o obbligatoriamente (Italia) registrato significativi cambiamenti negli stock di riporto di fine campagna.
I paesi nord africani, importatori netti da sempre, perseguono la strategia di riempire il “granaio” nelle annate migliori per minimizzare le cicliche carestie tipiche dell’area del Magreb; l’Italia, da sempre importatrice di grani di qualità, dal giorno della “caduta dei dazi” (conseguenza delle nuove regole Pac), di fatto condivide la stessa strategia del Magreb: allungamento delle coperture dei molini nei periodi di bassi prezzi e, grazie anche al “super-euro” degli ultimi anni, pieno sdoganamento da possibili “prezzi pazzi” derivanti da annate di basse produzioni come per la campagna in corso.
Da ultimo, a completamento del quadro mondiale, è rilevante il fatto che per 3 anni consecutivi, indipendentemente dalle rese (scarse nel 2007 e ottime nel 2008 e 2009), la qualità “merceologica” media dei raccolti mondiali è stata molto vicina alla perfezione; per l’Italia non è stato “produttivamente” così, ma “commercialmente” la permeabilità dei mercati (assenza di dazi) e il cambio €/$ favorevole all’acquisto di merce estera hanno limitato al minimo gli effetti di annate negative come il 2007 e il 2009.
DISPONIBILITÀ 2009/10
Con la campagna 2009/10 possiamo dire che la crisi del 2007 è ormai lontanissima anche se ne vediamo ancora i residui psicologici. La domanda, dopo lo smacco subito, è sempre più orientata al mantenimento di un livello di coperture medio-alto ben oltre i 36 mesi (già si parla di vendite di merce estera per consegna gennaio-marzo 2011) e l’offerta, dopo la sbornia dei primi mesi del 2008, ancora spera in un ritorno dei prezzi “partenza” oltre i 200 $/t (in Usa) e i 200 €/t (in Europa e Italia). Se la domanda si è fatta fin troppo cauta, spesso pagando per coperture lunghe prezzi che alla consegna sono stati di molto superiori alle quotazioni sul pronto, l’offerta ha creduto troppo alle (tardive) sirene rialziste del 2007/08.
In Italia, le due strategie hanno portato la domanda ad approvvigionarsi all’estero (mancando l’offerta locale sul breve-medio periodo) e l’offerta a “covare” a oltranza il grano duro prodotto nel 2008 fino a doverlo (s)vendere oggi a livelli di prezzo che, al netto dei costi finanziari e di magazzinaggio accumulati, sono prossimi ai minimi del 2005.
Tornando al panorama mondiale, il 2009 ha visto problemi produttivi e qualitativi solo in Italia, mentre il resto del mondo ha conseguito per il secondo anno consecutivo raccolti record. Se al nostro bilancio, alla voce produzione, è mancato un milione di tonnellate, in Nord America si è registrata la migliore produzione degli ultimi 5 anni e in Europa e Nord Africa, per il secondo anno consecutivo, raccolti quantitativamente e qualitativamente oltre le aspettative degli operatori.
In uno scenario sempre più rassicurante, l’aumento delle scorte di inizio campagna in Nord America, dovuto alla progressiva stagnazione degli scambi sui livelli “storici”, e in Europa, soprattutto in Italia dovuto alla ritenzione dell’offerta, assieme al cambio €/$ che, “in dollari”, garantiva livelli di prezzo decorosi per gli agricoltori d’oltreoceano, hanno sì contribuito alla ripresa degli scambi mondiali, ma l’incremento dei consumi non è stato sufficiente ad assorbire l’aumento produttivo. Inesorabilmente si andrà verso un ulteriore aumento degli stock di fine campagna (maggio 2010) soprattutto in Usa e Canada molto prossime ai livelli record del 2005.
SCAMBI COMMERCIALI
Se osserviamo gli scambi commerciali, il contesto che si è finora delineato ha favorito i paesi dell’area dollaro, più tempestivi degli europei a “leggere” l’evoluzione della campagna 2009/10. Da settimane il Canada e gli Usa, si sono assicurati importanti volumi di esportazione, sfruttando al meglio la richiesta di copertura a medio termine delle domande “conservative” di Italia eMagreb e traendo massimo beneficio dall’iniziale ritenzione (fino a dopo Ferragosto) applicata dai venditori europei, speranzosi che i raccolti di Usa e Canada fossero mediocri. La volatilità del cambio €/$ degli ultimi mesi e l’aggressività commerciale e speculativa delle principali multinazionali del grano, Canada incluso, hanno fatto il resto. Ed è proprio la strategia a breve del colosso Canadian Wheat Board (CWB) che ha finora imposto le regole del gioco e presumibilmente influenzerà i prossimi 6-9mesi.
Se la volontà del CWB, come logica suggerisce, sarà quella di arrivare al 31 Luglio 2010 con stock di riporto entro i 2,7 milioni di t, nei prossimi 3-4 mesi si assisterà a una crescente pressione dell’offerta mondiale, che forzerà la mano alla domanda giocando su prezzi bassi e “finiti a tutti gli effetti” per consegne a 3-12 mesi a futuro.
ANDAMENTO DEI PREZZI
La stima dei prezzi nel breve e medio periodo è, alla luce del prezzo minimo di entrata a circa 155 €/t per merce extra Eu-27 resa porto europeo, sempre più influenzata dalle strategie dei principali esportatori: Canada, Usa, Messico e Australia, oltre che dalla volatilità del cambio valutario.
Se osserviamo il trend dei prezzi negli ultimi 5 anni si evince che oggi i prezzi sono pressoché allo stesso livello del dicembre 2005, ma l’apparenza inganna!
Per gli agricoltori d’oltreoceano i 130 €/t “Fob Laghi” del 2006 valevano sui 155 $/t, mentre gli stessi 130 €/t di oggi valgono sui 185 $/t. Ecco perché vorrebbero consolidare al cambio di “oggi” il valore del loro raccolto 2009/10 e sono disposti a quotare già una parte del 2010/11 (che seminaranno ad aprile 2010).
Se il cambio €/$ si manterrà a 1,40 e i prezzi mondiali gennaio-aprile 2010 sconteranno la pesantezza dell’offerta Usa e Canada, in Europa si potrebbero consolidare gli attuali prezzi. A destabilizzare la calma piatta che da settimane regna sulle piazze Ue potrebbero essere sia le variabili endogene (superfici seminate, consumi, domanda-offerta) che le ben note variabili esogene: clima, cambio €/$ e costo dei noli.