Grano duro, Borse sulla difensiva
Italia
Non si modificano i fondamentali globali e restano incerte le strategie di vendita nei principali paesi esportatori. Per l’Italia, quest’anno ancor più deficitaria (ma con adeguati arrivi previsti entro fine anno), un panorama commerciale come questo suggerisce attesa e cautela negli scambi. Di riflesso, le Borse si mantengono sulla difensiva, quotando “invariato”. I quasi 3 mln/t di ammanco (totale) di campagna, al netto di acquisti fatti e di arrivi previsti, mantengono comunque una dose di incertezza soprattutto sul secondo semestre, quando maggiore sarà la dipendenza dall'“any origin”. Da sud a nord il nazionale tipo “Fino” vale un 315-320 €/t arrivo, con i mercantili a sconto di 10-15 €/t e 30-40 €/t.
Europa
L’orizzonte commerciale comunitario resta invariato, con i molini locali che hanno già proceduto a operare adeguate coperture fino al 2025, tenendosi però aperta una percentuale del fabbisogno per sfruttare eventuali cali di prezzo nelle origini extra-Ue (Canada e Turchia). Le prospettive di un ampio raccolto mondiale mantengono sotto pressione l’offerta che vorrebbe collocare il prodotto entro le prossime settimane, ma la domanda è attendista. Le borse merci non danno segnali di cambiamento, con prezzi pressoché invariati: l’origine Spagna quota il duro “gruppo 1” sui 270 €/t origine, con la Francia che si conferma per la qualità “milling” reso Fob Mediterraneo sotto i 295 €/t.
Mondo
In Usa e Canada la trebbiatura è oltre il 50% e la qualità media migliora con il progredire della raccolta, dopo qualche dubbio sulle specifiche merceologiche (peso specifico) dei primi tagli. La produzione mondiale attesa resta a ridosso dei 35 mln/t, con un consumo atteso in rialzo (ma passibile di riduzione se i prezzi del duro restassero troppo a premio sui teneri “vitrei”). Tale situazione comunque ricostituirebbe un poco gli stock mondiali, in buona parte erosi nelle ultime annate. Quotazioni senza variazioni e sostenute dall’attesa alla vendita da parte dei detentori, ma restano le incognite legate alle strategie di vendita dell’asse turco-russo-kazako e del Canada, tornato a produrre come nelle annate medie.
Grano tenero, altra settimana in ripresa
Italia
La settimana non ha visto particolari cambiamenti, con domanda puntuale e offerta che si mantiene adeguata a soddisfare i bisogni in un contesto che ancora non ha trovato l’equilibrio, soprattutto per le classi inferiori, dove le principali Borse fanno registrare aumenti di prezzo. Su Bologna i rincari di 2 €/t si estendono a tutte le classi. Per i panificabili le quotazioni sono allineate con le alternative comunitarie, mentre per i grani di forza il differenziale con gli esteri è inferiore alla media. Il “tipo Bologna” su Ager vale oltre i 310 €/t partenza, con un differenziale di 40-50 €/t per la classe 2 e di 80 €/t per i “misti”; le alternative comunitarie “panificabili” sono in lieve rialzo, oltre i 230 €/t arrivo, mentre il grano di forza Ue 14 proteina è stabile a 320 €/t reso, con gli spring in ripresa: oltre i 340 €/t arrivo.
Europa
L’evoluzione sui mercati comunitari resta influenzata da due fattori contrapposti: la scarsa domanda dai porti (conseguente alla minore competitività del prodotto europeo nelle aste nordafricane) e la materializzazione nei prezzi delle notizie di minori produzioni nella regione del Mar Nero, con possibilità di un aumento delle quotazioni internazionali e, per derivazione, su Euronext e mercuriali. La produzione 2024 è rivista a ridosso dei 112 mln/t, in lieve calo sulle previsioni di fine agosto. Anche questo rafforza i mercati, con ampia forbice di prezzo tra i grani di forza e le altre classi merceologiche. Su Parigi il “future milling” di dicembre vale sui 220 €/t, con il “panificabile” pronto reso porto di Rouen a 222 €/t (+4).
Mondo
L’ultimo aggiornamento Usda parla di una situazione simile (o neutra) rispetto a quanto riportato ad agosto, con lieve incremento degli stock mondiali e senza particolare enfasi a riguardo del calo nella regione del Mar Nero. I mercati a termine Usa, dopo i recenti rincari, potrebbero ritracciare per i “vernini” (Hard e Soft Red Winter), mentre per il Minneapolis (grani primaverili) la situazione potrebbe restare ben tenuta ancora per qualche settimana, in attesa di stime più certe sui raccolti russo-ucraini e dell’Emisfero Sud. Russia sempre aggressiva in prezzo nelle aste internazionali, mentre la perdurante ritenzione alla vendita di Usa e Canada (già oltre al 50% della trebbiatura) sostiene i prezzi degli “spring” con qualità. Prezzi potenzialmente in rientro dopo i dati Usda, ma non si escludono volatilità e speculazione. Prezzi: l’argentino a 272 $/t, l’australiano Soft White a 274 $/t, il Dns a 257 $/t, il “milling” russo a 221 $/t.
Mais, le notizie sulla disponibilità agitano i listini
Italia
Settimana che ripresenta segnali di ripresa sulle piazze di Milano (più 3 €/t) e Bologna (più 5 €/t), a seguito dei rumors sul raccolto ucraino e della minore disponibilità di prodotto sui porti. Al momento il fattore depressivo pandemico non sembra incidere, ma resta la principale incertezza che gli operatori si trovano a gestire. Un possibile calo dei consumi e l’atteso ritorno sul mercato dell’Ucraina potrebbero modificare l’attuale tendenza rialzista. Oggi il mais “con caratteristiche” si quota sui 230 €/t, con il “generico” a sconto di 6-9 €/t; comunitari ed esteri in rialzo, con quotazioni già oltre il nazionale con caratteristiche.
Europa
Le ultime previsioni parlano di un’ulteriore riduzione delle stime di raccolto 2024 sui 58 mln/t (meno 8% sul 2023 e meno 3% sulle stime di agosto), ma il parallelo calo dei consumi e dell’export (a parità di importazione) non mutano più di tanto il quadro comunitario, con le maggiori incognite che restano il (maggiore?) import e i (minori?) consumi. Nell’attesa di chiarimenti, gli scambi intra-Ue procedono nella media, anche se il clima in alcune aree ritarda la raccolta e potrebbe creare qualche tensione sui mercati nella seconda parte di settembre. Sulle principali Borse il mais “fisico” resta tenuto alla pari di Parigi Euronext, che quota la posizione novembre sui 204 €/t (più 1) e il franco porto di Bordeaux sui 206 €/t (inv).
Mondo
Lo scenario recentemente rivisto dalle principali fonti statistiche dà segnali confortanti per una stabilizzazione dei mercati. La supply-demand 2024/25 vede maggiore produzione, che copre in tutto gli attesi maggiori utilizzi, per un quadro che mantiene un livello di scorte di riporto pari al 25% del rapporto stock/utilizzi. Rispetto ad agosto il panorama commerciale è indicato come “neutro”. Le semine sono iniziate in Brasile e Argentina in condizioni di lieve siccità, ma è presto per ogni giudizio. In Ucraina il mercato è salito per la maggiore domanda, dopo la conferma di minori rese/ha e problemi di qualità in Est Europa. Resta incertezza sul fabbisogno (e l'import) cinese, che potrebbe essere il fattore depressivo. Prezzi Fob: l’Usa a 185 $/t, l’ucraino 203 $/t, l’argentino 183 $/t e il brasiliano a 192 $/t.
Cereali foraggeri, l'incubo peste suina è fattore ribassista
Italia
Cereali foraggeri: confermati perplessità e dubbi per l’evoluzione della pandemia suina, i mercati scontano qualche supporto trasversale dalla tonicità dei prezzi del mais. Orzi, grano tenero e sorgo si riapprezzano sulle Borse per valori reso destino sui 210 €/t per l’orzo pesante, di 230 €/t per i grani e 215 €/t per il sorgo bianco. Oleaginose: non si modifica il quadro di campagna globale e, in attesa di rivedere quotata la soia nazionale, si nota la conferma per l’origine estera, che vale reso destino tra i 435 €/t di Bologna e i 443 €/t di Milano; il girasole alto oleico “apre” su Ager a 420-425 €/t arrivo (più 7% sull'agosto 2023).
Europa
Cereali foraggeri: un raccolto di grano ai minimi dal 2012 si scontra con l’aggressività dell’offerta estera di “feed” e non si vede alcun effetto positivo neppure per gli orzi, compressi tra una produzione 2024 buona sulla carta, ma poco richiesta da un mercato con domanda statica ed attendista. Sul fronte dell'export la comunità resta non competitiva e i prezzi di partenza sono spesso preferibili alle proposte del “reso porto”. Scambi interni senza acuti, con le controparti prudenti nel prendere posizioni a futuro. Oleaginose: settimana movimentata per la colza sulle piazze comunitarie sull’onda dell’incertezza petrolifera e della volatilità di mercato delle oleaginose. Su Parigi la posizione novembre della colza vale un 466 €/t (meno 7), con il Fob Rouen nuovo raccolto sempre attorno ai 470 €/t. In salita il prezzo del girasole “alto oleico” a 485 €/t (più 5) reso S. Nazaire (Francia), per ritenzione dell’offerta (causa clima umido e ritardo di 2-3 settimane nella trebbiatura).
Mondo
Cereali foraggeri: gli ultimi dati sui fondamentali (produzioni, consumi e scorte) non cambiano uno scenario in equilibrio con produzioni di grano e orzo in aumento, consumi simili al 2023/24 e solo un lieve deficit per gli orzi; stock finali risicati per gli orzi e adeguati per i grani. Scambi per la campagna attesi in calo per i buoni raccolti nei paesi utilizzatori e la concorrenza trasversale del mais. Quotazioni stabili con fattore calmierante l’aggressività di prezzo dal Mar Nero. Orzo Fob Mar Nero a 185 $/t, l’australiano a 248 $/t; il grano Srw Fob Golfo a 211 $/t e l’ucraino 201 $/t. Oleaginose: la conferma della ripresa dell’import Cinese di soia in parte compensa gli effetti depressivi di una maggiore produzione in Usa e prospettive di minore domanda bio-energetica (il prezzo del petrolio si prevede in calo). Anche la colza soffre dell’incognita bio-energetica in aggiunta all’effetto depressivo del rischio investigazione anti-dumping in Cina sull’origine canadese. Prezzi Fob: la soia Usa a 410 $/t, la brasiliana a 412 $/t e l’argentina a 413; la colza canadese Fob Vancouver a 472 $/t.