Sono tra gli ortaggi più apprezzati dagli italiani, per la loro versatilità in cucina, per il loro gusto delicato e per l’ampiezza delle varietà disponibili, spesso caratterizzate da un forte radicamento territoriale locale. Gli zucchini, secondo dati Ismea riferiti al primo quadrimestre 2011 connotano il paniere della spesa orticola dei nostri connazionali e si piazzano al secondo posto nelle scelte quotidiane, subito dietro al pomodoro, re assoluto sulle tavole tricolori, conquistando oltre il 12% della spesa complessiva a valore. Inoltre lo zucchino risulta il quinto ortaggio per diffusione, essendo presente nel 90% delle famiglie italiane.
Questi dati confermano i buoni risultati ottenuti nel 2010 sotto il profilo dell’incremento delle vendite e delle superfici coltivate che ha caratterizzato un po’ tutt’Italia. Infatti l’anno scorso sia il consumo che le superfici investite sono aumentate del 4-5%. Le cucurbitacee sono tra le orticole più diffuse ed economicamente importanti nello scenario produttivo nazionale: attualmente, secondo i dati presentati a Macfrut 2011, lo zucchino rappresenta il 4% della produzione nazionale di ortaggi in campo aperto e il 12% di quella in serra. Inoltre rappresentano il fiore all’occhiello delle produzioni agricole italiane grazie a elevati standard qualitativi, sia in termini di caratteristiche organolettiche sia di sicurezza agroalimentare, nonché un’importante fonte di reddito per gli agricoltori e l’intera filiera.
POCO VALORIZZATO
Quanto alle vendite, il peso della distribuzione moderna negli acquisti al dettaglio è arrivato al 60% del totale in valore e al 55% in volume, con profonde differenze geografiche: nel Nord-Est vi si acquistano l’87% dei volumi, al Sud solo il 9%.
Nonostante il grande apprezzamento degli italiani per lo zucchino, spesso è nell’approccio al mercato, in particolare con le grandi superfici della distribuzione moderna, che questo ortaggio vede spegnersi una parte della sua grande carica in termini di differenziazione e varietà. Buona parte dei retailer, infatti, non dà risalto al grande patrimonio di varietà che caratterizza questa specie orticola e, si riducono, a commercializzare uno standard ben definito: più scure al Nord, verdi al Sud, ma tutte nel classico formato da 18-20 centimetri di lunghezza caratterizzate dalla forma cilindrica e dalla massima regolarità possibile.
Una standardizzazione spinta da ragioni di praticità ed efficacia logistica che non dà ragione, tuttavia, alle tante varietà che punteggiano l’Italia da Nord a Sud, dallo screziato Grey, come il fiorentino e il romanesco, quest’ultimo molto apprezzato con il fiore, ai claviformi, ai bianchi, fino ai molto tozzi.
Altro elemento che impatta sugli aspetti qualitativi del prodotto, sta nella forte competizione sul prezzo che le catene hanno innescato anche sugli ortaggi, per riuscire ad avere un’arma efficace da giocare in chiave competitiva. Una rincorsa al prezzo più basso che, certo, non contribuisce a innalzare la qualità degli zucchini presenti dei reparti ortofrutta di supermercati e ipermercati e che, quindi, può innescare una spirale di disaffezione da parte dei clienti.
Tuttavia, alcune catene hanno utilizzato proprio gli ortaggi, e tra questi gli zucchini, come elemento identitario della propria offerta, cercando di valorizzare il localismo e, quindi, le varietà autoctone e il lavoro delle aziende orticole locali. Dando, cioè, un nome e un cognome ai prodotti che, altrimenti, finiscono spesso “sconosciuti” dentro anonimi cassoni nei reparti ortofrutta delle grandi superfici, acquistati solo quando il prezzo risulta promozionato o sotto una determinata soglia. Una probabile risposta all’ascesa delle vendite di ortaggi nei tanti farmer’s market che stanno punteggiando le città italiane da qualche anno a questa parte. «Abbiamo sempre cercato di lavorare salvaguardando gli interessi di tutti gli attori della filiera – risponde pronto Massimo Bongiovanni, presidente dell’Associazione delle Coop di consumo del distretto adriatico – continueremo a farlo e, credo, che nessun farmer’s market sappia dare le risposte che diamo noi».
PROGETTI DI FILIERA CORTA NELLA GDO
Coop Adriatica, per esempio, ha lanciato un progetto di filiera corta che ha visto come protagoniste proprio le zucchine provenienti dalla Romagna, coinvolgendo 11 produttori che hanno visto i loro volti stampati sulle confezioni da un kg di zucchine presenti sulla rete di vendita di ipermercati e supermercati delle provincia di Bologna e Rimini. Complessivamente le zucchine rappresentano quasi il 3% delle vendite di ortofrutticoli della cooperativa di consumatori aderente a Coop Italia. «Riteniamo piuttosto – continua Bongiovanni – che questa sia l’occasione per la Gdo nel suo complesso di rivedere il suo rapporto con il territorio e con il tessuto produttivo: in futuro i punti di vendita non dovranno essere visti come luoghi a sé, bensì come espressioni di un territorio circostante, con il quale allacciare rapporti più stretti di interscambio».
Operazione analoga è stata condotta da Nordiconad in collaborazione con Ortofruit Italia, organizzazione di produttori che coinvolge più di 500 aziende e coordina 12 cooperative per un volume totale annuo di 20mila t e 30 milioni di € di fatturato. In 130 punti di vendita sparsi tra Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, infatti, sono stati commercializzati ortaggi di varietà piemontesi, tra i quali gli zucchini chiaro, chiaro fiore e scuro in vassoio di cartone personalizzato con il logo “Ortaggi che parlano piemontese” e in flow pack. «Questo progetto – afferma Domenico Paschetta, presidente di Ortofruit Italia – intende favorire il consumo locale delle produzioni territoriali e ha il duplice scopo di riconoscere all’imprenditore agricolo un valore equo per le sue produzioni e di sostenere l’ambiente riducendo l’impatto dei trasporti». Gli obiettivi dichiarati del progetto sono molteplici. Il primo è la valorizzazione del territorio, su cui l’aumento delle produzioni orticole locali porta un indubbio ritorno e consente di mantenere in vita economie importanti specialmente nelle aree più marginali. E di farle conoscere a un pubblico più ampio di consumatori. Con risvolti importanti per la salvaguardia dell’ambiente, che già adesso viene difeso dalla filosofia del “km 0».
Punto focale di operazioni di questo tipo è il sostegno all’agricoltura, in particolare all’orticultura, spesso alle prese con drammatici crolli della redditività, tra incrementi dei costi di produzione in termini di carburanti, fertilizzanti, manodopera e tassazioni di vario tipo e un mercato che mantiene basse le quotazioni del prodotto per sostenere le vendite. In entrambi i casi, infatti, i retailer si sono impegnati a corrispondere un prezzo equo ai produttori di zucchini, sostenendone in questo modo l’attività. Non solo: nell’operazione “Ortaggi che parlano piemontese” gli agricoltori sono stati reclutati come testimonial viventi sui punti di vendita, pronti a rispondere a tutte le domande e le curiosità dei clienti del supermercato. Insomma a metterci la faccia.