Salvaguardare l’agrobiodiversità,
innovare dagli antichi saperi,
promuovere il fattore umano e culturale locale,
coltivare la condivisione e la reciprocità,
supportare la redditività delle piccole aziende agricole “eroiche”,
condividere e diffondere conoscenze e competenze.
Sono questi gli obiettivi del Manifesto degli intenti e delle azioni per i semi antichi italiani e le loro filiere promosso da Avasim, l’Alleanza per la Valorizzazione delle Antiche Sementi Italiane e del Mediterraneo, il consorzio internazionale di ricerca e promozione che vuole accogliere e aggregare tutti gli attori delle filiere agroalimentari (delle antiche sementi italiane, dalla cerealicola alla orto-frutticola, dalla vitivinicola alle erbe aromatiche, dalle oleose alle officinali), attraverso l’incentivazione della ricerca e delle nuove tecniche di sviluppo.
«Lavoreremo per valorizzare questo eccezionale patrimonio genetico autoctono di interesse agrario e forestale – afferma la presidente di Avasim, Alessia Montani –. Auspichiamo l’intervento dalla sfera pubblica per sostenere la nascita di nuove filiere agroalimentari e adottare leggi mirate a protezione di un segmento di mercato dalle grandissime potenzialità economiche».
Articolo pubblicato su Terra e Vita 25/2021
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Quali sono le tre azioni concrete che mira a realizzare Avasim nel breve- medio periodo? E come lavorerete per dare al progetto una continuazione di azione nel tempo?
Avasim ha come obiettivo primario la presentazione di una proposta di legge nazionale, che chiarisca il quadro normativo attualmente estremamente lacunoso. Inoltre, il Consorzio lavorerà alla diffusione del bollino valoriale Mama Seeds®, per la riconoscibilità di tutti coloro che si aggregheranno alla filiera delle antiche sementi. E infine, come terzo obiettivo, avvierà la procedura Unesco, per far dichiarare le antiche colture e culture italiane e dell’area del Mediterraneo patrimonio immateriale dell’umanità. Per dare continuità al progetto sarà fondamentale la costituzione di un tavolo tecnico pubblico-privato.
La proposta di legge di tutela nazionale su cosa verterà?
A oggi non esiste una definizione giuridica, in grado di definire cosa sia un “antico seme”. Va quindi, anzitutto inquadrato l’oggetto della tutela normativa, che si auspica di ottenere dal legislatore. Molti ritengono che per antiche sementi, si intendano quei semi storicamente presenti e coltivati in Italia (e più in generale nell’area del Mediterraneo) prima della cosiddetta rivoluzione verde (anni ‘40-‘70), quando le colture venivano effettuate con semi custoditi dai nostri agricoltori in purezza e tramandati di generazione in generazione. Questa, ripeto, è una definizione del tutto avulsa dal quadro normativo, che non prevede una specifica definizione sul punto. Occorre inoltre che il legislatore tuteli a livello nazionale un patrimonio genetico che andrebbe altrimenti perso se non inserito in una filiera commerciale “made in Italy”. Occorre cioè proteggere le sementi antiche da fenomeni di italianità fittizia. La tutela legislativa comprenderà dunque un quadro normativo d’insieme che permetterà (oltre di qualificare l’originarietà del seme antico e proteggerlo) l’ingresso dei semi antichi all’interno del patrimonio culturale nazionale nell’accezione di beni culturali, rilevanti per l’identità nazionale. Colture che racchiudono e rappresentano tradizioni contadine, paesaggi, territori: la nostra memoria da salvaguardare e tramandare.
«A oggi non esiste una definizione giuridica in grado di stabilire cosa sia un “antico seme”. Il legislatore intervenga»
Per la valorizzazione delle antiche sementi punterete sulla realizzazione di progetti di filiera?
Il nostro fine è proprio la costituzione di nuove filiere agroalimentari, basate sulle materie prime appartenenti storicamente alla nostra coltura e cultura italiana, nella convinzione che l’heritage seeds economy abbia la possibilità di esprimere proprio potenziale, ad oggi in larga parte ancora inespresso. Ciò anche al fine di rendere ancora più competitivo e distintivo il made in Italy, in quanto quella delle antiche sementi autoctone è una filiera legata a doppio filo alla qualità, alla storia dei territori, ai saperi e alle tradizioni contadine. Tuttavia, è troppo presto per approfondire le metodologie di costituzione delle nuove filiere. Condizione fondamentale e imprescindibile sarà il sostegno del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero dell’agricoltura e dei Beni Culturali.
L’agricoltura del futuro è sempre più legata all’innovazione tecnologica e digitale. La sfida è: produrre sempre più cibo, in modo più sostenibile.In questo contesto come si colloca il vostro progetto?
L’innovazione tecnologica è fondamentale, l’agricoltura moderna richiede sempre più l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale per valorizzare i raccolti ed evitare gli sprechi. Tuttavia, nel settore di competenza di Avasim si guarda non a produrre più cibo, ma a produrre cibo di maggior qualità. Con la rivoluzione verde abbiamo assistito a un aumento notevole delle rese, ma le nostre produzioni alimentari risultano più povere di micronutrienti e antiossidanti.
Articolo pubblicato sulla rubrica Attualità di Terra e Vita
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In termini di sostenibilità economica, quali sono i vantaggi per un’azienda agricola nell’investire nel settore delle sementi antiche? Considerando che la produttività di un terreno coltivato con semi antichi è inferiore rispetto alle colture convenzionali.
Soltanto la conoscenza crea coscienza, per questo Avasim vuole diffondere la conoscenza di queste antiche semenze, al fine di raggiungere il consumatore finale, che deve poter scegliere se acquistare semi antichi o semi moderni. Una volta raggiunto questo obiettivo, siamo certi che l’offerta incontrerà la domanda - che c’è - (come dimostrano le risposte a specifica domanda - tab. 1), e quindi verrà superato il problema cronico che oggi affrontano le aziende agricole che investono in questo settore sicuramente per ora meno competitivo rispetto a quello convenzionale perché non conosciuto.
tab. 1 Propensione all’acquisto futuro di prodotti realizzati con semi antichi (a un prezzo di poco superiore a quello dei prodotti che abitualmente acquisti) |
||
N. | % | |
Certamente sì | 233 | 46,60% |
Probabilmente sì | 220 | 44% |
Forse sì. Forse no | 40 | 8% |
Probabilmente no | 4 | 0,80% |
Certamente no | 3 | 0,60% |
TOTALE | 500 | 100% |
Fonte: Avasim - Base totale intervistati (N 500 = 100%) |
Di fronte ai cambiamenti climatici occorre forse immaginare nuove sementi adatte alle nuove condizioni ambientali. In questo quadro pensa che le nuove biotecnologie (Tea) possano essere di supporto? Qual è la sua posizione in merito?
La selezione ha sempre guidato l’agricoltura, migliorandone le prestazioni e consentendo il raggiungimento di traguardi importanti. In via di principio sono molto favorevole a ogni forma di progresso e di innovazione.
Per questo sulla tematica ho una posizione di apertura, purché qualsiasi accelerazione e progresso tecnologico avvenga in modo sostenibile.
Inoltre, sarebbe davvero auspicabile che le sperimentazioni private fossero sempre svolte in collaborazione con il pubblico.
Parte integrante del progetto
il parco dell’anima di Noto
Un parco d’arte (tra uliveti, carrubbe e agrumi) dedicato alle antiche colture e culture, le cui numerose iniziative già intraprese nel segno di una stretta cooperazione tra arte e agricoltura e a sostegno di un turismo culturale, hanno portato lo scorso anno Michelangelo Pistoletto a inaugurare il celebre segno del suo Terzo Paradiso, tra le spighe di uno speciale grano antico chiamato “russello”.
L’opera è la prima opera installata in modo permanente nel parco