Le Regioni, soprattutto quelle ove è maggiormente presente la tabacchicoltura e l’industria di trasformazione come Veneto, Umbria, Campania e Toscana, hanno segnalato, attraverso un ordine del giorno approvato dalla Conferenza Stato regioni dell’11 gennaio 2018, la crisi in cui versa il settore.
La Conferenza delle Regioni, nel suo ordine del giorno, chiede al Governo di mettere urgentemente in atto una politica fiscale finalizzata a sostenere la filiera tabacchicola sulla base di un criterio di civiltà giuridica, pianificazione e prevedibilità nel settore dei tabacchi. E' necessario, secondo quanto sottolineato nell'ordine del giorno, sottrarre imprevedibilità e discrezionalità al comparto per pianificare investimenti di medio e lungo termine che garantiscano maggiore redditività ai coltivatori, più entrate per i territori e lo Stato, oltre a una più elevata capacità per le manifatture di prevedere nuovi investimenti.
E’ evidente che la politica agricola comune che aveva avviato una riconversione colturale completa per non dover sostenere con i soldi della Pac, una coltivazione, il cui utilizzo è dannoso per i consumatori, non ha raggiunto i suoi scopi soprattutto in Italia. Infatti nel documento della Conferenza Stato regioni si afferma che sono forti le preoccupazioni dei produttori di tabacco, principalmente concentrati in Veneto, Umbria, Campania e Toscana, in particolare per quanto concerne le prospettive di sostenibilità di questa rilevante coltivazione.
Il tema della sostenibilità, si legge nell’ordine del giorno, è comune all’intera filiera tabacchicola perché riguarda innanzitutto - ma non soltanto - i coltivatori, le cui istanze devono essere prese nella massima considerazione per un trattamento economico adeguato, ma la redditività è anche un aspetto vitale che attiene alla profittabilità dell’intero settore e alla capacità di tutti gli attori di stare sul mercato.
Il documento approvato dalle Regioni mette sotto accusa soprattutto la politica fiscale adottata fino ad oggi dal Governo con provvedimenti d’inasprimento della fiscalità adottati inopinatamente e a metà anno quando cioè le manifatture del tabacco hanno già comunicato ai loro azionisti la previsione di chiusura dei conti per l’anno in corso e quello successivo.
L’incertezza ha messo seriamente in pericolo la capacità delle manifatture di pianificare i rispettivi investimenti per l’acquisto di tabacco italiano, per cui “è necessario mettere urgentemente in campo l’immagine e gli strumenti di una pianificazione delle regole di medio - lungo termine al fine di rafforzare la competitività dell’Italia, della filiera tabacchicola e dei territori maggiormente vocati a questa nobile coltivazione”.
In definitiva si chiede l’adozione di un “calendario fiscale” in grado di offrire agli operatori la certezza che le tasse - e più in generale, alcune regole fondamentali - non muteranno, oppure, qualora venissero modificate, il percorso dovrà essere condiviso e rapportabile comunque a parametri oggettivi.
A questo proposito viene riportato il caso tedesco proprio nel settore dei tabacchi dove ogni anno, entro una data concordata, gli operatori vengono convocati dal Governo, il quale solitamente intende inasprire la fiscalità negli anni successivi, ma di un parametro certo e prevedibile. In questo caso è l’inflazione programmata a essere il riferimento di crescita del peso del fisco sulle sigarette per i prossimi 3-5 anni. Conseguentemente il Governo sa quanto incasserà in più e le aziende sanno quanto andranno a pagare in più e in questo modo potranno pianificare le loro strategie, ma soprattutto i loro investimenti - anche occupazionali - nel Paese.