«Attenzione ai falsi miti. La flessione del prezzo del grano duro non dipende dal Ceta – avverte il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna Marcello Bonvicini – bensì da dinamiche dell’economia globale. In particolare la maxi offerta proveniente da Paesi produttori top e il cambio euro/dollaro sfavorevole per la nostra produzione nazionale». Secondo Bonvicini è scorretto e inutile continuare a illudere gli agricoltori. «Assistiamo ogni giorno a proclami di vittoria quando finora nulla si è fatto. Con l’incognita dell'instabilità dei mercati a evidenziare le varie dicotomie».
Grano duro, filiera da costruire con una Oi
«La filiera del grano made in Italy va costruita realmente con una visione comune – ragiona il presidente della confederazione regionale – all’interno di un'organizzazione interprofessionale capace di unire attorno a un tavolo tutte le sue componenti. Produttori, stoccatori, commercianti, con gli industriali del settore molitorio, pastario e mangimistico, per dare un futuro alle nostre produzioni. Altrimenti, questa filiera ideale, rimarrà sempre un concetto astratto. Il mercato dei prezzi dimostra che slogan e bandiere non generano un valore economico. Bisogna invece definire e condividere, insieme agli attori della filiera, strategie di valorizzazione della produzione nazionale. Tenendo conto delle dinamiche internazionali e di variabili difficilmente calcolabili».
Quotazioni comunque più alte di un anno fa
Sull’attuale campagna vendita del grano duro, cominciata con la prima quotazione alla Borsa Merci di Bologna lo scorso 2 luglio, interviene il presidente dei cerealicoltori di Confagricoltura Emilia-Romagna, Lorenzo Furini: «Da luglio a oggi, il prezzo è sceso da 303-308 a 280-285 euro a tonnellata. L’attività molitoria procede nella norma, mantenendo una posizione cosiddetta “attendista” senza l’esigenza di richiedere ulteriori quantitativi di prodotto perché i magazzini sono pieni. Come vedere il bicchiere mezzo pieno? A settembre dello scorso anno le quotazioni erano ferme a 227 euro a tonnellata per poi risalire, a partire dalla prima decade di ottobre, fino a raggiungere 257 euro a tonnellata a dicembre e 262 euro/t a febbraio. Speriamo di chiudere con un andamento al rialzo anche la campagna commerciale 2020-2021, una volta terminata l’elevata offerta di grano duro dall’estero».
Inoltre, Confagricoltura sottolinea che la domanda di prodotti alimentari provenienti da filiere nazionali è in costante crescita. Quindi l’industria di trasformazione cercherà sempre più materie prime italiane.