Nuvoloni neri si addensano nel cielo del grano duro italiano. Non sono più quelli che a maggio e giugno hanno scatenato tempeste di pioggia violenta e persistente. Ma stanno avendo effetti ancora più devastanti sul comparto e si chiamano rese basse, costi di produzione troppo alti, quotazioni modeste e insufficienti (sia per il grano duro italiano sia per la semola di grano duro italiano), aumento delle importazioni di grano duro di qualità sconosciuta, slittamento a gennaio 2025 dello strumento normativo “Granaio Italia”, oblio della Commissione unica nazionale (Cun).
Grano duro, nel Foggiano rese basse
Per Angelo Miano, presidente di Cia Capitanata, l’andamento dell’annata 2023 è ancora in via di definizione, ma la cornice che la circoscrive è molto chiara.
«Le previsioni erano di una campagna eccellente, poiché era piovuto nei tempi giusti e le temperature si erano mantenute adeguate alle esigenze fisiologiche della coltura. Ma le forti piogge di maggio e giugno hanno stravolto tutto. La mietitrebbiatura è partita con oltre una settimana di ritardo, nel Subappennino dauno è appena iniziata ma in molti terreni, ancora gonfi di acqua, le macchine non riescono a lavorare, si bloccano. Intorno al capoluogo foggiano le rese sono state buone, 35-40 q/ha, ma negli areali di Ascoli Satriano e Manfredonia non hanno superato i 25 q/ha. La resa media provinciale sembra essere di 27-28 q/ha, maggiore dei 23 q/ha del 2022, ma nettamente sotto la media storica di 35 q/ha.
Numerosi fattori hanno fatto la differenza in negativo: le gelate; l’allettamento delle spighe, causato dalle piogge, che ha impedito una regolare nutrizione delle cariossidi, risultate molto leggere; le elevate temperature tardo-primaverili che hanno bruciato le spighe ancora verdi facendo rinsecchire le cariossidi; il mancato trattamento fungino di aprile contro la septoria, trascurato da parecchi produttori perché convinti che l’esito dell’annata era già definito in senso favorevole. È vero, se non fosse piovuto sarebbe stata un’annata eccellente, infatti in pochi fortunati areali, risparmiati dal maltempo, dove le piante non sono state allettate e le cariossidi hanno completato il loro sviluppo, si sono registrate punte di oltre 100 q/ha. Ma è piovuto, e anche troppo!».
Qualità compromessa dalle cattive condizioni meteo
Le cattive condizioni meteorologiche della parte finale dell’annata hanno compromesso quasi dovunque la qualità del grano duro. «Gli areali in cui la qualità si è espressa su valori del 12,50% di proteine e di 82-83 di peso specifico sono piuttosto rari. E quando le proteine risultano abbastanza alte non sono estraibili, perché le cariossidi sono così secche e sottili che sfuggono agli organi meccanici di lavorazione dei macchinari».
Per molti produttori il conto economico è negativo
Con rese medie così modeste, costi di produzione reali sui 1.200 €/ha e quotazioni basse e ferme, pari a 330-335 €/t per il grano duro fino, quello di migliore qualità, il conto economico è negativo, non si riescono a recuperare le spese, sottolinea Miano. «Quello che si temeva, quando, a inizio annata, abbiamo denunciato la crescita vertiginosa dei costi di produzione, si è concretizzato. A mio avviso i prezzi del grano duro sono destinati a salire, visto che le quotazioni di frumento future americani sono arrivati a 820 $/t, ma per adesso sono bassi. Così come è bassa la quotazione della semola di grano duro italiano, pari a Foggia a 520-525 €/t, mentre dovrebbe essere più alta di almeno 20 €».
Quotazioni del grano duro - Listino di Foggia (€/t) | ||||
Tipologia | 28-giu-23 | 05-lug-23 | ||
Min | Max | Min | Max | |
Grano duro fino | 330 | 335 | 330 | 335 |
Grano duro buono mercantile | 320 | 325 | 320 | 325 |
Grano duro mercantile | 305 | 310 | 305 | 310 |
Grano duro Biologico | 0 | 0 | 355 | 360 |
Le questioni da affrontare
Per Miano costi di produzione troppo alti, scarsa o nulla redditività e importazioni selvagge mettono a rischio la produzione italiana di grano duro. Su questi temi Cia Puglia ha convocato per mercoledì 12 luglio una manifestazione dei cerealicoltori pugliesi nel capoluogo dauno, davanti alla sede della Camera di commercio.
«Il governo nazionale deve aprire un “dossier grano duro”, perché questo è un comparto emblematico delle questioni da affrontare se vogliamo mantenere realmente la nostra sovranità alimentare: i prezzi da fame riconosciuti ai produttori; la scarsa competitività dei costi di produzione e della logistica; l’incidenza abnorme e pressoché senza controlli quantitativi e qualitativi delle importazioni; lo squilibrio della catena del valore lungo gli anelli della filiera».
50.000 firme a sostegno del grano duro italiano
Cia Agricoltori Italiani, dal 14 aprile 2023, ha raccolto più di 50.000 firme a sostegno del grano duro italiano, una produzione di qualità alla base di un prodotto di eccellenza del made in Italy come la pasta.
«Con più di 1,2 milioni di ettari, 200.000 aziende agricole e una produzione di circa 4 milioni di tonnellate, il grano duro è la prima coltura a superficie in Italia, primo paese produttore in Europa e secondo al mondo dopo il Canada. Il grano duro italiano è un prodotto eccellente, salutare, coltivato in modo sostenibile spesso in areali che non esistono alternative colturali e il cui abbandono potrebbe portare gravi conseguenze dal punto di vista economico, sociale, ambientale e di tenuta idrogeologica del territorio».
Rafforzare la produzione nazionale
Eppure, nonostante la grande tradizione e la professionalità degli agricoltori italiani, nell’ultimo anno il grano duro italiano ha visto crollare il prezzo da 580 €/t a 310 €/t, mentre si mantengono alte le importazioni.
«L’import inevitabile di grano duro non può e non deve mortificare la produzione nazionale, servono rispetto, attenzione e trasparenza per i produttori di grano duro italiano – chiede Miano –. I consumatori italiani, peraltro, manifestano sempre più attenzione per i prodotti 100% made in Italy. Le tensioni geopolitiche e la fibrillazione dei mercati internazionali pongono sempre di più come elemento strategico il rafforzamento, per quanto possibile, della produzione nazionale.
Servono strumenti che garantiscano maggiore attenzione per gli agricoltori e maggiore trasparenza per i consumatori. Bisogna favorire la massima chiarezza sull’import attraverso strumenti normativi come “Granaio Italia”, il Registro telematico dei cereali che consente un accurato monitoraggio delle produzioni cerealicole presenti sul territorio nazionale, stabilisce le modalità operative per la rilevazione dei flussi di carico e scarico inerenti ai quantitativi di cereali e di farine di cereali detenuti a qualsiasi titolo dagli operatori delle filiere agroalimentari.
Bisogna dotare il nostro paese di moderni meccanismi in grado di garantire maggiore trasparenza dei prezzi come la Commissione unica nazionale (Cun), rafforzare i contratti di filiera, definire i costi medi di produzione sotto i quali non può scendere il prezzo per gli agricoltori. Infine va potenziata la promozione di pasta con grano 100% di origine italiano. Di tutto questo discuteremo mercoledì 12 a Foggia».