Grano duro, nelle borse merci pugliesi quotazioni in picchiata

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In Puglia crollano le quotazioni del grano duro alle borse merci di Bari e Foggia, un crollo che pesa sui produttori perché si stima in un 15-20% la quota di grano duro ancora in circolazione, derivante dalla produzione della scorsa campagna cerealicola
Per il fino meno 6 €/t a Bari e meno 8 €/t a Foggia rispetto alle quotazioni precedenti. Cia Puglia: «La cerealicoltura è a serio rischio di fallimento»

Meno 6 €/t alla borsa merci di Bari e meno 8 €/t alla borsa merci di Foggia. Ecco quanto ha perduto il grano duro fino alle ultime quotazioni in Puglia rispetto alle precedenti di una settimana prima.

Grano duro, quotazioni mortificanti

 

È un brutto colpo per i produttori pugliesi di grano duro, che Gennaro Sicolo, vicepresidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani e presidente di Cia Puglia, così commenta: «Le quotazioni del grano duro italiano mortificano il lavoro dei nostri cerealicoltori. Veniamo da tre anni disastrosi per il comparto cerealicolo, con prezzi di produzione in continuo aumento e redditività per i produttori in continua discesa. In questo modo, non solo il futuro, ma anche il presente della cerealicoltura italiana è a serio rischio di fallimento».

Crollo pesante, perché c’è ancora grano invenduto

Angelo Miano
Angelo Miano

È stato un autentico crollo delle quotazioni del grano duro quello registrato questa settimana dalle borse merci di Bari e di Foggia, come non accadeva da tempo. Martedì 1° aprile, a Bari, il grano duro fino è stato quotato 324-329 euro alla tonnellata, cioè 6 euro in meno rispetto alla settimana precedente. Il 2 aprile, a Foggia, lo stesso fino è stato valutato 322-327 euro alla tonnellata, con un decremento di 8 euro rispetto all’ultima seduta di marzo.

Un crollo che pesa, perché c’è ancora tanto grano duro invenduto, osserva Angelo Miano, presidente di Cia Capitanata: "In mancanza del Registro Telematico, che servirebbe anche a capire con precisione le quantità di grano duro italiano ancora a disposizione, si può stimare in un 15-20% la quota di grano ancora in circolazione, naturalmente derivante dalla produzione della scorsa campagna cerealicola. Purtroppo è in atto un accaparramento di grano duro estero, da parte di chi ha il potere di acquistare grandi quantitativi per le esigenze delle industrie della pasta, per far crollare le quotazioni di quello italiano, con l'obiettivo di farlo scendere a 300 euro alla tonnellata o ancora più in basso. Ci stanno massacrando».

Ritorno alle quotazioni peggiori del grano duro italiano

Gennaro Sicolo
Gennaro Sicolo

Il valore di riferimento accordato al prodotto di punta della cerealicoltura italiana e pugliese è troppo basso, aggiunge Sicolo.

«Gli scenari internazionali stanno lentamente cambiando, ma l’Europa appare sotto scacco, incapace di riattivare dinamiche utili a rilanciare e tutelare la propria agricoltura. È uno scenario sinceramente inaccettabile. Siamo tornati alle quotazioni dei tempi più cupi della cerealicoltura italiana, ma i costi per produrre il grano duro sono stati continuamente aggiornati con una serie di aumenti insostenibili. Per non parlare delle mutate condizioni climatiche che hanno fatto crescere in modo esponenziale i rischi d’impresa per le aziende agricole, con eventi calamitosi sempre più frequenti e ravvicinati. Sono cresciuti anche i costi per le polizze assicurative sulle calamità naturali. Tutto aumenta, perfino pane e pasta mantengono un livello molto elevato di prezzi. A essere penalizzati, dunque, sono soltanto i consumatori e gli agricoltori».

Cerealicoltura a rischio, diminuisce superficie seminata

Cia Agricoltori Italiani, sia a livello nazionale sia attraverso la mobilitazione costante e continua di Cia Puglia sul territorio, negli ultimi tre anni ha sollevato con forza la questione cerealicola: petizioni, manifestazioni e un dialogo fitto con le istituzioni a tutti i livelli hanno più volte rimarcato il rischio di una vera e propria “desertificazione” economica per la cerealicoltura italiana.

«Le importazioni massicce, lo squilibrio lungo la catena di filiera a tutto svantaggio dei produttori, la crescita dei costi di produzione, la siccità e le croniche lacune infrastrutturali subite dall’agricoltura stanno mettendo a serio rischio la nostra cerealicoltura, con disinvestimenti resi ormai evidenti dalla diminuzione dei terreni seminati a grano – ammonisce Sicolo –. Stiamo lottando con tutte le nostre forze per Granaio Italia e l’attivazione del Registro Telematico. Continueremo a batterci in questa direzione e siamo ancora più convinti che servano ulteriori azioni e anche una presa di posizione forte da parte dei consumatori. E allora lo ripetiamo: scegliete solo pasta realizzata al 100% con grano italiano. Ci aspettiamo che anche il governo nazionale respinga l’azione delle lobby che stanno mettendo a repentaglio la nostra sovranità cerealicola appoggiando le proprie speculazioni con un ricorso massiccio alle importazioni di grano dall’estero. Invitiamo il governo a promuovere il consumo della pasta realizzata al 100% con grano italiano».

Grano duro, nelle borse merci pugliesi quotazioni in picchiata - Ultima modifica: 2025-04-03T22:21:23+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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