Pomodoro da industria, al Nord il prezzo è ok per gli agricoltori: 150 €/t

    pomodoro da industria
    Nel lunghissimo braccio di ferro tra parte agricola e industriale la spuntano i produttori. Riconosciuto anche un premio per il tardivo

    Si è chiusa con una vittoria netta degli agricoltori la trattativa per il prezzo del pomodoro da industria nel bacino del Nord Italia. Seppur con estremo ritardo rispetto all'inizio dei trapianti i produttori hanno ottenuto il riconoscimento di 150 euro a tonnellata (servizi esclusi), come hanno chiesto fin dall'inizio, mentre la prima offerta della parte industriale era di 130 euro a tonnellata. Si tratta del prezzo più alto di sempre, in aumento del 40% rispetto a quello stabilito dodici mesi fa a 108,5 €/t.

    Soddisfatto il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, Marcello Bonvicini: «Vince tutta la filiera in un momento drammatico per il tessuto socio-economico. Confagricoltura ha sempre sostenuto le istanze delle organizzazioni dei produttori nel lungo braccio di ferro durato cinque mesi». L’ok dell’industria alle richieste della parte agricola va nella direzione di convergere su una posizione comune al tavolo con la grande distribuzione.

    Bonvicini è fiero del risultato. «Questo accordo attribuisce il giusto valore a un prodotto che nasce in campo per poi caratterizzare un alimento unico al mondo: la passata made in Italy. Gli agricoltori si sono dimostrati uniti e coesi, l’intera filiera ne esce rafforzata. Il sistema del pomodoro da industria si mantiene così vivo e vegeto, anzi – sottolinea il presidente regionale rivolgendosi all’universo ortofrutticolo e all’agroalimentare – è l’esempio da seguire».

    C'è anche la maggiorazione per il tardivo

    Il patto segna un ulteriore punto a favore degli agricoltori applicando una maggiorazione sul pomodoro “tardivo” rispetto a un anno fa. «È un premio importante, un incentivo ad allungare la campagna oltre la metà di settembre – sintetizza Bonvicini – quanto fondamentale tanto sostanziale visto il quadro meteorologico, le temperature in picchiata, l’inevitabile slittamento della stagione verso l’autunno». Rimandata per ora, ma resta in stand-by, la modifica alla “tabella qualità”. Gli agricoltori hanno comunque ottenuto dall’industria l’impegno a inserire correttivi nel prossimo accordo quadro per il 2024.

    L’Emilia-Romagna rappresenta l’areale d’Italia più rilevante per superficie coltivata (25mila ettari complessivi su un totale Paese di 65mila), e per la presenza di 22 stabilimenti attivi nella trasformazione del pomodoro fresco.

    Soddisfazione per l'accordo raggiunto è stata espressa anche dal presidente nazionale di Confagricoltura Massimiliano Giansanti.

    L'industria: noi responsabili ma con questo prezzo ci saranno difficoltà

    «È prevalso il senso di responsabilità. – dichiara Bruna Saviotti, coordinatrice del Comitato territoriale del Bacino Nord di Anicav –. La situazione emergenziale che sta vivendo l’Emilia Romagna, e in particolare l’area orientale della regione, e la consapevolezza di quello che avrebbe rappresentato una rottura definitiva delle trattative per la nostra filiera, ci hanno spinto a chiudere un accordo anche se non soddisfacente per le nostre aziende».

    «In un momento difficile come quello che stiamo vivendo la “coesione” è l’unica risposta che può dare una filiera come la nostra – ha aggiunto il presidente di Anicav Marco Serafini –. L’industria ha fatto la sua parte pur consapevole delle difficoltà che deriveranno da un prezzo medio di riferimento così elevato».

     

    Pomodoro da industria, al Nord il prezzo è ok per gli agricoltori: 150 €/t - Ultima modifica: 2023-05-20T16:22:37+02:00 da Redazione Terra e Vita

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