Rigoroso rispetto della rotazione quadriennale, un terreno perfettamente drenato per evitare ristagni idrici, scelta delle migliori varietà in commercio, ma soprattutto interventi rapidi per apportare la corretta nutrizione e la giusta quantità d’acqua alla coltura, sfruttando nuove tecnologie come sonde e app. Questo il cocktail vincente di pratiche agronomiche che ha permesso a Mario Ricci Maccarini, imprenditore agricolo romagnolo e vicepresidente di Confagricoltura Ravenna, di aggiudicarsi il “Pomodorino d’Oro Mutti” 2021 nella categoria pomodoro da industria tondo. Un riconoscimento che non è solo simbolico ma anche economico, perché il prodotto con caratteristiche organolettiche eccellenti viene pagato di più dall’industria di trasformazione.
Regole rigorose
Maccarini, 54 anni, ha un diploma di perito agrario e viene da una famiglia di agricoltori da varie generazioni. Coltiva circa 500 ettari sparsi nei comuni di Lugo, Conselice, Bagnacavallo e Alfonsine, suddivisi in varie aziende. Principalmente seminativi, frumento, mais, bietola da seme, soia e sorgo. Il pomodoro viene sempre dopo il frumento. L’anno scorso gli ettari dedicati alla solanacea sono stati 70. Il prodotto viene conferito alle cooperative Propar di Ravenna e Agrintesa di Faenza.
«Con la fertirrigazione posso dosare il fertilizzante esclusivamente dove e quando serve– spiega Ricci Maccarini –. Poi occorre prestare attenzione alla raccolta facendosi aiutare da macchine 4.0 che, se ben tarate, consentono una selezione del frutto maturo al punto giusto e l’eliminazione dei corpi estranei, delle bacche verdi e marce».
Irrigazione precisa
Ma per vincere il premio che ogni anno l’azienda di trasformazione emiliana assegna agli agricoltori che consegnano il prodotto migliore serve di più. «L’importante è agire con tempestività, soprattutto per l’irrigazione – precisa Maccarini –. Da tre anni uso un sistema di monitoraggio delle caratteristiche del terreno basato su sonde che tramite un’app sullo smartphone invia avvisi per il corretto apporto d’acqua garantendo una coltivazione ottimale ma anche per ridurre gli sprechi».
«Il pomodoro da industria è una pianta rustica, ma va comunque trattata con i guanti dal trapianto alla raccolta – avverte l’imprenditore romagnolo –. Poi ogni annata è diversa dalla precedente per via dell’andamento climatico. Il 2021 è stato positivo, anche se in Romagna abbiamo avuto siccità. Qui è stato fondamentale apportare le giuste quantità d’acqua per non creare scompensi alla pianta».
Maccarini distribuisce i trapianti in sessanta giorni (tra aprile e maggio) per avere una buona scalarità di raccolta e poter raccogliere il pomodoro quando il grado Brix è ottimale.
Il drenaggio tubolare fisso
Fondamentale anche la gestione del terreno per consentire alla pianta di svilupparsi. «Per me è stato fondamentale il drenaggio tubolare fisso – ammette Maccarini – soprattutto nelle annate molto piovose il terreno si asciuga prima e grazie a questo sistema si riesce a entrare in campo al momento giusto per eseguire le lavorazioni o i trattamenti necessari. Poi, come si sa, il pomodoro è molto sensibile al ristagno idrico, quindi bisogna cercare di evitarlo il più possibile».
Maccarini ha fatto livellare il terreno con il laser e poi fatto inserire il drenaggio. «Il costo è notevole – conclude Maccarini – 2.500-3.000 euro a ettaro ma ha una durata di circa 30 anni, quindi l’investimento si ammortizza bene. Poi certo, il drenaggio è utile in terreni come quelli della Romagna, nel piacentino serve meno perché sotto c’è la ghiaia che drena bene».