Il perno della difesa dalla tignoletta è il controllo dello sviluppo della seconda generazione. Il prodotto chiave è il Bacillus thuringiensis ssp kurstaki.
Lobesia botrana, il fitofago più importante della vite, articola infatti lo sviluppo in tre generazioni con diversa pericolosità per la coltura. In considerazione di questo la strategia di difesa è stata oggetto negli anni di un ampio ed ancora irrisolto dibattito circa la necessità di intervenire contro tutte le generazioni oppure se ci si potesse concentrare principalmente sulla seconda. Il Disciplinare di Produzione integrata della Regione EmiliaRomagna sposa la seconda tesi stabilendo che contro la prima generazione non sono ammessi trattamenti in quanto, solitamente, i danni in fioritura sono trascurabili. In effetti questa generazione (volo in aprile) si limita a causare una perdita dei boccioli fiorali ben compensata da una successiva maggiore allegagione.
Generazioni sugli acini
Sono invece le generazioni che si sviluppano direttamente sui frutti a produrre i danni maggiori. La seconda, il cui volo si realizza da metà di giugno a metà luglio, depone le uova direttamente sugli acini; si sviluppano poi delle larve che si alimentano danneggiandone più di uno.
La terza generazione che si sviluppa a carico degli acini già prossimi alla maturazione e ha generalmente uno sviluppo dilatato nel tempo (volo adulti per tutto il mese di agosto, con larve che si sviluppano in agosto e settembre); nel caso di forti presenze di larve il danno può risultare consistente.
La pericolosità della tignoletta si esprime sia in termini di danni diretti che indiretti:
- perdita di fiori (prima generazione);
- perdita di acini (2a e 3a generazione);
- apertura di vie preferenziali (ferite epidermiche) di accesso e sviluppo per altre importanti patologie come la muffa grigia e il marciume acido (seconda e terza generazione).
Le soglie d’intervento
La difesa integrata contro il secondo volo distingue due condizioni operative, distinguando tra vigneti solitamente infestati o meno. Nel primo caso la sola presenza di uova o fori di penetrazione è sufficiente per dare il via alla strategia di difesa, mentre nella seconda condizione è fissata una soglia pari al 5% di grappoli con presenza di uova e/o larve oppure con fori di penetrazione.
Per la terza generazione sono ammessi trattamenti di difesa dove si accerta il superamento della soglia del 5% di grappoli infestati dal fitofago.
I rilievi in campo devono cominciare con l’inizio dei voli e sono rivolti a seguire l’attività del fitofago in due modi:
- l’installazione delle apposite trappole a feromoni sessuali in grado di fornire informazioni qualitative e quantitative sul volo del fitofago;
- i rilievi visivi, attraverso cui evidenziare eventuali attacchi in atto, partendo dalla deposizione delle uova, fino a seguirne lo sviluppo larvale.
Le trappole a feromoni, controllate settimanalmente, forniscono dati sulla durata di ogni volo e sulla densità della popolazione presente, per cui sono particolarmente utili per posizionare adeguatamente eventuali trattamenti di difesa.
I controlli visivi consentono di verificare che tutto proceda per il meglio, ovvero che gli interventi effettuati abbiano raggiunto l’obiettivo prefissato e che lo sviluppo del fitofago non conduca a danni di rilievo economico.
Cercare le uova
Un aspetto particolarmente importante riguarda la ricerca delle uova deposte direttamente sugli acini della seconda e terza generazione, perché consente, una volta seguito attentamente il loro breve sviluppo embrionale (quattro-sette giorni per la seconda generazione), di posizionare in modo ottimale l’eventuale intervento di difesa. L’uovo, di forma lenticolare, appena deposto si presenta di colore biancastro, mentre nelle fasi che precedono la schiusa raggiunge la fase di “testa nera”.
Questo è il momento migliore per effettuare i trattamenti chimici larvicidi; con andamento stagionale normale l’epoca del primo o dell’unico intervento cade solitamente tra il nono e il tredicesimo giorno dall’inizio della fase crescente delle catture del secondo volo.
In situazioni di elevata pressione e con forti attacchi negli anni precedenti, conviene applicare il metodo della confusione sessuale di Lobesia (prima del volo della prima generazione) e di integrarlo con trattamenti insetticidi di supporto, possibilmente cercando di indirizzare la scelta verso quei principi attivi che risultano di minor impatto ambientale. È questa la strategia consigliata anche nei disciplinari di produzione integrata.
Si rimarca comunque il fatto che, la confusione sessuale fornisce i migliori risultati nelle aree con limitata pressione dell’insetto e in vigneti di una certa dimensione e di forma regolare.
Il momento preciso per gli interventi e per l’installazione dei diffusori della confusione è indicato nei bollettini tecnici di Produzione Integrata sulla base anche delle utili indicazioni ricavate dal modello previsionale per la Lobesia (si veda riquadro).
I prodotti
I prodotti disponibili per la difesa integrata possono essere divisi in vari gruppi:
- i preparati microbiologici a base di Bacillus thuringiensis ssp kurstaki (Btk) attivi sulle larve e ovviamente consentiti anche in agricoltura biologica;
- analoghi dell’ecdisone (MAC) metoxifenozide con attività ovo-larvicida e tebufenozide attivo sulle larve;
- l’indoxacarb larvicida;
- lo spinosad, sostanza di origine naturale, attivo sulle larve (anche in Biologico);
- emamectina da impiegare dalla fase di testa nera;
- clorantraniliprole attività ovo-larvicida (max1 intervento all’anno indipendentemente dall’avversità;
- confusione sessuale, da applicare in campo prima della comparsa degli adulti della generazione svernante.
Si evidenzia che in produzione integrata sono ammessi al massimo due interventi con prodotti chimici di sintesi nei confronti di L. botrana , E. ambiguella e A. pulchellana.
Per evitare l’insorgenza di fenomeni di resistenza o il calo di efficacia degli insetticidi, si rende necessario limitare il numero di applicazioni all’anno e di alternare le sostanze attive con diverso meccanismo d’azione. Anche in quest’ottica, la confusione sessuale e l’uso del Btk possono risultare validi strumenti.
Tra i prodotti utilizzabili, un posto di rilievo è sicuramente occupato dal Btk che unisce all’efficacia insetticida un profilo tossicologico molto favorevole per l’ambiente e per il viticoltore. È consigliabile intervenire alla presenza delle prime larve (circa 2-3 giorni dopo la fase delle uova “testa nera”) avendo l’accortezza di utilizzare acqua a pH neutro o sub-acido (con pH superiore a 8 è necessaria la correzione). Si rende quasi sempre necessario eseguire un secondo intervento con Btk a distanza di 7-8 giorni per contenere efficacemente la 2a generazione di tignoletta.
In relazione all’efficacia dei diversi ceppi di Bacillus thuringiensis impiegabili nei confronti di Lobesia, si segnala che la migliore attività risulta quella dei formulati a base di: B.t. kurstaki HD1, B.t. kurstaki SA11, B.t. kurstaki SA12, B.t. kurstaki EG2348.
Un anno tranquillo
Il 2014 è risultato un anno piuttosto sfavorevole alla Tignoletta. Probabilmente l’anomalo andamento stagionale primaverile-estivo ne ha condizionato lo sviluppo e soli in alcuni casi, specie in terza generazione, ha causato qualche danno su grappoli. Si conferma pertanto che la dinamica delle popolazioni di Lobesia risultano sensibili e molto condizionate da fattori abiotici (temperatura, umidità relativa, fotoperiodo, vento e pioggia, qualità del cibo) e da agenti biotici (predatori, parassitoidi, virus, funghi, protozoi).
Per quanto concerne la difesa, bisogna comunque evidenziare che, in molti casi i trattamenti di difesa contro lo Scafoideo per la lotta obbligatoria alla Flavescenza dorata, hanno avuto anche un effetto collaterale nei confronti della 2a generazione di L. botrana (ad es. etofemprox, clorpirifos).
Un esempio pratico
Per fare un esempio di strategia di difesa, in un’azienda vitivinicola della pianura bolognese solitamente infestata da Tignoletta, si è intervenuti il in data 27/06/2014 (ad inizio nascita larvale di seconda generazione) con Bacillus thuringiensis kurstaki ceppo HD1 e ripetuto dopo 8 giorni. Tale doppio trattamento è stato localizzato solo sulla fascia produttiva essendo anche stati adottati tutti gli accorgimenti per garantire una buona esposizione dei grappoli e ha efficacemente controllato la generazione “chiave” di Lobesia.
Uso sostenibile
L’impiego prevalente del Btk permette da un lato un’ottimale difesa sostenibile contro le infestazioni di tignoletta e dall’altro il massimo rispetto possibile nei riguardi degli organismi utili (insetti e acari) presenti nel vigneto. Ciò si traduce nel ridimensionamento di altri fitofagi (ad esempio il ragnetto giallo Eotetranychus carpini) che vengono ricondotti, al ruolo di fitofagi secondari, per i quali il ricorso a trattamenti specifici rappresenta un’eccezione e non la regola.
Perciò il problema della tignoletta, per quanto grave, trova una razionale ed efficace soluzione attraverso l’impiego del Bacillus thuringiensis ssp kurstaki e l’applicazione del metodo della confusione sessuale, con notevoli vantaggi anche dal punto di vista eco-tossicologico.
Per migliorare la bagnatura si consiglia di adottare anche tutte quelle pratiche colturali e agronomiche in grado di ridurre il rigoglio vegetativo all’altezza della fascia fruttifera per favorire così l’esposizione dei grappoli.
Si sottolinea inoltre che le normative sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari promuovono e incentivano l’applicazione delle tecniche di agricoltura biologica, nonché una graduale riduzione delle quantità di agrofarmaci impiegati, attraverso un progressivo incremento nell’impiego di prodotti di origine naturale e a basso impatto.
*Centro Agricoltura Ambiente G. Nicoli
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