Il Tar del Lazio ha detto no al mais ogm nei campi italiani. Infatti, con la sentenza depositata il 24 aprile scorso, ha rigettato il ricorso presentato contro il decreto interministeriale che vieta la semina del mais Mon810 geneticamente modificato, presentato a suo tempo dall’agricoltore friulano Giorgio Fidenato.
Il rinvio della decisione avvenuto lo scorso 9 aprile aveva lasciato l’amaro in bocca al partito dei contrari al mais ogm in quanto si temeva un rinvio troppo lungo che avrebbe lasciato scoperto il periodo delle semine con la possibilità di altri atti dimostrativi da parte di chi si batte per la libera coltivazione del mais ogm Mon810. Da parte di molti, poi, si temeva che il Tar del Lazio potesse accogliere il ricorso e quindi annullare il decreto interministeriale che vieta la semina del mais Mon810, per cui le istituzioni erano pronte a scendere in campo per emanare un provvedimento sostitutivo di quello che si temeva potesse essere annullato, per mantenere i campi italiani free ogm.
E invece il Tar del Lazio, mai come questa volta, è stato tempestivo e preciso in quanto la “storica sentenza” che farà giurisprudenza, ha confermato in pieno la validità del decreto opposto ma, soprattutto, ha confutato tutte le motivazioni del ricorrente rimettendo al centro della questione ogm il principio invalicabile di precauzione. Infatti si legge nella sentenza: “quando sussistono incertezze riguardo all’esistenza o alla portata di rischi per la salute delle persone possono essere adottate misure protettive senza dover attendere che siano esaurientemente dimostrate la realtà e la gravità di tali rischi”.
Pertanto, continua la sentenza: “il contestato decreto rispecchia in toto le condizioni previste” per l’applicazione del principio di precauzione, essendo state tra l’altro provate le conseguenze negative per l’ambiente. La sentenza riconosce al decreto impugnato il carattere di misura di emergenza, la cui adozione è ammessa anche dalle ultime pronunce della Corte di Giustizia. Una sentenza così netta non lascia molto spazio neppure al Consiglio di Stato al quale si appellerà certo il ricorrente.
Il primo a rallegrarsi per la sentenza è stato il ministro Maurizio Martina: «il pronunciamento del Tar conferma nella sostanza le ragioni del decreto promosso dal Mipaaf, di concerto la Salute e l’Ambiente».
Ma per Fidenato il 24 aprile è stata una giornata nera poiché ha dovuto registrare una pronuncia negativa anche da parte del Tar del Friuli V.G. La sentenza n. 178/2014 ha rigettato il ricorso proposto da Fidenato contro l’ordine imposto da Regione e Corpo forestale dell’autunno 2013: il Tar ha ritenendo legittimi i provvedimenti regionali che prevedevano accorgimenti tecnici in fase di raccolta idonei a evitare la commistione di prodotti ogm e prodotti naturali.
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