Sud Ovest della Spagna, zona di Huelva, che va da Moguer al Parco Nazionale di Doñana fino a Redondela, ai confini con il Portogallo. È qui che volevamo approfondire la conoscenza dell’evoluzione della coltivazione della fragole, dei piccoli frutti, lampone e mirtillo, lo sviluppo dell’agricoltura biologica e le tecniche di difesa applicate in questa zona spagnola famosa a livello europeo e mondiale per la produzione di fragole. Negli ultimi anni però, per svariati motivi, tra questi le richieste del mercato, si sta assistendo ad una trasformazione che porta a sostituire la tradizionale coltivazione di fragola, con i frutti cosiddetti “Berries”.
Ci fanno da guida Mateo Arocá, Consulente Tecnico per la difesa integrata, e Andrés Sandoval, Consulente Tecnico per il controllo biologico.
L’azienda Agromolinillo è stata la prima che abbiamo visitato è stata a Moguer. Ad accoglierci l’ing. Técnico Agricola Juan Pérez González, Responsabile Agronomo di campo dell’Agromolinillo.
L’azienda produce in diversi siti mirtilli, lamponi, fragole, clementine e arance.
In totale circa 1000 ettari di cui 400 con mirtillo con una produzione annuale di oltre 5 milioni di chilogrammi; 200 ettari di lamponi e 140 ettari di fragola.
Mirtillo
Con González, vogliamo conoscere meglio il settore della produzione di mirtillo.
Ci racconta il González: «la coltivazione del mirtillo, Arándano in lingua spagnola, è iniziata in questa azienda nel 2010. Il mercato a cui è rivolto è interno ma quello estero assume sicuramente grande importanza visto che esportiamo fino in Asia».
In questa zona non ci sono difficoltà a trovare terreni coltivabili e il profilo del terreno non presenta ostacoli, quindi le aziende riescono a uniformare le dimensioni dei tunnel ottimizzando costi di costruzione e gestione.
Nel caso di Agromolinillo i tunnel sono larghi 6,5 metri e lunghi 70 metri. Queste dimensioni permettono l’ingresso agevole delle macchine agricole, i trattamenti per la difesa più efficaci e le operazioni colturali più economiche.
Si trapiantano 3300 piante ad ettaro, su due file distanti circa 2 metri tra di loro con una distanza tra le piante di 80/90 cm a secondo della varietà. I trapianti vanno da marzo a giugno.
L’azienda Agromolinillo possiede anche un vivaio per la produzione di piantine di mirtillo controllando il processo di produzione e la qualità dalle primissime fasi.
Un impianto di mirtilli, gestito con cura e con le varietà oggi disponibili, può rimanere in produzione fino a 8 anni.
Raccolta
«Il mirtillo – ci dice l’agronomo – preferisce terreni molto sciolti. La radice non ha molti peli radicali ed eventuali ristagni d’acqua sarebbero deleteri. La raccolta, con diverse varietà, va da gennaio a giugno con una produzione di mirtillo che arriva fino a 5 kg a pianta. La frequenza della raccolta parte ogni 10 giorni, fino ad arrivare ai 3 giorni.
Tra fine giugno e luglio si effettuano le potature e si scoprono le serre dalla plastica di copertura. A novembre si ricoprono le serre e si iniziano ad effettuare tutte le pratiche colturali ed agronomiche per portare il mirtillo a produrre, per alcune varietà, entro il 15 gennaio dell’anno successivo».
Insetti utili
Il dottor Gonzàlez dichiara che le problematiche tecniche per la difesa in convenzionale iniziano dal fatto che non ci sono molti agrofarmaci di sintesi registrati su questa coltura, ma non per questo ci si arrende.
Infatti, pur non essendo coltivati in regime biologico, o organico come si dice in spagnolo, si applicano molto spesso insetti utili.
Dal punto di vista della difesa c’è una presenza di tripidi che crea danni dopo la potatura sui giovani germogli. Saltuariamente e solo su alcune varietà, c’è una presenza di aleurodidi e qualche danno da fumaggine ma c’è molta presenza di eretmocerus indigeno che in breve tempo crea l’equilibrio annullando i danni.
Il maggior problema è rappresentato sicuramente dagli afidi. I danni sono diretti, causati dalla suzione sulle foglie, ed indiretti, dalla melata e la conseguente fumaggine che si sviluppa. Non rari sono anche i pericoli di trasmissione di virus. Sono molte le specie che si sviluppano bene sul mirtillo: Aphis gossypii prevalentemente, ma anche Macrosiphum euphorbiae, Myzus persicae ed il temibilissimo Ericaphis scammelli.
Il controllo è basato fondamentalmente sull’uso di parassitoidi.
Per le specie Aphis e Myzus si usa Aphidius colemani che dà ottimi risultati di controllo.
L’Aphidius ervi è un imenottero braconide, comune parassitoide di afidi di diversi generi, tra cui il Macrosiphum che si caratterizza per le maggiori dimensioni.
Discorso a parte merita l’Ericaphis scammelli, molto pericoloso per la capacità di trasmettere il virus Scorch.
Si iniziano le visite a novembre, quando possono esserci i primi Aphis gossypii e Mizus persicae.
Dalla terza settimana di gennaio, indicativamente, si iniziano i lanci di aphidius da 0,05-0,1/m2/settimana per almeno 8 settimane. Le prime mummie si vedono entro 15/20 giorni.
Per il controllo del macrosiphum si usa Aphidius ervi alla dose di 0,25/m2/settimana a partire da marzo quando si allungano le giornate e si alza la temperatura.
Lampone
Il Lampone, Frambuesa in lingua spagnola, è l’altra coltura alternativa alla fragola che sta prendendo piede in questa zona della Spagna.
Vediamo questa coltura oltre che nei campi di Agromolinillo con l’agronomo Juan Pérez Gonzalez, anche nell’azienda Surexport con i tecnici Francisco Manuel Tirado Monge e Maria Luz Gómez che seguono circa 300 ettari tra lamponi, fragola e mirtillo e l’azienda Bionest con il Responsabile Tecnico Jose María Melo, totalmente certificata biologica, che coltiva oltre ai lamponi anche fragola, mirtillo, mora, clementine, asparago e diversi frutti tropicali.
I trapianti delle piccole piante di lampone si fanno a giugno. Con alcune varietà, si potrebbe anticipare fino agli inizi di maggio. Il sesto d’impianto è di due file a tunnel con una distanza tra le piante di 30 centimetri per un totale di 14.000 piante ad ettaro.
Raccolta
Si possono fare tre periodi di raccolta. La prima nel mese di ottobre che può continuare fino a dicembre; la seconda da maggio fino alla metà di giugno; la terza da gennaio ad aprile.
I turni di raccolta possono variare a seconda del periodo, da una volta a settimana fino ad arrivare a tutti i giorni.
La produzione complessiva va dai 10.000 ai 13.000 kg ad ettaro.
La pianta di lampone ha bisogno di tutori per agevolarne la crescita e si usano sia lo spago, che prevede continue operazioni di manutenzione, sia una rete con foro largo. Questi ultimi una volta installati richiedono solo la sistemazione dei germogli man mano che gli stessi crescono.
La potatura è un’operazione fondamentale per la buona riuscita della produzione finale.
Saper decidere il momento migliore, saper scegliere la tecnica più adatta alla varietà, al periodo ed alle produzione attese, sono decisioni difficilissime.
L’esperienza accumulata dagli agronomi rende un po’ più agevole le decisioni ma non diminuiscono le responsabilità ed i rischi.
La prima potatura si effettua tra dicembre e gennaio del nuovo anno, per preparare la pianta alla raccolta primaverile. Il rischio è che, spinti dalla commercializzazione che in questo periodo offre prezzi molto interessanti, si poti in ritardo, inducendo un conseguente ritardo nella raccolta primaverile di aprile.
Ombreggiatura
Altra tecnica importantissima è l’ombreggiatura delle serre.
Si usa la rete nera installata sulla plastica di copertura con la tessitura della maglia di almeno il 30%. Per lo sviluppo vegetativo del lampone e l’induzione a fiore la luce è fondamentale, ma la pianta è anche molto sensibile alle alte temperature ed al forte irraggiamento: si scottano i giovani germogli, abortiscono i fiori, l’allegagione è pessima e si arriva a scottare anche i frutti in maturazione. La rete s’installa nel mese di maggio, cercando di sfruttare il più possibile la luce primaverile ma intervenendo immediatamente quando la temperatura sotto serra sale troppo e per troppo tempo.
Le bagnature sopra chioma con l’impianto di aspersione, aiutano in maniera importante a mantenere il clima in serra quanto più ospitale possibile. Esse sono di breve durata, anche di pochi minuti, ma se necessario vengono ripetute più volte al giorno. L’ombreggiatura e la bagnatura sopra chioma sono irrinunciabili per la coltivazione del lampone.
Difesa
Raramente ci sono problemi di afidi su lampone. L’unico parassita che può essere pericoloso in pirmavera, è il ragnetto rosso: il Tetranychus urticae.
Sia nei campi convenzionali coltivati a lampone, sia nelle aziende biologiche, per il controllo di questo parassita si è affermato il predatore Phytoseiulus persimilis scalzando gli acaricidi di sintesi per efficacia e affidabilità nel tempo.
La distribuzione del fitoseide avviene con l’ausilio di scatolini perchè la forma delle foglie del lampone non è adatta a trattenere il materiale disperdente.
Le distribuzioni sono settimanali e continuano per circa 5 settimane fino ad arrivare a 15 individui per metro quadrato.
La Drosophila suzukii, per il periodo di raccolta, non è ancora un problema grave anche se si installano delle trappole per monitorarne la presenza e provare a fare cattura massale.
Un grave problema dell’area di Rosina, nel Parco Nazionale di Donana, è la razionalizzazione dell’acqua di irrigazione. Hanno dei turni ben precisi ed inderogabili. Questa situazione è anche causa di conseguente razionalizzazione delle coltivazioni. Non si può trapiantare solo in funzione del mercato, della terra disponibile o delle capacità economiche ed imprenditoriali ma si programmano le coltivazioni soprattutto a seconda della disponibilità d’acqua per irrigare.
La disponibilità d’acqua è un fattore che anche le nostre aziende italiane dovrebbero iniziare a valutare e gestire per non arrivare alla situazione dei colleghi spagnoli.
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