L’oidio della vite è poco esigente riguardo all’acqua. Per questo la sua aggressività è maggiore negli ambienti caldi e asciutti, con limitata piovosità, del centro-sud Italia e nelle zone collinari del settentrione. Gli attacchi possono avvenire fin dall’inizio della ripresa vegetativa e per tutto il ciclo colturale, tuttavia quelli più pericolosi corrispondono alla fase di allegazione-accrescimento degli acini e, se non adeguatamente controllati con trattamenti preventivi, possono compromettere irrimediabilmente la produzione.
Cleistoteci e infezioni primarie
Erysiphe necator (forma conidica Oidium tuckeri) è in grado di sopravvivere durante la stagione invernale in due forme, rispettivamente attraverso frammenti di micelio imprigionati fra le perule delle gemme e attraverso i cleistoteci, corpiccioli sferici di colore bruno scuro contenenti le ascospore, che si formano sulla muffa a fine estate e vengono trascinati dalle piogge nelle anfrattuosità della corteccia del fusto della vite. La rottura dei cleistoteci e la fuoriuscita delle ascospore avviene a primavera quando si verifica una pioggia anche di modesta entità (circa 2,5 mm.). La liberazione delle ascospore è un processo scalare, pertanto durante la stagione primaverile possono susseguirsi più cicli di infezioni primarie, di diversa gravità in funzione del numero delle ascospore rilasciate. I sintomi originati dalle infezioni primarie sono molto differenti da quelli tipici del “mal bianco” e di difficile identificazione: si tratta per lo più di macchie clorotiche tondeggianti che compaiono sulla pagina inferiore delle foglie basali dei germogli più vicini al ceppo, in corrispondenza delle quali successivamente i tessuti imbruniscono. Dopo un periodo di incubazione di 8-12 giorni, variabile in funzione della temperatura, l’infezione diviene visibile per la formazione del tipico micelio biancastro, dal quale si differenziano conidiofori e conidi, che a loro volta originano infezioni secondarie.
La strategia
Su varietà particolarmente recettive la difesa del vigneto nei confronti dell’oidio deve essere avviata all’inizio della ripresa vegetativa, effettuando un primo trattamento mediante zolfo non appena la temperatura raggiunge i 10 °C e cade una leggera pioggia (2-3 mm) che determina almeno 15-20 ore di bagnatura. Nelle aziende che operano in regime di agricoltura biologica può essere impiegato anche il preparato a base di Ampelomyces quisqualis, fungo antagonista in grado di prevenire le infezioni primarie ascosporiche e secondarie conidiche. Qualora fosse necessario intervenire con finalità eradicanti nei confronti dell’inoculo svernante, soprattutto in annate successive a quelle di forte attacco della malattia, risulta più opportuno effettuare il primo trattamento con un preparato a base di meptildinocap, spiroxamina o bupirimate.