La septoria e il rischio resistenza

Casi di ridotta efficacia segnalati nel Bolognese. Partono le indagini scientifiche

Sopra il Po mais, sotto il Po grano. La vocazione territoriale non è il più la bussola che orienta le semine, soprattutto da quando la condizionalità e il greening hanno imposto un modello di paesaggio agrario “a patchwork”.  Ma nonostante l’invadenza della Pac, le Regioni possono contare ancora su molte leve per governare le proprie scelte strategiche in agricoltura.  Tra gli obiettivi dell’Emilia-Romagna c’è, da tempo, il rafforzamento delle filiere del frumento tenero e del duro. Lo ha ricordato Daniele Govi, del Servizio Sviluppo delle Produzioni vegetali nel corso del recente incontro tecnico che si è tenuto lo scorso 4 febbraio presso la sede dell’Assessorato agricoltura a Bologna e dedicato alla sostenibilità delle produzioni di frumento.
In questa Regione c’è infatti la Borsa Merci di riferimento, il porto nazionale con il maggiore volume di scambi di granella, strutture di produzione e di trasformazione leader, territori vocati e imprenditori agricoli preparati. Le rese sono decisamente superiori alla media nazionale, soprattutto per il grano duro.

Corsa alle semine
Eppure ciò non basta a consolidarne la diffusione. Mentre il tenero è sostanzialmente stabile, le superfici di duro cresciute fino al 2010 grazie soprattutto al sostegno regionale a contratti di filiera come quello allestito da Barilla, sono poi progressivamente calate. Le sfide da superare sono infatti quelle della volatilità dei prezzi, dell’organizzazione della filiera, soprattutto per quanto riguarda l’anello debole degli stoccaggi. Ma anche quella di riuscire a coniugare sostenibilità, sicurezza ed efficacia nelle strategie di difesa fitosanitaria. A decretare la contrazione delle superfici cinque anni fa in Emilia-Romagna è stata infatti l’altalena dei prezzi, ma anche un’annata caratterizzata da attacchi di fusariosi e contaminazioni di Don (la fusariotossina deossinivalenolo). Ora il prezzo del grano duro è salito, innescando una nuova corsa alle semine anche in Emilia-Romagna.
Occorre però fare tesoro dell’esperienza della scorsa annata. Il clima anomalo del 2014, con un inverno mite e una primavera umida, ha comportato difficoltà nel contenere le infezioni fungine sia su tenero che su duro, in particolar modo le septoriosi e la ruggine bruna (e in certe zone quella gialla), mentre la fusariosi della spiga è risultata meno preoccupante del previsto. «Sono ormai più di 20 anni– ha ribadito Tiziano Galassi del Servizio fitosanitario regionale – che in questa regione i disciplinari di produzione orientano le scelte di difesa integrata anche per il frumento, un’esperienza che non vogliamo certo accantonare, ma rafforzare». «E negli ultimi anni – continua – il supporto dei modelli previsionali messi a punto grazie al sostegno regionale consentono di identificare con precisione il timing degli interventi».

Il giusto timing
Il convegno di Bologna ha offerto la possibilità di mettere a confronto tutte le entità che si occupano di ricerca e sperimentazione in questa Regione, con esperienze che hanno toccato tutti gli aspetti chiave della produzione, compresa la difesa. Dopo tre anni nei quali la septoriosi del grano (Septoria tritici e S.nodorum), non ha creato particolari problemi, il 2014 è tornata alla ribalta con attacchi intensi. «Era già presente in febbraio – ha testimoniato Giampiero Alvisi del Consorzio agrario Emilia Centro di Saggio −, ma poi le piogge di inizio primavera e le basse temperature di maggio ne hanno prolungato l’infezione che è arrivata, in alcune località, a interessare le foglie a bandiera». La septoriosi è infatti favorita dal clima fresco e piovoso. Prende avvio dai residui colturali infetti dell’anno precedente dai quali le ascospore arrivano ad infettare le foglie più prossime al suolo. Da queste prime precoci infezioni invernali si producono poi i picnidi, corpi fruttiferi di origine asessuata dai quali, quando la superficie fogliare viene bagnata dalla pioggia, fuoriescono i conidi che attraverso gli schizzi d’acqua vengono distribuiti alle altre foglie soprastanti e più giovani, causando nuove infezioni. Se queste arrivano ad interessare la foglia bandiera, le riduzioni di resa possono essere sensibili. Nelle prove allestite dal Consorzio Emilia, il trattamento tardivo eseguito all’emissione della foglia a bandiera (fase fenologica Bbch 39) ha garantito risultati decisamente superiori rispetto a quelli del trattamento precoce in levata (Bbch 31). L’indicazione è qundi quella di evitare di fare coincidere questo trattamento con quello per il diserbo.

Il monitoraggio del Frac
In più, indipendentemente dall’epoca di applicazione, le prove di confronto allestite dal Consorzio Emilia a Dugliolo (Bo) sulla varietà San Carlo, particolarmente suscettibile, hanno evidenziato l’efficacia delle nuove miscele a base di triazoli e Isdh (inibitori della succinato idrogenasi, una nuova famiglia chimica), mentre gli analoghi delle strobilurine hanno registrato un più ridotto controllo della malattia in ognuna delle tre prove allestite dal Consorzio agrario in questa località. La prima avvisaglia dello sviluppo di resistenza? «Azzardare questa deduzione – ha sottolineato Alvisi – sarebbe prematuro e non scientificamente corretto: nelle prove abbiamo solo riscontrato casi di minore efficacia».
«Mycosphaerella graminicola (forma teleomorfa di Septoria tritici − ha detto Marina Collina del Centro di Fitofarmacia dell’Università di Bologna – è considerata da Frac un fungo con un rischio intrinseco medio di sviluppo di resistenza». Casi di resistenza di Septoria agli analoghi delle strobilurine sono stati segnalati in Regno Unito e Germania nel 2005 (mutazione G143A). Nell’ultimo rapporto relativo al monitoraggio effettuato in Europa nel 2013 il Frac (Fungicide resistance action committee) segnala relativamente alla Septoria e agli analoghi alle strobilurine una resistenza diffusa in Francia, Germania, Gran Bretagna, Danimarca, Irlanda e Polonia; una moderata resistenza nella Repubblica Ceca; da assente a moderata in Italia, Spagna, Ungheria; da assente a bassa in Ucraina, Bulgaria, Romania, Slovacchia.
Le indagini scientifiche per fare luce sui nuovi casi segnalati nel bolognese saranno affidate proprio al Centro di Fitofarmacia.

Le varietà sensibili
«La nostra Regione – ha commentato Galassi-, al di là di quanto si dice, è molto attenta al tema delle resistenze, ponendo attenzione, nella modulazione dei disciplinari, alla sua prevenzione». È un elemento importante che caratterizza la difesa integrata. «A testimonianza di questo impegno – ha proseguito Galassi- negli ultimi 4 anni, in un periodo di crisi, la Regione Emilia Romagna ha stanziato 320 mila euro di finanziamenti per esplorare i temi della resistenza per quanto riguarda sia i fungicidi che gli insetticidi».
E in attesa di questi risultati, per proteggere l’efficacia di questi importanti fungicidi, si può consigliare di utilizzare gli analoghi delle strobilurine in miscela con altri prodotti a diverso meccanismo d’azione.
E indicazioni interessanti verranno anche dalle prove per la messa a punto di strategie di difesa differenziate in base alla suscettibiltà varietale (con il doppio intervento per le cv più sensibili).

La septoria e il rischio resistenza - Ultima modifica: 2015-03-09T14:33:47+01:00 da Sandra Osti

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