Non è stata la conflittualità tra apicoltori e maiscoltori a caratterizzare la tavola rotonda organizzata a Roma dalla nostra redazione. Forte è stato piuttosto il richiamo alle istituzioni a riprendere, a fronte dei recenti forti cali di produttività, un’attività di ricerca che negli ultimi anni è stata carente.
La moria delle api, come è stato riconosciuto dagli stessi apicoltori (che hanno riferito le conclusioni dell’ultimo congresso mondiale svoltosi lo scorso settembre a Montpellier), non è da attribuire solo alla chimica in agricoltura, ma soprattutto a fattori di ordine sanitario che vanno attentamente indagati. «Apenet - ha lamentato Raffaele Cirone, presidente della Federazione apicoltori italiani (Fai) - è però un progetto che è sfuggito completamente di mano agli apicoltori: non sappiamo dove sono le stazioni di monitoraggio né chi siano i soggetti coinvolti». Fai è pronta a rendere disponibili 700 mila alveari, senza incidere sui costi di esercizio del progetto. È pronto a collaborare al progetto anche Marco Aurelio Pasti, presidente dell’Associazione italiana maiscoltori (Ami), secondo il quale il costo di non utilizzare sementi conciate può essere accettato se effettivamente risolve il problema, ma nella fase attuale sembra essere piuttosto uno dei molteplici fattori in gioco.
Analogamente, per la crisi della maiscoltura nazionale è opportuno parlare di concause piuttosto che attribuire tutta la responsabilità alla sospensione dei neonicotinoidi. Negli ultimi trent’anni, ha evidenziato Pasti, c’è stato un crollo del prezzo del mais, che si è ridotto di tre volte, abbinato ad un continuo decremento delle rese. Preso atto di ciò, si tratta di capire se il divieto in atto ha portato reali benefici o se alla luce dei risultati emersi dall’attività di monitoraggio può essere rimosso.
Come ha fatto presente Silvio Borrello, direttore generale Sicurezza degli alimenti e nutrizione del ministero della Salute, il decreto di sospensione dei neonicotinoidi scadrà il prossimo 18 settembre e prima di quella data la Commissione consultiva fitofarmaci, struttura a carattere interdisciplinare insediata presso il ministero della Salute, è chiamata ad adottare un provvedimento basato esclusivamente sui dati scientifici. «Dati finalmente disponibili grazie al progetto Apenet, un’iniziativa che è frutto della stretta collaborazione fra tre ministeri (Politiche agricole, Salute e Ambiente) e che in termini di unità d’intenti e di condivisione nulla ha da invidiare all’attività dell’Agenzia francese».