Ha spento cento candeline il Crea, Centro di ricerca Viticoltura ed enologia di Conegliano. Nato nel 1923 con il nome di Stazione Sperimentale di Viticoltura. Per celebrare l’anniversario, nella sede di Susegana in provincia di Treviso, venerdì 1 dicembre si è svolto il convegno dal titolo "Ieri, oggi e domani della vitivinicoltura italiana" alla presenza, tra gli altri, del ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.
Cento anni di storia
L’ex direttore del centro Angelo Costacurta ha raccontato la storia del Crea di Conegliano e ha fornito anche una panoramica della viticoltura di fine Ottocento. Dopo la fondazione nel 1923, il Crea di Conegliano dal 1930 è stato ribattezzato Regia Stazione Sperimentale di Viticoltura ed Enologia. Nel 1933 venne posta la prima pietra della attuale sede e fra i primi interventi ci furono l’impianto sia di una collezione ampelografica - che comprendeva centinaia di vitigni da vino, da tavola, portinnesti e Ibridi produttori diretti (Ipd), poi ampliata nel tempo – sia di numerosi vigneti sperimentali, preziosi per la ricostituzione viticola del Veneto e delle regioni limitrofe.
Nel 1967, divenne uno degli Istituti sperimentali del ministero dell’Agricoltura, con il nome di Istituto Sperimentale per la viticoltura, di pari grado degli Istituti scientifici universitari, articolato in 3 sezioni operative (Asti, Arezzo e Bari) che facevano riferimento alla sede centrale di Conegliano. Intanto, l'Istituto veniva investito di nuovi compiti: il Servizio Repressione frodi fino al 1986, il rilascio dei certificati di analisi per il vino destinato all'esportazione fino al 1995, il controllo della produzione ed il commercio dei materiali di propagazione della vite (Servizio Controllo Vivai).
Nel 1981 venne creata e messa a disposizione dal Mmnistero dell'Agricoltura e delle Foreste, una collezione di oltre 600 vecchi vitigni (in collaborazione con il Cnr e diverse università italiane). Nel 2005 l'Istituto Sperimentale per la Viticoltura confluiva nel Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (Cra), divenendo dal 2015 Centro per la Ricerca in Viticoltura (Cra-Vit). Infine, nel 2017, con l’ultima riforma, il Centro acquisiva anche la ricerca in enologia e le diverse sezioni operative periferiche (Asti, Arezzo, Velletri, Turi e Gorizia) assumendo il nome di Centro di ricerca Viticoltura ed Enologia (Crea-VE).
Crea cervello del Masaf
«Il Crea deve essere il cervello del Masaf – ha detto Lollobrigida –. Bisogna accelerare il processo di condivisione dei dati, di ricerca e innovazione. Il centenario della Stazione sperimentale di viticoltura a Conegliano Veneto dimostra quanto sia fondamentale partire dal nostro glorioso passato per essere competitivi e vincenti nel futuro. Con il Governo Meloni abbiamo rimesso l’agricoltura al centro del dibattito politico – ha sottolineato il ministro –. Grazie al Pnrr avremo il massimo del sostegno economico degli ultimi trent’anni passando da 3,53 a 6,58 miliardi per gli investimenti in agricoltura».
«Occorre attuare una seria alleanza con le altre Nazioni produttrici di vino e prodotti di qualità – ha aggiunto –. Stiamo lavorando a questo, già al prossimo Vinitaly, su nostro invito, dovrebbero essere presenti in questa edizione, i ministri di altri Stati con l’obiettivo di proporre un patto chiaro: garantire la difesa del vino. Perché occorre informare e non condizionare il mercato. L’Italia è la dimostrazione che le paventate criticità in termini salutistici sul vino sono infondate».
«In questo secolo di vita – ha spiegato il direttore del Crea Viticoltura ed Enologia Riccardo Velasco – il nostro centro ha contribuito a tutti i grandi cambiamenti, dalla lotta alla fillossera ed alle crittogame che hanno quasi cancellato la vite dall'Europa, fino alle più recenti innovazioni tecnologiche e biotecnologiche. Le attività di conservazione e recupero della biodiversità viticola, il miglioramento genetico tradizionale e biotecnologico, lo sviluppo e le applicazioni di equilibrati protocolli ecosostenibili, la robotica e la bioinformatica, la genomica e la metabolomica della vite definiscono il nostro profilo moderno e trainante per un ulteriore salto di qualità della vitivinicoltura italiana».
Il direttore tecnico scientifico del Crea di Conegliano Alberto Cavazzini ha letto il messaggio del commissario straordinario del Crea Mario Pezzotti assente per questioni di salute. Pezzotti ha voluto ricordare che celebrare i cento anni di storia della sede Crea di Conegliano «significa non solo ripercorrere la storia della viticoltura italiana, ma anche ricordare quanto la ricerca abbia supportato e continui a supportare questo settore che rappresenta, come nessun altro, il made in Italy agroalimentare nel mondo e che ha bisogno di innovazione per essere resiliente in campo e sempre competitivo sui mercati».
La speranza nelle Tea
Per la Regione Veneto l’assessore all’agricoltura Federico Caner ha evidenziato l’importanza e il supporto del Centro di ricerca di Conegliano al settore vitivinicolo. «Le Tea e le tecniche di evoluzione assistita sono centrali per dare risposte al problema della siccità, delle fitopatie e dei cambiamenti climatici – h«ribadito –. La ricerca e le nuove tecniche sperimentali è fondamentale».
Attilio Scienza, docente di Viticoltura all’Università di Milano nella sua relazione “Dove va la viticoltura italiana”, ha presentato un excursus sul vino a partire dalla “rivoluzione delle bevande alla modernità” fino a evidenziare la necessità di trovare formatori e comunicatori «che sappiano unire le competenze tecniche con la capacità di farsi non solo comprendere ma di affascinare chi ascolta o chi legge» anche in relazione alle conoscenze dei consumatori in merito ai vini e quindi alle scelte di acquisto. Il professore ha parlato poi del futuro della viticoltura sottolineando l’importanza della ricerca, delle opportunità della Tea, così come della necessità del cambio del quadro normativo da parte dell’Unione Europea.
Le sfide per la viticoltura italiana
A seguire, si è svolta una tavola Rotonda dal titolo “Le prospettive della viticoltura italiana nel contesto internazionale”, a cui hanno partecipato importanti esponenti del mondo vitivinicolo. Luigi Moio, presidente Oiv, Organization Internationale de la Vigne et du Vin, ha parlato di diverse tematiche per le quali esistono delle incongruenze, delle “trappole” come le ha definite. In tema di ambiente, ad esempio, di fronte al riscaldamento climatico, ha precisato Moio c’è la riduzione di pesticidi. Di fronte alla richiesta di un approccio biologico, oltre ai vitigni resistenti serve anche un’adeguata difesa e quindi strumenti nuovi».
Eugenio Pomarici, docente di Economia Agraria dell’Università di Padova ha commentato lo squilibrio tra domanda e offerta di vino la contrazione dei consumi sia in Italia che nel mondo. Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente di Federdoc ha sottolineato: «Qui abbiamo tra i Consorzi più importanti nel settore italiano efficaci ed efficienti nel tutelare e promuovere il vino. Non a caso proprio qui sorge il Centro di ricerca e sperimentazione perché è nato un modo di pensare e una richiesta dal territorio di sviluppare prodotti importanti».
Nicola Dell’Acqua, direttore di Veneto Agricoltura e Commissario nazionale della siccità ha evidenziato che Veneto Agricoltura è a fianco degli scienziati per mettere in campo le loro idee e sperimentazioni attraverso le sue aziende agricole. Sul fronte dell’emergenza dell’acqua, il Commissario ha sottolineato che in Italia, specie nel Nord dove si concentra maggiormente l’agricoltura, mancano infrastrutture necessarie per accumulare l’acqua.
Consumi in calo e nuove modalità
Eugenio Sartori, già direttore di Vcr Rauscedo, nel suo intervento ha citato il tema delle scelte del consumatore nei confronti del vino. «Il modo di consumare il vino da parte dei giovani di oggi è cambiato nel tempo. Oggi c’è una maggiore preferenza di vini di pronta bevibilità, come il Prosecco».
Luigi Polizzi, direttore generale del Masaf per le politiche internazionali e dell’Unione europea. Nel riprendere alcune tematiche emerse nella tavola rotonda, Polizzi ha citato le giacenze di vino in Italia. «Le soluzioni ci sono. – ha detto – Tre anni fa con una nuova norma per il riconoscimento dei Consorzi di tutela nel settore delle denominazioni geografiche, abbiamo inserito la possibilità di presentare un piano per la gestione dell’offerta. Ciò al fine di dare la possibilità ai Consorzi e alle aziende associate che partecipano con valore alle indicazioni geografiche di gestire meglio il potenziale produttivo».
Al termine dell’incontro Velasco ha regalato al ministro Lollobrigida il vino del Crea.