Ristori economici per i produttori che hanno dovuto svendere l’uva da tavola oppure cederla ad aziende per trasformarla in succo d’uva, avvio di un confronto con la grande distribuzione per intraprendere percorsi di filiera, promozione in televisione delle uve autoctone pugliesi con semi, disponibilità da marzo prossimo dell’aeroporto di Grottaglie (Ta) per spedire l’uva rapidamente sui mercati settentrionali ed esteri, misure del prossimo Psr finalizzate al rinnovo varietale e all’innovazione tecnologica nel comparto dell’uva da tavola. Sono i provvedimenti che l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, ha promesso ai produttori pugliesi di uva da tavola nel corso di un incontro organizzato presso la Regione Puglia, a seguito di manifestazioni di protesta di gruppi di produttori, con i rappresentanti di Coldiretti, Cia Agricoltori Italiani, Comitato agricoltori uva da tavola (Caut) e Movimento nazionale per l’agricoltura, per cercare soluzioni alla crisi che ha travagliato l’intero comparto dell’uva da tavola nell’annata che sta per concludersi.
Crisi uva tavola, forte malcontento dei produttori
Numerosi sono i problemi che hanno condizionato il comparto nell’attuale campagna commerciale, dal forte rincaro dei costi di produzione ai danni causati dalle calamità naturali fino al ristagno dei consumi. Ma il più impattante sulla vita economica e sul futuro delle aziende viticole è la caduta dei prezzi dell’uva da tavola sotto i 40-50 centesimi di euro al chilogrammo, spesso fino a 25-30 centesimi, mentre i prezzi al consumo arrivano fino a 3-4 euro al chilo.
Per fronteggiare la grave situazione Pentassuglia lo scorso ottobre aveva già convocato un “Tavolo sull’uva da tavola”, con l’obiettivo di capire fino in fondo le ragioni della crisi e individuare correttivi. Evidentemente allora non trovati se proprio intorno alla metà di ottobre diversi produttori si sono coordinati nel Caut e se questo Comitato, il Movimento nazionale per l’agricoltura e altre organizzazioni agricole hanno, in più occasioni, manifestato apertamente malcontento per la crisi di mercato, caratterizzata da difficoltà e persino blocco delle vendite (con tanta uva rimasta, invenduta e ammuffita, sulle piante) e quotazioni molto basse.
Pentassuglia: «Soluzioni per presente e futuro»
«Siamo al lavoro per trovare soluzioni per il presente e il futuro, affinché la crisi non si ripresenti – ha dichiarato Pentassuglia –. Sicuramente appronteremo ristori per i produttori costretti a svendere l’uva o che non hanno potuto proprio venderla. Stiamo cercando di capire la loro entità per calibrare al meglio quanto stanziare per i ristori. Ma vogliamo anche ragionare in termini di filiera per realizzare accordi fra le parti. Dal prossimo marzo sarà possibile presso l’aeroporto di Grottaglie mettere in cella frigo l’uva e poi mandarla via aereo al Nord Italia e all’estero. La Regione vuole fare la propria parte anche promuovendo le uve autoctone pugliesi con semi, cioè Italia, Michele Palieri e Pizzutella, attraverso una campagna promozionale sulle più importanti reti televisive nazionali, e finanziando con il prossimo Psr il rinnovo varietale e l’innovazione tecnologica nel vigneto».
Per l’uva da tavola è crisi anche in Sicilia
La crisi del comparto dell’uva da tavola non sta colpendo solo la Puglia, ma anche la Sicilia, seconda regione produttrice in Italia. È per questo che il presidente di Copagri Catania Angelo Oliveri e il responsabile di settore Salvatore Secolo, «preoccupati per la crisi di mercato che sta colpendo produttori e braccianti impegnati nella coltivazione dell'uva da tavola, investendo intere comunità come quella di Mazzarrone», in una lettera aperta inviata alle istituzioni politiche nazionali e regionali sollecitano «la convocazione dei rappresentanti della grande distribuzione organizzata per ridurre la forbice tra prezzi alla pianta e prezzi al consumatore, la rimozione dei vincoli di commercializzazione per le uve senza semi e l'erogazione di fondi a sostegno della conversione dei vigneti con nuove varietà più richieste sul mercato. Negli ultimi cinque anni, malgrado la nostra continua sollecitazione di interventi concreti, la situazione è precipitata. I prezzi di vendita, scesi sino a 25 centesimi, non bastano neppure a coprire i costi e inducono quindi all'abbandono delle coltivazioni».
Altre richieste di Copagri Catania
Fra le richieste di Copagri Catania sono compresi anche «un indennizzo per il caro-carburante e per i costi energetici che copra almeno il 50% del fabbisogno, la rideterminazione del contributo di coltivazione con fondi della Politica agricola comune, attualmente inferiore a 200 euro a ettaro, il congelamento dei versamenti di contributi previdenziali per un anno assieme alla proroga dei prestiti e dei mutui aziendali che in atto non possono essere comprensibilmente onorati e l'attivazione di una politica di promozione sulle esportazioni e la creazione di una cabina di regia composta da rappresentanti istituzionali e dei produttori per affrontare la situazione attuale e impedire nuove crisi future».