Il vino italiano resiste anche alle bombe d’acqua. Certo, dribblare i temporali sotto vendemmia può essere un affare serio, ma il millesimo 2018 sarà comunque ricordato come una grande annata, almeno per le quantità, e per un ritorno a rese e ad epoche di raccolta “normali” dopo le anomalie del 2017. Diventa però sempre più difficile il mestiere di chi deve interpretare i capricci del tempo per formulare delle previsioni. Che mai come quest’anno possono risultare aleatorie, soprattutto se si punta alla precocità per arrivare primi al rituale “annuncio”.
Così il dato numerico della vendemmia 2018 è stato rivisto al rialzo mano a mano che si avvicinava la data fatidica dei primi stacchi. Con Coldiretti che ha aperto a 46-47 milioni di ettolitri a metà agosto; Cia-Agricoltori Italiani che ha rilanciato a 48 il 29 agosto, Confagricoltura ha passato commentando solo l’aumento della vendemmia “di precisione” e stigmatizzando la grandine in Puglia, Unione italiana vini ha ritoccato a 49 milioni di ettolitri a inizio settembre e AssoEnologi (DOSSIER PRIME PREVISIONI 2018) ha chiuso il giro puntando su quasi 56 milioni di ettolitri di vini e mosti: per trovare una vendemmia così ricca occorre risalire indietro di 20 anni (58 milioni di hl nel 1999).
L’associazione dei professionisti del vino ha così commentato che, «se l’annata 2017 è stata tra le più scarse degli ultimi cinquant’anni, dove gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata, quest’anno siamo tornati ai valori medi riferiti ad annate di piena produzione».
Stagione allungata
Anche il periodo della raccolta, secondo i primi dati ufficiali elaborati da Assoenologi, risulta nella norma, con circa 7/15 giorni di ritardo rispetto allo scorso anno. Ciò che però ha caratterizzato questa inusuale annata sono state le punte di caldo alternate a forti precipitazioni che hanno creato un’elevata umidità. «Anche quest’anno - commenta Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi - l’Associazione Enologi Enotecnici Italiani è stata particolarmente attenta e cauta nelle sue stime, in considerazione del fatto che ormai i cambiamenti climatici possono creare, anche in territori limitrofi, delle transazioni da clima continentale a clima tropicale che possono determinare importanti differenze sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo. Tutto ciò nella consapevolezza che ogni previsione, anche se non definitiva, può portare a scelte errate da parte dei produttori e influenzare, nel bene e nel male, il mercato».
Peronospora e oidio
A contraddistinguere l’annata è stata comunque la pioggia. Quelle di maggio e giugno hanno favorito gli attacchi di peronospora e oidio, che hanno costretto i viticoltori a diversi trattamenti. I forti temporali e le grandinate di luglio e agosto hanno sì causato abbattimenti quantitativi in alcune ristrette zone (particolarmente colpito il centro Sud, in particolare Puglia e Sicilia occidentale, con defogliazioni, lacerazioni e attacchi di botrite), ma ha anche stimolato la produzione di un elevato numero di grappoli con un peso decisamente superiore a quello dello scorso anno.
A inizio settembre, quando i raccolti non hanno superato il 15% del totale, Assoenologi stima quindi un quantitativo di oltre il 20% in più rispetto allo scorso anno e una qualità eterogenea, buona con diverse punte di ottimo ed alcune di eccellente, ma mette le mani avanti: «tutto potrebbe variare anche sensibilmente a seconda dell’andamento climatico dei mesi di settembre e ottobre».
Il dettaglio regionale
Le stime quantitative di effettuate grazie alla collaborazione degli Enologi delle 17 sedi periferiche dell’Associazione registrano segni più in tutte le Regioni. Con exploit particolarmente significativi nel Centro (+35% in Lazio e Umbria; +30% in Emilia), ovvero nelle Regioni più colpite dalla siccità dell’anno scorso. I 55, 8 milioni di ettolitri previsti portano il millesimo 2018 al secondo posto per produzione negli ultimi 20 anni. Per trovare una vendemmia più ricca bisogna risalire al 1999 (58,1 milioni di hl). Un exploit sostenuto soprattutto dalla Puglia (LEGGI QUI) che, nonostante le difficoltà climatiche, ritorna al primo posto dopo tanti anni superando Veneto, Emilia-Romagna e Sicilia (che insieme rappresentano il 65% di tutto il vino italiano.
(Clicca qui per il dettaglio regione per regione del Rapporto Assoenologi)
Vendemmia 2018, le stime AssoEnologi | ||||
Regione | Previsioni 2018 (.000 hl) | Var % su media 5 anni | Var. % su 2017 | |
Piemonte | 2.550 | +6% | +25% | |
Lombardia | 1.420 | +5% | +20% | |
Trentino Alto Adige | 1.250 | +7% | +23% | |
Veneto | 10.330 | +13% | +22% | |
Friuli Ven.Giulia | 2.000 | +28% | +22% | |
Emilia Romagna | 7.800 | +10% | +30% | |
Toscana | 2.370 | -10% | +25% | |
Marche | 990 | +5% | +15% | |
Lazio Umbria | 2.380 | +11% | +35% | |
Abruzzo | 3.640 | +21% | +15% | |
Campania | 1.550 | +10% | +20% | |
Puglia | 11.920 | +53% | +20% | |
Sicilia | 5.790 | -2% | +8% | |
Sardegna | 560 | -19% | +20% | |
Altre* | 1.250 | +30% | +25% | |
Totale | 55.800 | +16% | +21% | |
Fonte Associazione Enologi Enotecnici Italiani | ||||
* Valle d'Aosta, Liguria, Molise, Basilicata, Calabria |