Dal primo aprile le quote latte vanno in soffitta dopo 31 anni. Un’intera generazione di allevatori non ha mai operato in un mercato del latte che si svolgesse al di fuori del regime di contenimento della produzione varato nel lontano 1984 per frenare i crescenti costi di sostegno. Ma non finirà, ancora per qualche anno, l’incredibile contenzioso originato dall’applicazione in Italia.
I problemi del comparto di fronte al salto nel buio che lo attende sono molto seri. Anche le recenti clamorose proteste che hanno coinvolto volti più o meno noti della politica in penose esibizioni confermano l’impressione che il nostro paese affronti la nuova realtà in condizioni di scarsa preparazione. In questi giorni è tardi per protestare e invece più saggio guardare avanti alla ricerca di soluzioni.
Il punto sul futuro del latte in Val Padana è stato fatto dal recente convegno organizzato a Sant’ Angelo Lodigiano, nel cuore della produzione lattiera italiana, dall’Accademia dei Georgofili, dalla Fondazione Morando Bolognini, dalla Società Agraria di Lombardia, dal Museo Lombardo di Storia dell’Agricoltura e dal Cra.
La partecipazione di oltre 350 persone con il comune desiderio di affrontare i problemi in concreto, escludendo ogni intervento puramente politico, di questi tempi è un fatto significativo. Le sensazioni emerse sono numerose e importanti.
L’intera filiera è preoccupata per la durezza della sfida. Negli altri paesi da circa un biennio vi è stato un lavoro di potenziamento che si è tradotto in incrementi di produttività che da noi si è verificato in misura più ridotta e solo durante lo scorso anno. Il latte italiano rappresenta circa il 10% di quello europeo, ma il valore della nostra trasformazione arriva al 15% del totale. Ecco la nostra caratteristica: una più elevata valorizzazione del latte.
Ma la forza del comparto è minata dalla minore competitività del nostro sistema carente di alimenti per il bestiame, di latte e di formaggi. La prospettiva di una competizione accanita è dunque più che realistica. Per contrastarla occorre una strategia complessiva. Il convegno ha individuato un “diamante” a cinque punte per rafforzare: 1) la produzione di alimenti prodotti in Italia, 2) la produttività dell’alimentazione e delle tecnologie di allevamento, 3) la potenzialità genetica del patrimonio bovino da latte, 4) l’efficienza delle strutture e la loro produttività anche in relazione al benessere, 5) la potenzialità della trasformazione sorretta dai prodotti a denominazione. Il tutto, naturalmente, con una crescente attenzione ai conti economici e ai risultati ottenuti.
La partita non è persa in partenza, ma occorre agire in fretta, con il massimo coordinamento degli attori del sistema e con il supporto della formulazione e gestione di una coerente politica agraria indirizzata al latte e ai suoi preziosi derivati.
Qui la delocalizzazione non esiste. Il valore aggiunto si forma nelle nostre campagne, negli stabilimenti e sul mercato.Non possiamo permetterci di avere creato un sistema di grande valore per vederlo poi migrare altrove.
Gli atti del convegno, come per precedenti iniziative analoghe, saranno a disposizione a titolo gratuito sul sito del Museo.
Il piano proposto del Mipaaf
Il piano per il settore del latte che il Mipaaf ha presentato al tavolo della filiera prevede quattro aree di intervento:
- valorizzazione e consumo di latte fresco: il Mipaaf ha predisposto il logo “Latte 100% Italiano” (v.articolo a fianco)
- regolazione del mercato e dell’organizzazione Interprofessionale
- rateizzazione delle multe per splafonamento della campagna 2014-2015. La Commissione Ue ha già presentato un progetto di regolamento per consentire agli Stati membri di riscuotere il prelievo dovuto dagli allevatori per l’ultimo periodo di applicazione del regime in tre rate annuali. La concessione della rateizzazione agli allevatori non esonera però gli Stati membri dall’obbligo di versare all’Ue il prelievo dovuto entro il 30 novembre 2015 per cui ancora una volta gli Stati membri dovranno anticipare con i loro fondi le multe a carico dei singoli allevatori.
- Fondo per il miglioramento della qualità del latte bovino e in particolare l’accesso degli allevatori ai contributi della legge 23/12/2014, n.190.