I fertilizzanti rivestono un ruolo sempre importante nella strategia aziendale anche se, in termini di spesa percentuale, sono forse lo strumento con la maggiore redditività oggi a disposizione dell’utilizzatore finale.
Dopo aver scelto quali saranno le coltivazioni del 2016, gli agricoltori devono individuare i mezzi tecnici più adeguati. Non solo dal punto di vista agronomico (migliore qualità e buona resa) ma anche in termini economici. Ad esempio conviene usare un concime sin tanto che il costo marginale equivale alla produzione marginale.
In poche parole se spendo un euro per apportare un chilo di azoto, conviene aumentarne le dosi fino al punto in cui l’ultimo euro speso fa aumentare il valore della produzione lorda vendibile appunto di un euro. Nel grafico abbiamo rappresentato il momento di congiunzione tra costo marginale e produzione marginale nel caso di concimazioni azotate su grano duro.
In tutti i casi, anche se un risparmio del 10% sull’acquisto dei concimi si traduce in una riduzione mediamente intorno l’1% nell’economia globale aziendale, è doveroso per l’imprenditore agricolo cercare il miglior compromesso tra qualità, prezzo e necessità agronomiche.
Per questo motivo è opportuno fornire una panoramica della situazione nazionale con uno sguardo al passato e con qualche ipotesi per l’immediato futuro.
La tabella con i costi (€/kg) delle più importanti unità fertilizzanti mostra anche la variazione rispetto al dicembre del 2014. All’epoca in cui scriviamo (fine dicembre 2015 –NdA) il quadro complessivo sembra abbastanza delineato, tuttavia potrebbe darsi che le prime settimane del 2016 possano essere caratterizzate da eventi locali o internazionali che cambino alcune delle riflessioni che andremo a fare.
Azoto, voci in flessione
Relativamente al costo dell’azoto è facile notare che tutte le voci sono in flessione, mediamente tra 8 e 9% con la sola eccezione del costo dell’urea prilled che, essendo diminuito di circa il 6%, ha contribuito a rendere questo prodotto un po’ meno conveniente rispetto agli altri. Rispetto alla granulare, infatti, la differenza prezzo in valore assoluto è passata dai 4 centesimi di euro del 2014 al centesimo di queste ultime settimane.
Relativamente al differenziale non va dimenticato che l’urea granulare è anche di produzione nazionale, mentre la prilled è totalmente d’importazione.
Di conseguenza, in caso di particolari tensioni nel rapporto di cambio €/$, il gap tra i due tipi d’urea potrebbe addirittura azzerarsi. In termini di centesimi di euro, c’è da segnalare che il nitrato ammonico a elevato titolo d’azoto è ancor più conveniente del suo omologo a basso titolo. Tuttavia le limitazioni logistiche e la minore disponibilità non consentono di poter sostituire del tutto il classico 26/27 con il 33/34.
Come di consueto si prevede che la maggior parte degli agricoltori eseguiranno azotature frazionate anche se l’aumento delle tipologie di concimi con inibitori potrebbe favorire un incremento delle quote di mercato di quest’ultima categoria di prodotti. In ogni caso non possiamo sottovalutare le implicazioni di carattere agronomico-organizzativo, in quanto la scelta di impiegare urea in sostituzione dei nitrati, ad esempio in copertura ai grani, influenzerà anche modalità, quantità ed epoca di distribuzione.
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