La filiera del grano va valorizzata, superando le incomprensioni tra i vari attori, a monte e a valle, soprattutto tra parte agricola e industria di prima trasformazione, e intervenendo su ciò che manca per arrivare a un obiettivo condiviso da tutti.
Nello specifico occorre far dialogare davvero agricoltura e industria di produzione della farina, in modo da aumentare gli accordi e i contratti di coltivazione e di stabilire tecniche agricole e selezioni di grano.
È il messaggio lanciato alla tavola rotonda che si è tenuta all’assemblea annuale di Italmopa, l’associazione italiana dei mugnai.
In pratica gli industriali di prima trasformazione, che acquistano grano nazionale, ma sono costretti anche a importarlo, poichè la produzione interna copre solo il 60% del fabbisogno nazionale, dovrebbero far capire bene ai produttori agricoli quali sono le caratteristiche richieste, qual è la qualità che vogliono in termini di proteine, anche in base alle richieste del mercato, comprese quella delle nicchie di farine biologiche e gluten-free (in questo caso senza grano).
Dall’altra parte gli agricoltori dovrebbero offrire partite più omogenee e meno frammentate cercando di mantenere continuità nelle consegne. Richieste ed esigenze sono state espresse da una e dall’altra parte e, in estrema sintesi, dovrebbero tradursi dalle parole ai fatti, in accordi e aggregazioni per entrambi gli “schieramenti”.
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