Gli agenti di biocontrollo (BCA, dall’inglese Bio Control Agent) rappresentano una quota del 3,5% del mercato fitosanitario mondiale con un valore complessivo di 1,5 miliardi di dollari (dati 2013). Attualmente l’Europa rappresenta il 25% di un mercato in cui è leader l’America del Nord, in virtù del peso dei prodotti che derivano dal Bacillus thuringiensis. Le prospettive però sono quelle di una rapida crescita del settore che, secondo le proiezioni, dovrebbe arrivare a coprire una quota di mercato oscillante fra il 15% e il 23% entro i prossimi 3-4 anni, per arrivare a un mercato potenziale che nel 2020 potrà valere da 6 a 8 miliardi di dollari. Numeri che derivano anche dal crescente impegno delle multinazionali della chimica fitosanitaria anche in questo settore, con cospicui investimenti nella ricerca e nella formulazione. Attualmente sono disponibili sul mercato agenti di bio-controllo soprattutto per la lotta contro i fitofagi. In questo settore, infatti, si concentrano più di due terzi dei prodotti disponibili, mentre solo un quarto dei prodotti sviluppati sono rappresentati dai fungicidi. La lotta contro le malerbe, invece, resta ancora un mercato di nicchia.
Se l’impiego di BCA in frutticoltura è ormai un fatto acquisito da tempo, la viticoltura sembra dare in questi anni un nuovo impulso al bio-controllo. Diversi bio-pesticidi sono stati autorizzati o sono allo studio e in via di sperimentazione per il contenimento di peronospora, oidio, muffa grigia e mal dell’esca, considerate le malattie chiave della coltura. Gli agenti di bio-controllo delle malattie fungine che si stanno sviluppando possono essere suddivisi in due gruppi.
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