Etna è ormai da tempo un brand conosciuto e ricercato. Per il vino sinonimo di produzioni di qualità e non di massa. Di cura del prodotto e del territorio. Sulla scia del successo del vino prodotto sui fertili versanti del vulcano, anche l’olio vuole giocare le sue carte. Esiste già una Dop Monte Etna, ma è troppo piccola e troppo “esclusiva” per permettere l’imbottigliamento di volumi capaci di imporsi e farsi apprezzare sul mercato. Giosuè Catania, presidente di Apo (cooperativa di produttori olivicoli) e del Consorzio di Tutela, snocciola qualche dato: «Attualmente la Dop Monte Etna riguarda circa 45 soggetti di filiera fra produttori, frantoiani e confezionatori, con 150 ettari di superficie certificata e da 400 a 500 quintali di olio prodotto».
Ampliare l'areale
Per porre rimedio all’errore iniziale commesso nel 2003 quando venne istituita la Dop dell’olio etneo, il Consorzio di Tutela ha presentato al ministero delle Politiche agricole una proposta di modifica del disciplinare che è stata sottoposta alla pubblica audizione nelle scorse settimane alla Camera di Commercio di Catania. La proposta prevede l'inclusione di altri 1.400 ettari con 160mila piante e altre 1.200 aziende di piccola e media dimensione. Attualmente sono 19 sono i comuni delimitati e ricadenti nell’areale Dop Monte Etna. Con la nuova proposta di ampliamento ne verrebbero inglobati altri 30 dell'area orientale del vulcano come Milo, Sant'Alfio, Linguaglossa, dando così la possibilità ai produttori e alla filiera olivicola olearia di poter cogliere nuove opportunità economiche. La Dop Monte Etna comprende attualmente circa 5.500 ettari di oliveti nelle province di Catania, Messina ed Enna per un totale di circa 750 mila piante e circa 5 mila aziende potenzialmente interessate ma non tutte certificate Dop.
Includere più cultivar
Altra modifica riguarda una minima variazione agli acidi oleici che non alterano il sapore dell'olio extravergine d'oliva ma aumentano le sue capacità nutrizionali e la composizione varietale. Attualmente il disciplinare in vigore prevede che la «Nocellara Etnea» non sia inferiore al 65% e che al restante 35% possono concorrere le varietà presenti nella zona e cioè Moresca, Tonda Iblea, Ogliarola Messinese, Biancolilla, Brandofino e l'Olivo di Castiglione. Con la riscrittura del disciplinare il 35% potrà essere costituito da altre cultivar autoctone siciliane.