Il 28 febbraio 2018 è partito ufficialmente il progetto ViteAmbiente, finanziato dalla Regione Emilia-Romagna all’interno del programma sviluppo rurale 2014-2020, con il contributo di Emil Banca.
Il programma, di durata biennale, ha come obiettivo lo studio e la valorizzazione di alcune vecchie cultivar presenti nei Colli Bolognesi (in particolare Alionza, Angela e Besgano nero) e la valutazione della loro impronta genetica per trovare un equilibrio ottimale fra attività produttiva e salvaguardia dell’ambiente.
Il gruppo di lavoro, costituito da Centro Agricoltura e Ambiente, Cnr, Università di Bologna, Agrites, Futura e alcune aziende agricole all’interno di aree protette dei colli bolognesi, si è concentrato sullo sviluppo di una tecnica innovativa di contenimento delle avversità.
Questo in previsione della riduzione del rame attualmente utilizzato, per diminuire la presenza del metallo pesante nel suolo e migliorare la biodiversità del terreno. Il progetto coinvolge aziende viticole che conservano vecchie cv a rischio di estinzione e inserite nel Repertorio regionale delle risorse genetiche agrarie.
Gli obiettivi generali sono la valorizzazione delle vecchie cv attraverso un equilibrio ottimale fra attività produttiva e salvaguardia dell’ambiente che preveda la conservazione della biodiversità nei vigneti mediante un approccio agro-ecologico.
Gli ambiti operativi del progetto riguardano: utilizzo di induttori di resistenza, verifica della risposta di vecchie cv a patogeni e fitofagi, analisi della biodiversità del suolo, ruolo delle aree di interesse ecologico per la conservazione di nemici naturali di fitofagi dannosi.
Durante il primo anno di attività sono stati condotti rilievi sulle infestazioni di cimice asiatica (Halyomorpha halys) e sui danni provocati da tignoletta (Lobesia botrana). In entrambi i casi i rilievi hanno permesso di accertare infestazioni bassissime durante tutto il periodo primaverile estivo e una conseguente assenza di danni alla coltura, sia nel caso di vecchie varietà che di varietà tradizionali. Per quanto riguarda la sensibilità alle principali malattie fungine, sono stati eseguiti rilievi sul grado di diffusione del Mal dell’esca, della peronospora e dell’oidio senza che emergessero differenze sostanziali tra vecchie e nuove varietà.
Per quanto riguarda l’utilizzo di induttori di resistenza per aumentare la capacità della vite di opporsi ai patogeni fungini, si stanno eseguendo prove per studiare la produzione di jasmonati, sia su vecchie cultivar che su cultivar classiche (es. Pignoletto). Si sta valutando l’effetto di un trattamento di gel di silice diluito in acqua sullo sviluppo della peronospora.
I dati ottenuti hanno confermato un certo livello di contenimento dei sintomi e quindi il mantenimento di una migliore funzionalità della foglia colpita e, su cv Pignoletto di una delle aziende coinvolte, anche un parziale contenimento della diffusione, pur in presenza di una riduzione del quantitativo di rame aziendale impiegato del 20%. Gli incoraggianti risultati conseguiti in questo primo anno di attività pongono inoltre le basi per potere procedere a quanto previsto per il secondo anno di progetto: la realizzazione di prove volte a verificare la possibilità di ridurre del 50 % il quantitativo del rame aziendale impiegato.
Per informazioni: CAA