Coronavirus e lockdown, Il Paese è fermo e già avverte i primi sintomi di carenza di liquidità.
L’esecutivo con il decreto Cura Italia di marzo è intervenuto prevedendo, insieme ad altre misure, anche un’indennità una tantum da 600 euro per i liberi professionisti e autonomi titolari di partita iva e lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa che abbiano subito danni all'attività dalla diffusione del Coronavirus.
Un intervento che riguarda anche decine di migliaia di professionisti, agronomi, agrotecnici, periti ecc che investono la loro competenza e professionalità nel sostegno del comparto primario.
Le modalità di attribuzione
Le modalità di attribuzione di queste risorse, provenienti dal Fondo per il Reddito di ultima istanza, sono stabilite dal decreto interministeriale appena firmato dal ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, di concerto con il ministro dell'Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri.
Il bonus, relativo al mese di marzo, andrà chiesto alla propria Cassa e sarà erogato a chi ha avuto redditi fino a 35mila euro oppure, tra 35 e 50mila, abbia subito cali di attività di almeno il 33% nei primi 3 mesi 2020. Il bonus andrà chiesto alla propria cassa di previdenza e assistenza.
“Cura Italia”, come gestire gli interventi
in favore del lavoro in agricoltura
Lunedì 30 marzo pubblicheremo su questo sito una guida scaricabile a cura di Giulio D'Imperio con tutti gli interventi anticoronavirus in ambito previdenziale e lavorativo
«Interventi più cospicui nel decreto di aprile»
«Si tratta di un primo intervento – spiega Catalfo - per fronteggiare immediatamente la situazione di emergenza».
«Siamo già al lavoro – ribadisce la ministra - sulle nuove misure per il decreto aprile, dove l’obiettivo è di prevedere, per queste categorie di lavoratori, un indennizzo di importo superiore».
In una nota del ministero del Lavoro viene specificato che l’importo di 600 euro sarà riconosciuto:
- ai lavoratori che abbiano percepito, nell'anno di imposta 2018, un reddito complessivo non superiore a 35mila euro;
- ai lavoratori che, sempre nell'anno di imposta 2018, abbiano percepito un reddito complessivo compreso tra 35mila e 50mila euro e abbiano cessato, ridotto o sospeso la loro attività autonoma o libero-professionale di almeno il 33% nel primo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, sempre a causa del virus COVID-19.
Le domande per l'ottenimento dell'indennità possono essere presentate da professionisti e lavoratori autonomi presso gli enti di previdenza ai quali sono iscritti.
Casse professionali a rischio intasamento
Nelle intenzioni dell’esecutivo il bonus dovrà essere attribuito entro metà aprile, ma secondo le prime indiscrezioni raccolte tra i professionisti agronomi iscritti all’ordine ci sono alcuni punti del decreto che rischiano di creare intasamenti burocratici e difficoltà di applicazione.
Innanzitutto l’attribuzione del compito di raccogliere le domande alle Casse come Epap (Ente di Previdenza ed Assistenza Pluricategoriale degli Attuari, dei Chimici e Fisici, dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali, dei Geologi) o Enpaia (Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura) rischia di creare intasamenti in un momento in cui queste casse hanno ridotto la presenza del personale a causa delle prescrizioni del primo decreto anti Covid 19.
Come quantificare la riduzione di reddito?
Poi occorrerà sapere le modalità e i documenti da esibire per dimostrare la limitazione di reddito accusata a causa dei provvedimenti restrittivi emanati in conseguenza dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 come indica il decreto.
Una decurtazione che per i redditi superiori a 35mila euro occorrerà addirittura quantificare per dimostrare perdite elevate, superiori al 33% del reddito percepito. La semplificazione burocratica non diventa di moda nemmeno nel bel mezzo della pandemia.