«Considerato il periodo, la situazione delle risorse idriche del Paese non è preoccupante, ma induce a riflessione il fatto che, nel 2020, si sia ancora a sperare nella clemenza di Giove Pluvio, perché incapaci di infrastrutturare adeguatamente il territorio di un Paese, che rimane uno dei più ricchi d’acqua al mondo!».
In questo modo Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, commenta il report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche nelle diverse aree del Paese.
Difficoltà al Sud
Sembra finalmente essersi fermata l’emorragia idrica dai bacini di Puglia e Basilicata nell’attesa che le attese piogge autunno-vernine li rimpinguino. Rispetto all’anno scorso, dagli invasi pugliesi mancano ora quasi 52 milioni di metri cubi, mentre in Lucania il deficit è di circa 38 milioni.
Dopo un’estate idricamente sufficiente, la Calabria sta subendo gli effetti della concentrazione localizzata degli eventi meteo. Infatti, se la diga Sant’Anna sul fiume Tacina, lungo la costa jonica, segna il record del recente quadriennio (4,69 milioni di metri cubi d’acqua), altrettanto, ma in negativo, fa la diga Monte Marello sul fiume Angitola, lungo il versante tirrenico, al minimo dal 2017 (7,33 milioni di metri cubi d’acqua).
Non va meglio al Centro
Risalendo la Penisola, inferiori agli anni scorsi sono le portate dei fiumi Sele e Volturno, in Campania, mentre il nuovo servizio Open Ambiente di Regione Lazio segnala l’altezza idrometrica record del fiume Tevere dal 2016, così come vale per il fiume Liri.
Se confortante è anche la condizione idrica del laziale lago di Bracciano, non altrettanto può dirsi dell’invaso di Penne, in Abruzzo, al minimo dal 2017 (0,7 milioni di metri cubi).
Deficitaria rimane la situazione dei bacini nelle Marche (complessivamente trattengono 32,84 milioni di metri cubi, quantità leggermente superiore in anni recenti solo al siccitoso 2017), così come in calo sono i livelli dell’invaso del Bilancino in Toscana, condizionato da un settembre meno piovoso della media anche sulla provincia di Firenze (-22% sui capoluoghi della regione).
Cali anche a Nord
Analogo è stato l’andamento delle piogge settembrine sul Veneto (-31%), assorbito però senza conseguenze dai fiumi della regione, tutti (Adige, Bacchiglione, Livenza, Brenta, Piave) con altezze idrometriche al top del recente quadriennio. Piogge di settembre in calo del 46,4% anche in Piemonte, i cui fiumi (Dora Baltea, Sesia, Stura di Lanzo, Maira, Pesio) hanno portate in discesa.
Analogo è l’andamento piemontese del fiume Po che, in Emilia Romagna (come in Lombardia) segna altresì livelli superiori alla media storica ed all’anno scorso. Non altrettanto può dirsi dei fiumi della stessa regione, tutti sotto media (ad eccezione del Savio); il record negativo è del Reno con una portata di 0,4 metri cubi al secondo contro una media di mc/sec 8,4.
Infine, sono in calo anche i grandi laghi del Nord (Maggiore, Lario, Iseo, Garda), pur rimanendo superiori alla media del periodo.
Interventi urgenti da effettuare
«Bisogna pensare – conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – che, in Italia, la potenzialità di accumulo idrico in 90 bacini è limitata, perché il 10,7% della capacità è interrata per la presenza di oltre 72 milioni di metri cubi di detriti! Per questo, proponiamo la loro pulizia straordinaria con una spesa di circa 291 milioni di euro, capaci di attivare quasi 1.500 posti di lavoro.
Non solo, ci sono ben 16 invasi da completare e i Consorzi di bonifica ed irrigazione hanno progetti definitivi ed esecutivi, cioè cantierabili, per realizzare ulteriori 23 bacini in tutta Italia.
È una capacità operativa, che mettiamo al servizio del Paese; l’economia dei territori e l’occupazione attendono risposte concrete».