Crollo dei valori assicurati, diminuzione delle aziende agricole che hanno sottoscritto polizze e aumento dei costi per gli agricoltori che hanno scelto di proteggere i raccolti. Il 2020 è stato un annus horribilis per le assicurazioni in agricoltura in Italia. E a contribuire di più a questi risultati è stata l'area del Nordest, solitamente più sensibile allo strumento assicurativo. I numeri sono stati divulgati durante il 13esimo convegno del Cesar sulla gestione del rischio in agricoltura, svoltosi in videoconferenza dalla Sala dei Notari del Comune di Perugia.
Crollo per le polizze sulle colture
Secondo le stime Ismea, nel 2020 lungo la penisola è diminuito del 6,6% il valore assicurato totale passando da 8,51 miliardi a 7,95. La flessione più consistente ha riguardato le colture, con un calo del 9,7% (da 6.164 milioni di euro a 5.565), mentre il valore delle polizze nel settore zootecnico è calato dell'1,5% (1.308 milioni contro i 1.328 del 2019). In controtendenza invece le coperture per le strutture che hanno fatto registrare un incremento del 5,9%, passando dai 1.018 milioni del 2019 ai 1.078 dello scorso anno. Il valore più alto di sempre.
Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio nazionale delle coperture assicurative riguardanti le produzioni agricole, il report dell'istituto di Viale Liegi evidenzia una flessione significativa al Nord, pari a circa mezzo miliardo di euro. Mentre al Centro e al Sud la quota è scesa di poco. Giù anche il numero di aziende agricole che hanno sottoscritto polizze, passate dalle 65.519 del 2019 alle 60.014 del 2020: -8,4%. Un dato che è di poco superiore al minimo storico toccato nel 2017 con 58.905 aziende assicurate.
Se si associano questi numeri con la dinamica dei tassi assicurativi, si può dire che nel comparto della gestione del rischio in agricoltura stia piovendo sul bagnato. Infatti, lo scorso anno le tariffe medie hanno sfiorato la soglia psicologica del 9%, attestandosi all'8,97%. La percentuale più alta di sempre. E già il dato del 2019 (8,14%), era stato un record. «A inizio campagna avevamo registrato tassi anche superiori all'11% che poi per fortuna si sono stabilizzati più in basso – ha detto Camillo Zaccarini Bonelli di Ismea esponendo i dati – è evidente che l'insieme di queste cifre ci fa accendere un alert».
La geografia del rischio
Lo scorso anno la grandine ha flagellato in particolare il Nordest, mentre il vento forte ha procurato danni alle colture un po’ in tutta la Penisola, ma in particolare in Sardegna, Sicilia, Basilicata e Puglia. Mentre per quanto riguarda gli eventi catastrofali gelo e siccità, secondo i dati forniti da Radar meteo le zone più colpite sono state Romagna, Umbria, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Abruzzo, Molise e Campania. La siccità ha danneggiato l’agricoltura in Romagna, nel Lazio, in Puglia, in Calabria, Sicilia e Sardegna. Dando uno sguardo alla serie storica dell’intensità di copertura assicurativa tra il 2015 e il 2019 si nota come ci sia una concentrazione nelle tre regioni “locomotive d’Italia: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Nel resto dello Stivale solo la Puglia regge il confronto. Mentre se si osservano i dati dei risarcimenti, si vede una maggiore distribuzione lungo la Penisola, con Trentino-Alto Adige, Toscana e Sardegna in testa, seguite da Basilicata e Puglia. Quindi molte aree sottoassicurate hanno alte quote di risarcimenti.
Fuga dalla multirischi
Se diamo uno sguardo ai pacchetti assicurativi preferiti dagli imprenditori agricoli italiani che sottoscrivono polizze per le colture vegetali si nota che la formula preferita è quella che permette di scegliere tra tre avversità di frequenza, con una quota del 50% di valori assicurati. A seguire, con il 26% del totale, la formula che copre da tutte le avversità catastrofali e da una di frequenza. Il 15% riguarda polizze “full”, cioè quelle che tutelano dalle avversità catastrofali, di frequenza e accessorie. Questo pacchetto ha subito un calo del 5% dei valori rispetto al 2019, probabilmente per l’elevato costo. Infine, il 9% dei valori si deve a coperture per due avversità di frequenza. «C’è una fuga dai pacchetti di copertura totale dell’azienda – ha fatto notare Zaccarini Bonelli – e questo è un problema».
Frutticoltura martoriata
Il report Ismea ha anche calcolato l’ammontare dei danni procurati alle maggiori colture dalle tre avversità più incisive, cioè siccità, gelo e alluvione. Il totale nel 2020 è stato di 612,6 milioni di euro. La parte del leone l’ha fatta il gelo, che ha provocato perdite economiche per 537,2 milioni, seguito dalla siccità con 71,3 milioni e dalle alluvioni con 4,1 milioni. Oltre un quinto dei danni è stato a carico delle pesche (21%), seguite dal frumento duro (17,6%), dalle nettarine (17,2%) e dalle albicocche (15,7%). Evidente che la frutticoltura sia stata la più flagellata, in particolare dalle gelate.