È la più recente mappa dello European Drought Observatory (clicca sulla mappa per ingrandirla) a evidenziare la gravità della situazione, che si sta verificando nel bacino del mare Adriatico: le condizioni di siccità anche estrema e aridità, che si registrano nei territori prospicenti in Italia, Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina e Montenegro sono tra le più gravi in Europa.
«Bisogna prendere atto che i cambiamenti climatici stanno creando le premesse per permanenti situazioni di deficit idrico, cui si può rispondere solo con il trasferimento della risorsa acqua da un territorio all’altro e la sua distribuzione alle campagne attraverso un’efficiente rete d’irrigazione – indica Francesco Vincenzi, presidente Anbi - Tale situazione è aggravata dall’aumentata pressione antropica sulle coste e rischia di pregiudicare non solo l’economia agricola, ma anche quella turistica.
Per questo, il nostro Piano per l’Efficientamento della Rete Idraulica prevede 729 progetti cantierabili e plurifunzionali, capaci di attivare quasi 12.000 posti di lavoro, grazie ad un investimento di circa 2 miliardi e 365 milioni di euro».
Allarme rosso al cento
La situazione nelle Marche è drammatica: se non piove, molti agricoltori senza irrigazione perderanno i raccolti; i dati dei fiumi e dei bacini parlano chiaro: l’Esino, con un’altezza idrometrica registrata di 2 centimetri, è praticamente all’asciutto (fonte: Centro Funzionale Regionale della Protezione Civile Marche), mentre gli invasi con 38,51 milioni di metri cubi trattenuta sono al minimo del recente quinquennio (erano Mmc. 44,29 nel siccitoso 2017!)
In Abruzzo, alcune località, dove a maggio era già caduto oltre l’80% di pioggia in meno, in giugno non hanno visto una goccia dal cielo!
Analoga, grave situazione si sta verificando in Molise, dove il livello dell’invaso del Liscione segna 114,06 m sul livello del mare, cioè 1 metro sotto alla media del periodo, evidenziando condizioni di criticità superiori a quelle degli anni siccitosi. Sul bacino del fiume Biferno, negli ultimi 3 mesi, è piovuto il 73% di meno, mentre nella zona di Campobasso si registra -70%; meno grave è la situazione nell’alto Molise, dove il deficit pluviometrico è “solo” del 30%.
Emilia-Romagna a secco
Il report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche evidenzia come le precipitazioni, che hanno interessato alcuni territori del nostro Paese, abbiano dato respiro ai corsi d’acqua ed ai bacini lungo l’arco alpino, mentre i territori di pianura e quelli appenninici del Centro-Sud siano invece rimasti all’asciutto.
Ne è esempio l’Emilia Romagna che, soprattutto nella pianura costiera non interessata da significativi eventi atmosferici, vede ancora calare i livelli dei fiumi (portata dell’Enza: 0.1 mc/sec!); basti pensare che i territori adriatici a Nord del fiume Reno hanno ricevuto solo 7,7 mm di pioggia, mentre quelli a Sud addirittura 0,6 mm! A risentire di questa situazione di stress idrico è anche il serbatoio rappresentato dalle dighe piacentine di Mignano e Molato scese dal “quasi colmo” delle scorse settimane rispettivamente al 71,2% ed al 64,9% dei volumi autorizzati (fonte: Arpae)
Al Nord un po’ di confort
Per quanto riguarda i grandi laghi del Nord, il Maggiore, con un’altezza idrometrica superiore ai 172 centimetri, sta registrando il nuovo record del periodo, mentre il Garda è al 92,1% del riempimento; opposta è la situazione di Lario ed Iseo sotto media ed in calo dalla scorsa settimana; quest’ultimo, dopo avere toccato livelli vicini ai massimi storici, oggi è al 55,7% del riempimento, ben al di sotto delle quote dello scorso anno.
È buona la ripresa del fiume Po lungo tutta l’asta e destinata a durare anche nei prossimi giorni, sostenuta dalle precipitazioni, che hanno causato un forte innalzamento delle portate della Dora Baltea e del torrente Lys in Valle d’Aosta, dove nei primi giorni di Luglio è già piovuto (mm.74) più che nell’intero mese di giugno (fonte: Centro Funzionale Regionale Valle d’Aosta).
In Piemonte, in un quadro comunque deficitario rispetto allo scorso anno, delle piogge “a macchia di leopardo” hanno beneficiato, oltre alla Dora Baltea, i fiumi Sesia e Pesio, mentre sono ancora calati i livelli di Tanaro e Stura di Lanzo.
In calo è anche il fiume Adda in Lombardia, mentre una condizione idrica migliore degli anni scorsi si registra complessivamente in Veneto, nonostante un giugno, che ha registrato -59% nelle piogge con localizzate situazioni di siccità da moderata ad estrema: i volumi invasati nei principali serbatoi lungo i fiumi Piave, Brnta e Adige sono in linea con le medie del periodo (fonte: ANBI Veneto).
Continua la criticità idrica per i fiumi della Toscana, dove solo la Sieve si mantiene sopra la media del periodo e l’Ombrone è al livello più basso del quinquennio, non raggiungendo neppure il minimo deflusso vitale.
In Umbria, i volumi idrici trattenuti nella diga Maroggia sono in linea con gli anni passati, mentre nel Lazio i laghi di Bracciano e Nemi risultano in calo; nella stessa regione restano buoni i livelli del fiume Tevere, così come del Liri-Garigliano, mentre il Sacco decresce.
Sud in crisi
In Campania, le portate dei fiumi Sele, Sarno, Volturno e Garigliano sono complessivamente in calo come il lago di Conza e gli invasi del Cilento, rimanendo comunque con scorte idriche superiori a quelle di un anno fa.
È invece deficitaria la situazione del bacino Sant’Anna in Calabria che, trattenendo solo 7,41 milioni di metri cubi, segna la peggiore performance dal 2011.
Complice il gran caldo, continua il decremento dei volumi idrici, trattenuti nei bacini di Basilicata (calati di circa 7 milioni e mezzo in una settimana) e di Puglia (-17 milioni di metri cubi ca.); entrambe le regioni mantengono tuttavia riserve idriche largamente superiori a quelle dello scorso anno (fonte: Autorità Bacino Distrettuale Appennino Meridionale).
«L’analisi della situazione nell’Italia meridionale conferma l’indispensabile funzione degli invasi, autentiche casseforti anche pluriennali per risorse preziose come quelle idriche. Aumentare la capacità di trattenere le acque di pioggia è ormai un indispensabile direttrice per lo sviluppo del Paese, minacciato da una crescente aridità delle campagne in territori finora insospettati come la dorsale adriatica – sottolinea Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – Oltre ai mille laghetti medio-piccoli proposti con Coldiretti, il nostro Piano per l’Efficientamento della Rete Idraulica prevede la realizzazione di 23 nuovi bacini da affiancare ai 16 da completare e ai 90 bisognosi di manutenzione straordinaria per evitarne l’interrimento. È sempre più urgente la necessità del suo inserimento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza».