Le ultime piogge di questa estate regalano bilanci idrici positivi in particolare ad Emilia-Romagna e Lombardia. Dall’inizio dell’anno nella prima regione, il cui andamento pluviometrico è fortemente condizionato dalle precipitazioni del “maggio alluvionale” (+230,2%), 4 mesi hanno segno positivo (oltre al drammatico maggio: gennaio, giugno e agosto), mentre gli altri registrano un deficit (il più accentuato ad aprile: -66,2%).
Grandi sono anche le differenze da zona a zona: il territorio più “bagnato” è la pianura ferrarese dal Po al Reno dove, dopo quasi 3 anni di estrema siccità e con solo 55 giorni piovosi nel 2022, nell’anno idrologico in corso si è registrato il maggior valore di “cumulata” (722,6 mm) dei recenti 9 anni (nei primi 18 giorni di maggio si è registrato un incremento di pioggia pari a mm. 232).
Situazione anomala
A poco più di 150 chilometri di distanza, però, viaggiando da Ferrara a Piacenza, la situazione nei bacini di pianura dal Parma al Tidone è invece esattamente opposta: qui la “cumulata” nell’anno idrologico 2022-2023 è stata di 550,5 mm cioè inferiore a quanto registrato l’anno scorso e solo 22 mm sopra i livelli minimi storici.
Il bilancio idroclimatico, ampiamente deficitario, è il quarto valore più basso dagli anni ’60 dopo le annate idrologiche 2021-2022, 2016-2017, 2011-2012: se ne deduce che l’Emilia Nord-Occidentale, nel recente decennio, è diventata molto più calda ed arida del passato. In continuità con tale macrozona, anche i bacini dal Parma al Trebbia, dopo un 2022 drammatico, continuano a soffrire con valori di “cumulata”, nettamente inferiori alla media storica.
Crisi per alcune dighe
A testimoniare lo stato di crisi sono i volumi invasati dalle dighe di Mignano e Molato, dove a fine agosto rimanevano solamente 1,47 milioni di metri cubi d’acqua contro un volume autorizzato di oltre 21 milioni (fonte: Arpae). In particolare, è la portata della Trebbia a risentire dell’evidente condizione di siccità, che registrano i territori occidentali della regione: attualmente al fiume manca il 66% dell’acqua, che normalmente scorre a settembre in alveo. Anche il Savio, nella pianura cesenate, versa in condizioni peggiori rispetto all’anno scorso (0,45 mc/s contro 1,73 mc/s), mentre crescono le portate di Reno (+79% in 7 giorni) ed Enza.
Questi dati si inseriscono in un quadro complessivamente ancora caratterizzato da un clima estivo con fenomeni temporaleschi intensi sulla Lombardia (la scorsa settimana il record di pioggia a Vertemate con Minoprio, nel Comasco: 146 mm in 24 ore), dove hanno contribuito a rimpinguare le riserve idriche della regione, a lungo fortemente deficitarie. Il livello del fiume Adda al momento segna +110% rispetto al 2022, ma è superiore anche al quadriennio 2018-2021. Per quanto riguarda la risorsa stoccata nei grandi invasi, il surplus si attesta a + 13% sulla media e addirittura oltre +106% sul 2022 con i laghi Maggiore e di Como in crescita, mentre decrescono Sebino e Benaco, pur rimanendo ampiamente sopra la media.
Questa situazione idrica favorisce una ripresa nei valori di portata del fiume Po, che però permane quasi ovunque sotto media e nel tratto emiliano-lombardo, pur migliorando rispetto alle performance del recente biennio, rimane deficitario per oltre il 22% a Piacenza fino a sfiorare il 30% a Pontelagoscuro.
NORD
In Valle d’Aosta, la Dora Baltea ha una portata maggiore rispetto alla scorsa settimana, ma rimane comunque lontana dalla media storica (-33%); in rialzo anche i livelli del torrente Lys.
In Piemonte, situazione opposta per il fiume Varaita, che cala, pur mantenendo una portata superiore alla media di settembre (+46%). Trend crescente, ma valori inferiori alla media, invece, per Tanaro, Stura di Demonte, Stura di Lanzo e Toce.
In Veneto la situazione del fiume Adige appare sorprendentemente preoccupante con un livello idrometrico tra i più bassi del decennio (inferiore al solo 2022). Stessa cosa si registra su Piave, Brenta e soprattutto Livenza che, decrescendo in una settimana di quasi 90 cm, è attualmente più bassa di 18 centimetri rispetto al 2022.
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«È paradossale, ma ora c’è grande preoccupazione per l’entità delle piogge previste per questo fine settimana: la persistente, alta temperatura delle acque mediterranee accentua il pericolo di violenti fenomeni meteo soprattutto nelle zone litoranee» afferma Francesco Vincenzi, presidente Anbi.
In Liguria sono stabili i flussi nei fiumi Entella, Vara ed Argentina, mentre segna un leggero incremento, la portata della Magra.
CENTRO
In Toscana riprende finalmente a crescere il fiume Serchio, la cui portata si avvicina ora a valori simili alla media degli ultimi anni; Ombrone e Sieve mostrano andamento stabile mentre l’Arno, in ulteriore decrescita, rimane sotto i livelli medi di settembre.
Nelle Marche crescono le portate dei fiumi Tronto e Nera. Gli invasi continuano a erogare acqua alle campagne assetate: la risorsa idrica trattenuta è calata di 1,8 milioni di mc in una settimana, pur conservando volumi idrici nettamente superiori al passato.
In Umbria, l’altezza delle acque del lago Trasimeno guadagna solo 1 cm in 7 giorni e l’invaso resta quindi in uno stato di preoccupante carenza idrica: l’attuale livello (-144 cm) continua a rimanere lontano dai -120 cm, che rappresentano il limite di criticità, sotto cui non dovrebbe mai scendere.
È grave la situazione anche per i laghi del Lazio. I livelli degli specchi lacustri di Bracciano e Nemi continuano a scendere vistosamente e questo è un allarmante segnale per bacini, che da anni combattono contro una conclamata crisi idrica e che possono fare affidamento solo sulle acque meteoriche e sui sempre più esigui afflussi da acque sotterranee. Il lago Sabatino, a Bracciano, nel mese di settembre è sceso di ulteriori 8 cm, mentre quello di Nemi ha perso 2 centimetri nella scorsa settimana. Tra i fiumi continuano a crescere la Fiora (attuale portata superiore ai 14 mc/sec) e l’Aniene, i cui livelli sono in linea con quelli medi del periodo. Decresce ancora, invece, il Tevere, la cui portata è largamente sotto media.
SUD
Buone notizie arrivano per le riserve idriche dell’Abruzzo: a chiusura del periodo estivo, il bilancio idrico del bacino alla diga di Penne è fortemente positivo, trattenendo ancora 4,72 milioni di mc d’ acqua quando normalmente, in questo periodo, tali riserve superano di poco i 2 milioni.
Proseguono, infine, le necessità irrigue delle campagne meridionali; ne sono esempio i bacini pugliesi della Capitanata, che in una settimana hanno erogato ulteriori 8 milioni di metri cubi d’acqua, riuscendo comunque a trattenerne ancora una confortante quantità (163,07 milioni di metri cubi, cioè oltre 33 milioni in più rispetto al 2022).
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«È questa la conferma della fondamentale funzione economica, oltre che ambientale, degli invasi a riempimento pluriennale, che furono realizzati per rispondere alle esigenze di un Sud Italia assetato e la cui lungimirante visione è necessario ora estendere soprattutto al Nord, evitando che la sua importante agricoltura sia solo alla mercè degli eventi climatici – ribadisce Massimo Gargano, direttore generale di Anbi -. Ovunque, tuttavia, l’esistente ha bisogno di importanti azioni di manutenzione per restituirlo a piena efficienza: il nostro Piano ha individuato 90 bacini su cui è necessario intervenire per liberare i fondali dal sedime depositato, incrementando così di circa il 10%, la capacità complessiva di trattenere acqua; il costo stimato è di circa 290 milioni di euro, capaci di attivare oltre 1450 posti di lavoro: non una spesa quindi, ma un investimento per il domani del Paese».