Mandorlicoltura pugliese, aggregazione per concentrare l’offerta

    mandorlicoltura pugliese
    Filippo Cea, varietà autoctona pugliese, conosciuta anche come "mandorla di Toritto"
    Superare la frammentazione dell’offerta è la strada per conseguire il massimo valore aggiunto possibile per i produttori e affrontare anche le difficoltà causate dal cambiamento climatico

    La mandorlicoltura pugliese sta vivendo una condizione, agronomica ed economica, difficile. Quest’anno la primavera e l’estate particolarmente calde e la prolungata siccità non solo hanno ridotto la produzione ma hanno altresì costretto gli agricoltori ad anticipare i tempi di raccolta, iniziata, come mai accaduto prima, addirittura a fine luglio!

    Gennaro Sicolo
    Gennaro Sicolo

    L’andamento anomalo del 2024 è, per Gennaro Sicolo, presidente di Cia Puglia, spia di una crisi che trova le sue origini, oltre che nel cambiamento climatico, nella difficoltà di valorizzare le varietà autoctone pugliesi.

    «Il comparto mandorlicolo pugliese, dopo un lungo periodo di quasi abbandono, ha visto negli ultimi anni una forte crescita delle superfici, con impianti moderni e irrigui. Ma adesso sta attraversando una fase fatta di luci e ombre. Oltre alle rinomate varietà pugliesi, come la Filippo Cea, altrimenti detta “mandorla di Toritto”, la Genco e la Tuono, sono state immesse sul mercato alcune varietà spagnole (Guara, Soleta, Belona, Avior e altre) con conseguenze negative per i produttori, perché tolgono mercato alla loro offerta di mandorle di varietà locali. È una situazione superabile puntando sempre più a valorizzare la qualità delle mandorle autoctone».

    Mandorlicoltura pugliese, occorre concentrare il prodotto

    Mario Bartolomeo
    Mario Bartolomeo

    La soluzione di almeno una parte delle attuali difficoltà sta nel concentrare il prodotto per conseguire il massimo valore aggiunto possibile per i produttori, superando così la frammentazione dell’offerta, che indebolisce gli agricoltori. È quanto sostiene Mario Bartolomeo, presidente dell’Op Mandorla di Toritto che, dopo appena un anno dalla costituzione, ha raggiunto i primi importanti risultati in favore dei produttori mandorlicoli grazie al conferimento di migliaia di quintali.

    «La cooperazione in generale e il sistema delle Op in particolare sono le uniche forme organizzative che possono consentire ai produttori di costruire un percorso comune di valorizzazione, dotandosi delle strutture di trasformazione consone e indispensabili. Inoltre sono importanti i controlli per far rispettare gli standard qualitativi e, soprattutto, per tutelare le produzioni certificate come quelle biologiche. Perciò il riconoscimento di marchi di origine come Dop o Igp aiuterebbe il comparto a fare un importante salto di qualità e di valorizzazione commerciale delle produzioni».

    Necessario il supporto di istituzioni politiche e ricerca

    Giuseppe De Noia
    Giuseppe De Noia

    Per Giuseppe De Noia, presidente provinciale di Cia Levante (Bari-Bat) il lavoro intrapreso come organizzazione per rafforzare il sistema produttivo mandorlicolo ha bisogno del necessario supporto delle istituzioni politiche e della ricerca per dare sempre più forza al settore.

    «La considerevole riduzione, operata dalla Regione Puglia, del premio per la mandorlicoltura nell’ambito delle misure agro-climatiche ambientali del Complemento di Sviluppo Rurale 2023-2027, non può che far diminuire le potenzialità, ancora inespresse, del comparto.

    Per giunta la nuova Pac non riconosce contributi. È inoltre necessario che le istituzioni scientifiche aiutino sul campo gli agricoltori a realizzare azioni utili a ottimizzare la fase di produzione, con protocolli innovativi ed economicamente sostenibili».

    Contrastare la pirateria agroalimentare

    Mandorle
    Mandorle pronte per la raccolta

    L’importanza del territorio della Terra di Bari per la mandorlicoltura pugliese sta nei numeri: con una superficie di 13.570 ettari e una produzione di 71.300 quintali, realizza oltre il 40% della produzione regionale di mandorle. Per Sicolo, tuttavia, i numeri non bastano.

    «Alla luce della riscoperta della produzione locale e italiana di mandorle cresce l’interesse dei pirati dell’agroalimentare, che acquistano mandorle dai paesi extracomunitari per rivenderle come prodotti made in Italy ingannando i consumatori e a discapito dei nostri agricoltori.

    Perciò è ancora di più necessario che gli agricoltori non disperdano il loro prodotto e lo concentrino nelle strutture cooperative organizzate al fine di dare maggiore valore a un prodotto alimentare dall’eccezionale profilo organolettico e nutrizionale. Un livello qualitativo elevato, dimostrato da vari studi che hanno rilevato come le mandorle pugliesi contrastino l’aumento della concentrazione ematica del colesterolo e siano un potente antiossidante che ostacola l’invecchiamento».

    Mandorlicoltura pugliese, aggregazione per concentrare l’offerta - Ultima modifica: 2024-09-03T11:01:06+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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