Una programmazione strutturata, stabile e pluriennale, che possa essere accessibile a più agricoltori possibile con minori costi; una burocrazia semplificata, raggruppando i tanti bandi oggi a disposizione e con premialità dedicate ad obiettivi specifici. È la richiesta emersa dalla filiera agricola nel convegno "Il ruolo delle macchine agricole nell'innovazione dell'agricoltura-impatto e futuro delle misure per la meccanizzazione agricola", organizzato al Masaf da Federacma, la Federazione italiana delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine e delle Acma territoriali, operante in Confcommercio.
«È necessario sostenere gli investimenti in innovazione e meccanizzazione degli agricoltori per rendere il comparto sempre più competitivo ed efficiente - ha sottolineato il presidente di Federacma Andrea Borio - ma è fondamentale che possa essere funzionale al raggiungimento degli obiettivi. L'Italia, con 1,5 milione di macchine agricole immatricolate ante 1996 prive dei più basilari sistemi di sicurezza, come le cinture e il rollbar di protezione in caso di ribaltamento e maggiormente inquinanti, a cui sono legati 120 decessi l'anno, ha bisogno di un ricambio del parco macchine. Per farlo, chiediamo al ministro Lollobrigida di superare i tanti bandi e misure con uno strumento unico con una visione di lungo periodo».
Per il presidente, lo scenario attuale, seppur con risorse importanti, "ha generato cortocircuiti nei mercati, con gli agricoltori alla strenua ricerca di staccare il biglietto vincente del singolo bando". La proposta della filiera converge su uno unico strumento certo e stabile per almeno 5-7 anni, a cui abbinare un pacchetto di incentivi con premialità diversificate in funzione dello specifico obiettivo da raggiungere: rinnovo del parco macchine, sostegno a giovani, imprenditoria femminile e ad aree svantaggiate; promuovere l'agricoltura di precisione, incentivando l'acquisto di macchinari tecnologicamente avanzati;
riduzione dell'impatto ambientale, attraverso l'acquisto di mezzi a trazione green. Tutto questo commisurando carico burocratico e costi di accesso all'entità del contributo pubblico, attraverso domande autodichiarative e un maggiore produzione di documentazione a risultato ottenuto.
Il futuro passa da un parco macchine rinnovato
Il futuro dell'agricoltura passa dagli investimenti nella meccanizzazione e, in particolare, al suo svecchiamento, che vanno supportati con un Piano certo. Sono concordi le associazioni della filiera presenti al convegno promosso da Fedacma, che hanno fatto il punto sull'innovazione del parco macchine. Un settore che, come ha sottolineato la federazione dei costruttori, Federunacoma, vede un calo nelle immatricolazioni del 15,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
«Un parco macchine rinnovato favorisce un migliore utilizzo delle risorse e del territorio, andando a ridurre l'impatto ambientale delle lavorazioni - ha detto il presidente della Copagri Tommaso Battista - senza contare le ricadute in termini di sicurezza, per questo occorre continuare a puntare sulle numerose agevolazioni esistenti, incrementando la dotazione economica di tutte quelle misure che hanno dimostrato la loro attrattività, prime fra tutte il Fondo innovazione dell'Ismea e la Nuova Sabatini».
Secondo Carlo Piccinini, presidente dell'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, «occorre lavorare in vista di una maggiore armonizzazione delle misure e dei finanziamenti esistenti, puntando su bandi che prevedano meccanismi e sistemi premianti a favore delle strutture aggregate. In Italia ci sono infatti aziende troppo piccole che non riescono a sostenere investimenti importanti».
La direttrice generale di Confagricoltura, Annamaria Barile, ha richiamato i temi della sostenibilità e della sicurezza legate al rinnovo del parco macchine e sulla necessità di fare ordine sulle tante misure oggi a disposizione, accompagnando l'agricoltore in un percorso di sensibilizzazione. Percorso che, secondo il capo area economica della Coldiretti, Gianluca Lelli, non deve riguardare la singola macchina agricola ma tutta l'azienda. Non ultima la voce dei contoterzisti.
Cai Agromec: servono formazione e programmazione
«Quale principale organizzazione italiana di agromeccanici abbiamo sottolineato come l’agricoltura italiana, storicamente molto frazionata e frammentata, necessiti da sempre delle imprese agromeccaniche per poter trovare nell’innovazione tecnologica una chiave di sviluppo decisiva – ha detto il vicepresidente di Cai Agrome Gianluca Ravizza, vicepresidente di Cai Agromec –. Affinché il processo verso un’agricoltura digitale, moderna e sostenibile sia possibile, sono però necessari due elementi ai quali le istituzioni preposte devono prestare la massima attenzione. In primo luogo c’è la formazione: oggi tante aziende potenzialmente interessate a investire, faticano a reperire personale specializzato che sia in grado di utilizzare al meglio le nuove macchine. Un’altra urgenza importante riguarda la programmazione: le imprese agromeccaniche devono conoscere su quali aiuti poter contare nel tempo, in modo da pianificare gli investimenti».